Sotto la lente di ingrandimento

Casa Pound: l'uso dei media e la sovraesposizione mediatica

Reggio Emilia, contesto emblematico dell'approccio comuniativo di Cpi

15 / 11 / 2009

I fascisti di cpi hanno portato sulla scena della destra italiana una ventata di rinnovamento politico, sociale e culturale, in particolare nel modo di fare e agire la politica. Innanzitutto hanno abbandonato la forma partito classica per abbracciare una sorta di movimentismo che si rifà ai movimenti sociali autonomi di sinistra, un movimentismo che possiamo definire ibrido per due ragioni principali: non siamo di fronte ad un puro movimento autonomo e indipendente dai partiti istituzionali, sia nella forma della struttura politica che nel connubio con questi cpi mantiene la struttura gerarchica cara al fascismo classico quindi detiene un capo che decide e una base che obbedisce, con in mezzo vari quadri dirigenziali e responsabili dei vari ambiti su cui cpi lavora; mantenendo una struttura meno “ingessata” rispetto ai vecchi partiti fascisti sono riusciti a trovare una buona amalgama sia nel funzionamento della struttura che nella connessione tra le varie sedi in tutta la penisola, basti pensare che la maggior parte delle volte che cpi esce sui media attua azioni contemporaneamente in tutta Italia (cpi mantiene ancora una forte connotazione centrale romana, vero motore delle varie altre sedi). In secondo luogo si nota che al suo interno militano il fior fiore dei figli di dirigenti, in particolare, di ex AN oggi PDL e che nella maggior parte dei casi proprio da questo partito arrivano le maggiori protezioni politiche ogni volta che qualcuno osa “attaccare” cpi, come nel caso di sabato 24 ottobre quando in varie parti d’Italia ci sono state manifestazioni e azioni contro la presenza di cpi nelle città, e in questo caso nella maggior parte delle città sono stati proprio esponenti del PDL a scendere in campo in difesa dei camerati di cpi,. Questo connubio ben celato, per ora riuscito, di essere apparentemente movimento autonomo ma che allo stesso tempo mantiene legami stretti con i partiti istituzionali rende bene l’idea del grado di pericolosità di questa organizzazione e della sua capacità-possibilità di espansione-attrazione.

Proprio con questa identità movimentista che si è data, cpi ha fatto suo un “modus operandi” sviluppato negli ultimi anni dai movimenti di sinistra, ovvero il rapporto con i media nazionali e locali come amplificazione delle proprie azioni, una lezione che è stata studiata assimilata e riprodotta in maniera assolutamente fruttuosa. Cpi buca i media, cpi riesce ad avere perennemente spazio sui media, in particolare locali, nonostante ciò che spesso esprime siano solo azioni di denuncia perpetrate di notte (incappucciamento dei parchimetri, sacchi di yuta con il simbolo del dollaro contro il caro libri, bottigliette nelle fontane per citare alcuni esempi) seguite da una velina dell’associazione ai giornali. Questo enorme spazio sui media lo riscontriamo in ogni città in cui cpi ha aperto una sede, e da più parti sorge l’interrogativo di come mai i media diano tanto spazio a questo gruppo, un interrogativo che non può essere sciolto solo con la realtà che il vento di destra abbia ripreso a soffiare violentemente in questo paese, e che quindi le porte siano spalancate, né basta considerare il fatto che cpi abbia imposto un nuovo modello di comunicazione, un nuovo linguaggio, una nuova forma grafica in grado di essere attraente e di avere al contempo un forte impulso comunicativo immediato. Indagando sui sistemi di comunicazione, in particolare la cosiddetta “comunicazione di massa”, i media, non si può soprassedere sulla profonda precarizzazione dell'ambiente lavorativo legato a questo ambito, che porta ad una spietata “caccia al pezzo”, come si cacciasse cibo, per potersi assicurare un mese in più di lavoro, o qualche soldo in più sulla busta paga. Cpi italia, apparentemente non conforme, qualunque cosa faccia fa notizia, parlare delle sue azioni, assicurarsi il pezzo su questa organizzazione assicura in certi casi anche il posto di lavoro, indipendentemente dalla realtà dei fatti. Quello della comunicazione è l’ennesimo tasto dolente di buona parte della sinistra italiana, non in grado di riprodursi nel campo strategico della divulgazione delle idee e delle lotte.

Reggio Emilia, una città paradigmatica rispetto alla sovraesposizione mediatica di Casa Pound Italia.

Di per sé la situazione è in linea con il resto d’Italia, fin dalla sua apertura cpi ha avuto largo spazio sui media locali, ogni volta ha avuto copertura, in particolare nella maggior parte dei quotidiani. E’ facile comunque intuire che l’unione tra l’arrivo di un movimento neofascista in espansione su scala nazionale e la sua capacità comunicativa in una città ancora da molti considerata rossa ha creato una miscela esplosiva alla quale i media non vogliono rinunciare, non tanto per una chissà quale presa di posizione politica da parte degli stessi media ma perché la forte contrapposizione politica fa notizia e aiuta a vendere, basti pensare che ogni volta che neofascisti e antifascisti si contrappongono (anche non fisicamente) i titoli riconducono sempre la questione alle lotte politiche degli anni settanta.

Un esempio della capacità di utilizzo dei media da parte cpi lo troviamo chiaro negli ultimi accadimenti in città di sabato 24 ottobre: quel sabato i primi militanti del centro sociale ad arrivare alla sede trovano vetri spaccati, canale di scolo dell’acqua piovana divelte, manifesti strappati, sassi e bottiglie rotte davanti alla facciata dei capannoni che danno sul parcheggio del foro boario, il tutto condito con adesivi di “cuore nero” (circolo milanese di cpi) e manifesti del blocco studentesco sui muri del centro sociale. In poche ore si radunano circa un centinaio di persone che dopo una conferenza stampa sui devastamenti decidono di passare all’azione diretta e andare a chiudere la sede di cpi in via Montefiorino, dopo un corteo nella via tengono chiusa la sede neofascista per più di un’ora, la via viene blindata dalle forze dell’ordine e i militanti di cpi accorsi vengono tenuti lontani dal presidio antifascista.

I media danno spazio agli avvenimenti di quella giornata e nei giorni seguenti si susseguono le uscite di cpi tra difese pirotecniche e minacce di querele fino all’ultima uscita di lunedì 2 novembre in cui un militante ripulisce il muro adiacente alla sede da una scritta che proprio cpi denuncia essere fatta dagli antifascisti sabato 24 durante il presidio, una palese falsità visto che lo stesso Raiola, presidente di cpi RE, in un articolo precedente, aveva denunciato che era apparsa la sera prima (venerdì 23 novembre) verso le 23.00. Questo piccolo dettaglio ci mostra come cpi abbia la capacità di lavorare sui media nel tentativo di ribaltare una situazione di palese colpevolezza, attraverso falsità (ben documentate) e attraverso lo spazio che i media danno senza neanche preoccuparsi se le notizie abbiano una base su cui sostenersi.

Immancabilmente, la settimana seguente è arrivato l’aiuto sui media dell'esponente del pdl Marco Eboli (padre di Giorgio Eboli, responsabile del blocco studentesco di R.E.) che denuncia un ribaltamento di un loro banchetto in centro storico sabato 31 ottobre additando Aq16 come possibile responsabile, dal momento che quello stesso giorno gli attivisti dello sportello per il diritto alla casa si trovavano in piazza per una manifestazione di protesta sul problema casa. Questo tentativo congiunto, attraverso l’uso dei media, di tentare di spostare l’opinione e il dibattito su chi sia il “portatore di violenza” in città, nel tentativo di ribaltare i fatti reali attraverso dati e accadimenti senza alcuna base di provata verità, ci dimostra come la destra istituzionale sia schierata in difesa dei neofascisti e quindi dei rapporti che intercorrono tra Casapound e pdl anche in questa città.
Esempio più recente ancora, che sottolinea la distanza abissale tra “opinione pubblica” dei media, e opinione pubblica reale, è quanto avvenuto nelle scuole, ancora una volta palcoscenico principale dell'azione propagandistica di casa-pound, dove una giovane militante di cpi RE ha aggredito verbalmente con commenti razzisti una studentessa della sua stessa scuola, ricevendo in cambio degna indignazione e degna rabbia.
Sui media locali è sempre la destra istituzionale o affine a ribaltare i piani, volendo far passare l'aggredito per l'aggressore, ponendo quasi sotto attacco l'intero contesto scolastico, testimone diretto del reale svolgimento dei fatti.
Il legame che può apparire indiretto tra il movimentismo di cpi e l'apparato istituzionale del pdl, sottoponendolo ad una lente critica, è ben palese sulle ingiuzioni fatte sulla carta, così come, è necessario sottolinearlo, è ben palese la base reale che non si limita a registrare “il modus operandi” di cpi, ma che agisce il dissenso all'intero contesto su cui quest'organizzazione si muove.