#FREEVOINA

Comunicato di S.a.L.E.-Docks sulla detenzione di Oleg Vorotnikov del Collettivo Voina

Oleg libero!

31 / 7 / 2014

Conosciamo i membri di Voina dal 2010, quando, con un bambino ancora in fasce, approdarono a Venezia per incontrarci su indicazione di alcuni attivisti di Lubiana, dove avevano appena partecipato ad una mostra. A colpirci fu immediatamente la radicalità delle loro “performance”. A cavallo tra attivismo e storia della arte, le loro azioni (spesso rischiose) denunciano le note contraddizioni di un paese come la Russia: l'autoritarismo, il fondamentalismo religioso, l'omofobia, gli abusi di potere. In città ne sa qualcosa anche Ca'Foscari, dove recentemente lo scandalo della laurea onoris causa conferita al (discusso) Ministro della cultura del governo russo, è costato le dimissioni del prorettore dell'ateneo in seguito alla pressione internazionale di centinaia di accademici democratici. Se l'esempio di Ca'Foscari illumina l'asservimento all'arte “di regime”, il nostro rapporto con Voina illumina l'esistenza di un'arte russa di segno opposto, un'arte estrema per combattere le “storture” di un contesto estremo. Quando nel 2012 abbiamo organizzato al S.a.L.E. la prima mostra personale di Voina in Italia, “Soon we will be completely fearless”, i membri del collettivo avevano già conosciuto il carcere nella madrepatria. Considerati artisti “scomodi” dal regime, subirono la stessa sorte che poi sarebbe toccata alle Pussy Riot.
Oleg Vorotnikov, oggi in carcere a Venezia, non è un criminale, è un attivista, un perseguitato politico (come tanti) e un artista che gode di un ampio riconoscimento internazionale (non a caso è stato curatore associato dell'ultima Biennale di Berlino).
Oleg ha una compagna e due bambini che stanno bene, ma ora temono le procedure di estradizione che consegnerebbero il padre nelle mani delle autorità russe, pronte a punire il dissenso politico con anni di galera e lavori forzati.
L'avvocato Giuseppe Romano ha incontrato oggi Oleg in carcere, ecco quanto riferisce: “ La situazione di Oleg è grave sotto il profilo della lesione del suo diritto di attivista e artista riconosciuto . Si chiede la carcerazione per fatti di più di tre anni fa in cui un video dimostra chiaramente che lui non ha usato violenza alla polizia ma viceversa. Si tratta di un probabile caso di estradizione che la giurisprudenza definisce 'mascherata' ovvero una richiesta di processarlo per un reato comune (resistenza a pubblico ufficiale) quando il vero senso dell'emissione di un mandato di cattura internazionale risiede nel tentativo di riportare in Russia e punire la sua militanza di opposizione politica. A livello internazionale il trattamento riservato dal governo russo ha fatto molto scalpore in casi eclatanti come le pussy riot che hanno subito una condanna a due anni di carcere per un reato che in paesi come il nostro prevede una multa e comunque mai una vicenda cautelare quale quella patita dalle attiviste molto vicine a Voina. Il nostro obbiettivo è quindi di evitare che Oleg corra un rischio simile.”
Alla luce di questa situazione invitiamo tutte e tutti, movimenti e società civile, a non fare calare l'attenzione intorno alla vicenda di Voina. Abbiamo scritto e diffuso una petizione che ha raccolto in poche ore centinaia di firme da artisti e intellettuali in tutto il mondo. Chiediamo un atto di coraggio da parte di tutte le istituzioni culturali che possono aiutare Oleg in molti modi, non ultimo quello di dare visibilità al lavoro artistico del collettivo o offrire un alloggio per lui e la sua famiglia.
La nostra prima preoccupazione è quella di evitare l'estradizione verso la Russia, Oleg è colpevole solo di avere denunciato un regime corrotto e autoritario. Nessuno più di lui meriterebbe la libertà, l'affetto dei suoi cari di chi lo aspetta presto fuori dal carcere.

#FREEVOINA. FREE OLEG

S.a.L.E-Docks