Come è triste Roma - Sgomberato l'America

4 / 9 / 2014

Affollata l'assemblea ieri piazza San Cosi­mato con la partecipazione di cittadini, artisti in risposta allo sgombero ieri mattina del cinema America. Nella discussione la volontà di far sì che lo stabile non diventi un'altra speculazione ma mantenga la sua vocazione cinematografica. Tra le proposte quella che la sala venga acquisita da da esponenti del mondo cinematografico, cittadini etc ... Vi proponiamo una breve rassegna stampa sulla vicenda.

Da Il Manifesto "Com'è triste la città: sgomberato il Cinema America di Valerio Renzi"

Ci sono anche Elio Ger­mano, Paolo Virzì, Daniele Vicari, Fran­ce­sco Bruni. Non può esserci ma ade­ri­sce a distanza Vale­rio Mastan­drea. E si fa avanti una pro­po­sta: la sala venga acqui­sita da un car­tello di addetti ai lavori, gio­vani e cit­ta­dini e resti­tuita alla frui­zione comune. «E’ il mio sogno da sem­pre — dice Virzì — strap­pare biglietti».

Con la ora­mai solita parata di camio­nette e agenti in tenuta anti­som­mossa, ieri a Roma è calato il sipa­rio sull’esperienza del Cinema Ame­rica Occu­pato. La sala di via Natale del Grande, nel cuore di Tra­ste­vere, opera negli anni ’50 dell’architetto Angelo Di Castro, era stata ria­perta il 14 novem­bre del 2012 dopo 14 anni di chiu­sura. Col­let­tivi di stu­denti e movi­menti erano entrati per dare vita a una tre giorni di discus­sione sui beni comuni e la città. Poi un gruppo di ragazzi, per lo più gio­va­nis­simi, ha deciso di non uscire più e di ria­prire il cinema per impe­dire che venisse abbat­tuto per rea­liz­zare appar­ta­menti di lusso.

La poli­zia entra for­zando la porta al mat­tino pre­sto con in mano un ordine di seque­stro, nel giro di poche ore lì dove c’erano mani­fe­sti e mura­les ci sono solo infer­riate e muri per impe­dire che venga rioc­cu­pato. Fuori un capan­nello di curiosi e gli atti­vi­sti che trat­tano per rien­trare in pos­sesso dei mate­riali rima­sti all’interno, ma anche tanti cit­ta­dini che a quei ragazzi si erano affe­zio­nati e ai quali pia­ceva che tra i locali della movida ci fosse anche un luogo per la cul­tura. Den­tro l’edificio solo uno degli occu­panti, Vale­rio Carocci, trat­te­nuto poi per diverse ore in com­mis­sa­riato per l’identificazione.

«Io pre­fe­ri­sco un cinema e la cul­tura ad altre cose, que­sto è un luogo sto­rico per il quar­tiere che final­mente era stato riat­ti­vato — spiega una signora — è un errore che sia finita così». «In quel cinema ho tanti ricordi di quando ero ragaz­zino, è stato bello poterlo rivi­vere, poi è stata una boc­cata d’aria — rac­conta un altro abi­tante del rione — Qua era­vamo tutti pronti a trat­tare con le isti­tu­zioni, l’importante era che rima­nesse un cinema, è venuto pure Fran­ce­schini a farsi le foto e a fare pro­messe, ma poi è arri­vata la poli­zia». Si per­ché sem­brava che l’epilogo dell’occupazione dell’America potesse essere posi­tivo: da una parte l’impegno del mini­stro della Cul­tura Dario Fran­ce­schini, riba­dito alla Mostra del Cinema di Vene­zia solo alcuni giorni fa, ad apporre il vin­colo di «cinema sto­rico» allo sta­bile evi­tando così ope­ra­zioni immo­bi­liari («La prima bat­ta­glia i ragazzi del #cine­ma­me­rica l’hanno vinta. Gli atti per il vin­colo di desti­na­zione sono già avviati e quindi già ope­ra­tivi», ha poi twit­tato ieri sera il mini­stro); dall’altra la dispo­ni­bi­lità del comi­tato degli occu­panti, riba­dita ieri, a con­ti­nuare le atti­vità altrove, una volta avuta la cer­tezza che l’America sarebbe rima­sto uno spa­zio cul­tu­rale. Poi l’intervento della pro­prietà, la Srl Pro­getto Uno, che ricorda a Que­stura e Pre­fet­tura l’autorizzazione allo sgom­bero fir­mata dal gip Orlando Vil­loni e pro­cede per omis­sione di atti d’ufficio.

La noti­zia tra­pela nei giorni scorsi sulle pagine romane di Repub­blica. Gli occu­panti, forti degli impe­gni isti­tu­zio­nali, si appel­lano al buon­senso per evi­tare pre­ci­pi­ta­zioni. Ma il pre­fetto non sente ragioni e ieri mat­tina inter­viene la forza pub­blica, che a Roma sem­bra avere sem­pre l’ultima parola sulla poli­tica.
O forse no. Per­ché l’esperienza della sala di via Natale del Grande ha appas­sio­nato tanti, dagli abi­tanti del quar­tiere (le asso­cia­zioni dei resi­denti si sono subito mobi­li­tate), com­presi i più pic­coli (molte le ini­zia­tive per i bam­bini den­tro e fuori il cinema) ai premi Oscar. «I ragazzi sono pron­tis­simi a farsi da parte e non riven­di­cano nulla, pur­ché si man­tenga la vera desti­na­zione d’uso di quel posto», dice Paolo Sor­ren­tino. «Spero che l’America resti spa­zio di cul­tura per tutto il quar­tiere», inter­viene anche Toni Servillo.

In serata, poi, si svolge una par­te­ci­pa­tis­sima assem­blea a due passi dal cinema, in piazza San Cosi­mato. Ci sono anche Elio Ger­mano, Paolo Virzì, Daniele Vicari, Fran­ce­sco Bruni. Non può esserci ma ade­ri­sce a distanza Vale­rio Mastan­drea. E si fa avanti una pro­po­sta: la sala venga acqui­sita da un car­tello di addetti ai lavori, gio­vani e cit­ta­dini e resti­tuita alla frui­zione comune. «E’ il mio sogno da sem­pre — dice Virzì — strap­pare biglietti».

Da Corriere della Sera

Sgomberato il cinema America, al suo posto case di lusso

Da Repubblica

Elio Germano: "No agli appartamenti al cinema America. Resti una sala"