Chiude il corso di Studi di genere dell’Università della Calabria

Documento del Centro di Women’s Studies Unical_Sugli studi di genere, in Calabria e in Italia (Università della Calabria)

5 / 5 / 2013

Da oltre tre anni le reti degli Studi di Genere in Italia si confrontano con le fortissime preoccupazioni sollevate dalle recenti riforme universitarie, individuando in esse una specifica minaccia alla presenza di questi studi nell’università italiana e una più generale minaccia alla tenuta del carattere pubblico del nostro sistema di insegnamento. La difficile situazione delle istituzioni universitarie italiane, esposte a politiche dissennate di tagli, ‘razionalizzazioni’ e ‘snellimento’ dell’offerta formativa, continua a penalizzare e indebolire saperi e discipline portatrici di capacità critica e riflessiva rispetto all’ordine esistente.

II Centro di Women’s Studies “Milly Villa” porta impressa nella sua stessa storia l’impronta del lungo e ricchissimo percorso che ha caratterizzato il nascere degli “Studi delle Donne” in Italia, e il segno specifico della straordinaria esperienza di Nosside – nata nell’ateneo calabrese nella seconda metà degli anni 80 – e della presenza di pensatrici come Anna Rossi Doria e Renate Siebert. Il Centro ha trovato lo spazio per nascere, nel 1996 – terzo centro di Women’s Studies in Italia – grazie alla forza di una mobilitazione che in Europa ha portato alla costituzione delle reti tematiche di Women’s Studies e in Italia al costituirsi di un forte tessuto organizzativo e relazionale tra studiose a livello nazionale.

L’Università della Calabria ha visto in questi anni il consolidarsi di numerosi corsi di studi di genere presenti in tre facoltà (Lettere, Economia, Scienze politiche) – alcuni con carattere obbligatorio per gli/le studenti– di Master e corsi di specializzazione, un indirizzo di women’s studies nel dottorato di filosofia, un’importante e articolata attività di ricerca a livello nazionale e internazionale; e l’esperienza davvero sorprendente dei corsi “Donne, Politica Istituzioni” che hanno coinvolto, in questi ultimi otto anni, oltre 700 giovani e meno giovani donne. Queste azioni, e altre ancora, hanno riposizionato lo stesso approccio del Centro agli studi di genere in un’ottica di nuovi diritti, contribuendo a creare un clima di contrasto, a titolo esemplificativo, contro i fenomeni dell’omofobia e della transfobia. E’ fondamentale sottolineare che la forza e l’importanza di questa ricchezza affondano le possibilità di esistenza nel percorso di trasformazione epocale della collocazione delle donne, e in particolare delle giovani donne in Calabria.

Trasformazione a cui ha contribuito anche la nascita dell’ateneo calabrese all’inizio degli anni 70, consentendo a migliaia di giovani donne di costruire nuovi spazi di formazione, confronto e libertà. Ci sembra quasi doveroso sottolineare la portata di queste trasformazioni sociali e la ricchezza di un dibattito presente nell’ateneo calabrese, contribuendo a decostruire quella visione “da sempre” ricorrente che tende a svalutare e razzizzare i sud – e la Calabria in particolare – confinandoli in una costruzione discorsiva che li vuole immobili, depauperati, senza storia, stretti dalla morsa del patriarcato e delle cosche. Cosi non è. Per tutto questo il Centro è particolarmente consapevole della gravità di una situazione che mette in discussione la visibilità e la tenuta degli studi di genere, e siamo convinte/i che si possa elaborare alternative, valorizzare quello che esiste e resiste, individuando al contempo le debolezze del contesto in cui si opera. Come Centro ci impegneremo nel promuovere il ripristino di corsi non più attivati (a partire dalla prossima programmazione didattica), nel rafforzamento dei corsi esistenti, nell’ampliamento dell’offerta formativa su tematiche di genere in altri corsi di laurea. Siamo convinte/i che la diffusione di una prospettiva di genere negli orientamenti della didattica, della ricerca e della formazione sia uno strumento irrinunciabile contro il tentativo di dominare gli esseri umani lungo linee di ‘razza’, classe, sesso, orientamento sessuale. Pensiamo che solo creando reti di relazione tra persone e luoghi diversi possa attivarsi quella conoscenza che sostituisce il pregiudizio. Auspichiamo la ripresa del dibattito nazionale sulla situazione degli studi di genere in Italia, per avere un quadro complessivo dei punti di forza e di debolezza, e con la finalità di rinnovare una forza comune di risposta.

Università della Calabria, 12 aprile 2013