Cominciamo da un minuto di silenzio

19 / 4 / 2015

Da studentesse e studenti, appartenenti ai collettivi delle scuole, proviamo a prendere parola sull'ennesima "tragedia annunciata" del mediterraneo, per dire innanzitutto che non abbiamo alcuna voglia di assistere alle ennesime parate di ipocrisia dei governi nazionali e delle autorità comunitarie che nelle prossime ore certamente si recheranno sul lembo di terra più vicino a questa tragedia ad apporre lapidi e fiori. Basta lacrime di coccodrillo. I barconi non affondano per caso ma sistematicamente e costantemente a causa delle misure criminali di "gestione dell'immigrazione" dei governi e dell'UE. Chi è responsabile direttamente o indirettamente di queste tragedie non ha alcun diritto sulla commozione e sulle manifestazioni pubbliche di commiato. Noi invece si. 
A scuola siamo invitati ad osservare un minuto di silenzio ogni qual volta un fatto grave colpisce la città, il paese o il mondo. Attentati, omicidi e alle volte addirittura soldati morti in guerre combattute per interessi economici. Oggi abbiamo voglia di rovesciare questa ritualità istituzionale, che molte volte abbiamo rifiutato o contestato e riprenderci dal basso lo spazio e il tempo del lutto. Per questo invitiamo tutti gli studenti e le studentesse, i professori e le professoresse, ad osservare un minuto di silenzio per le vittime di questa strage e per ricordare i settecento morti della notte di sabato. 
700 sorelle e fratelli che scappavano dalle persecuzioni razziali, politiche ed etniche. 
700 donne, uomini e bambini che avevano negli occhi la guerra, la miseria e che provavano a sfuggire alle atrocità prodotte dall'occidente neo-liberista, che sfrutta le risorse umane e naturali del sud del mondo, in connivenza con le più varie forme di controllo liberticida e fascista di quei territori. 
Abbiamo sempre affermato che non riconosciamo alcun confine, che nessun uomo può essere considerato illegale e che i clandestini non esistono. Oggi che la violenza delle frontiere si traduce nei settecento cadaveri seppelliti dal mediterraneo lo ribadiamo a gran voce. 
Riappropriamoci del lutto collettivo, restituendo a questi fratelli e queste sorelle in fuga almeno lo spazio della memoria. Sottraiamo questa tragedia dalle mani delle destre xenofobe che già stanno parassitando e speculando sull'accaduto.
Lo facciamo anche perché leggiamo i fatti di oggi sentendo forte il senso di appartenenza ad un popolo che tutt'oggi vive la migrazione come una continua, e purtroppo necessaria, ricerca di condizioni materiali migliori. 
Viviamo la nostra vicinanza alle ennesime vittime della migrazione non per feticcio, ma perché sentiamo che la lotta alla subalternità, lo sfruttamento, al razzismo come la nostra lotta che da Sud sperimenta giorno dopo giorno un mondo diverso.
Basta lacrime di coccodrillo. La Dignità è in cammino, ed oggi viene dal mare.

Cominciamo da un minuto di silenzio, costruiamo un mondo senza frontiere. 

Coordinamento KAOS