Chi ha dignità alza la voce, chi ha paura alza «bandiera bianca»

13 / 9 / 2009

Partenza all’alba, destinazione Venezia. C’è la festa dei popoli padani, ministri in doppio petto e un’ampolla d’acqua a testimoniare una presunta quanto falsa indipendenza. Perché la Lega Nord, il partito dei “paròni a casa nostra”, è lo scarpone di Roma che calpesta le nostre comunità locali, il partito che più di tutti ha a cuore la chiusura della vicenda vicentina; e, non a caso, i poliziotti del ministro Maroni - che, pur senza fazzolettino verde, si sono messi al servizio del nuovo padrone – caricano i cittadini nel vano tentativo di strappargli di mano uno striscione e impedirgli di parlare con i giornalisti.

È, questa, la sintesi di una nuova giornata di protesta che ha visto un centinaio di vicentini sbarcare a Venezia per contestare Bossi e il suo partito. Alcuni striscioni - «Lega serva di Roma» e «Indipendenza dalle basi di guerra» - e tante bandiere. Sul Ponte di Rialto gli striscioni vengono srotolati e convocata, in tutta fretta, una conferenza stampa. Obiettivo simbolico quello dei NoDalMolin: contestare coloro che si riempono la bocca di indipendenza e autonomia e impediscono ai vicentini anche solo di esprimersi sulla nuova base militare.

Ma - ed è questa la sorpresa - il partito di lotta e di governo che vorrebbe dare voce ai cittadini del nord non tollera voci di dissenso; e così, dopo pochi minuti, arriva la celere, in assetto antisommossa, sale gli scalini e, con tanti spintoni e qualche manganellata, tenta di strappare dalle mani dei vicentini gli striscioni e di tappare la bocca a coloro che volevano soltanto spiegare le ragioni della propria protesta ai vicentini. Una bella dimostrazione - l’ennesima - di come si vuol gestire la vicenda Dal Molin: impedendo, con la violenza e la forza, l’espressione di qualunque opinione contraria al governo e agli appetiti statunitensi.

Il sindaco Variati, dopo le sue dichiarazioni di ieri sera al festival NoDalMolin, dovrebbe porsi qualche domanda. Chiedere ai vicentini di ammainare le proprie bandiere, alzando lui stesso - come ha dichiarato - «bandiera bianca» significa rifiutare la responsabilità di difendere Vicenza e la sua comunità dall’imposizione di un progetto devastante e illegale; ma significa anche spalancare le porte a coloro che, ormai da molti mesi, vorrebbero fare di Vicenza un luogo tranquillo e privo di contraddizioni, dove il silenzio è imposto con l’arroganza e la paura.

La vicenda di oggi - con la polizia che carica una conferenza stampa  - rappresenta un pericoloso precedente per chi ama la democrazia e la partecipazione. Quando anche il diritto di parola non è tollerato, quando ogni voce di dissenso deve essere tappata, quando la ragion di Stato calpesta con arroganza le ragioni della comunità locale, le responsabilità non stanno soltanto dalla parte degli impositori; ma anche sulle spalle di chi, impaurito dalle proprie responsabilità, decide di abbassare la testa e «alzare bandiera bianca».

Venezia - Iniziativa sul ponte di Rialto: le conclusioni con Francesco Pavin, Presidio No dal Molin

No dal Molin sul ponte di Rialto: la carica

No Dal Molin sul ponte di Rialto: lo striscione

Polizia contro manifestanti No Dal Molin - Venezia, ponte di Rialto