..dalla trincea..

Contratto, pensione e fiscalità

di Pippo_@

5 / 11 / 2009

Colgo l'occasione per postare una riflessione sperando che aiuti ad aprire un dibattito franco tra chi sta ogni giorno in quella trincea chiamata lavoro, + o – dipendente. E che ci aiuti ad uscire dall'astrazione che viene fatta nei media.

I fatti. Lavoro per un'azienda di “consulenza” nel profondo nord che si concentra sulle tecnologie per lo sviluppo ed il test di prodotti che vanno a bordo dei frigoriferi che ci salutano quando entriamo in casa, che sanno quale deve essere la temperatura della minerale gassata per Lei e della naturale per Lui, o che stanno nelle centraline delle nuove berline o nelle soluzioni touch screen per i cellulari. Consulenza vuol dire lavorare su progetti chiavi in mano o body rental per uno o più cliente in contemporanea o in serie. Insomma, knowledge worker.

Il cliente compra sapere, l'azienda vende di norma giornate o ore, a te arriva uno stipendio piatto indipendentemente dalle ora che lavori.

Anche all'interno della cornice del contratto nazionale di lavoro (quasi sempre metalmeccanico per i consulenti) è saltata la negoziazione collettiva. Intendo dire che fino in fondo il rapporto di lavoro si definisce dentro una trattativa privata e singolare tra lavoratore e datore di lavoro. Salario, condizioni, benefits, orari, luoghi, ma anche buoni pasto, rimborsi trasferta, cene, benzina per gli spostamenti si trattano a libro contratti chiuso.Nel mio contratto c'è una paginetta che assume il contratto nazionale e sei di condizioni in deroga negoziate direttamente vis a vis, senza alcun supporto sindacale.

Si tratta anche l'assistenza medica e pensionistica integrativa, il che non è poco perchè 'ste due cosette significano, ad esempio, dentista – x te e x i familiari- e la possibilità di sopravvivere nell'inferno nella futura assenza di lavoro.
L'assistenza sanitaria e previdenziale integrativa in Italia mica la sottoscrivono i ricchi! La fanno – e vorrebbero farla- quelli che non hanno la vecchia garanzia universale chiamata proprietà privata e capitale sul conto in banca.

I ricchi mica si fanno l'assicurazione sulla vita: hanno i servizi di wealth managament e infatti gli agenti Mediolanum li vedete con le polizze ai tavolini dei bar di Lambrate e Tufello, mica in  Corso Lodi o ai Parioli!

Negli scorsi mesi, prima dell'escort scandal, sui giornali si era aperto un dibattito sul nuovo modello contrattuale.
Confindustria -e CISL e UIL- spingono la riforma volendo focalizzare su azienda e territorio, superando la struttura del Contratto Nazionale di Lavoro basato sull'universalità all'interno del settore industriale. Questi lo fanno dentro una prospettiva padronale, mica lo nascondono!

La CGIL rifiuta questo approccio nel nome della difesa dei diritti acquisiti (cosa giusta dunque), ma non intercetta le nuove situazioni lavorative, né la conservazione del vecchio in sé aiuta chi sta nelle nuove trincee, lottando davvero per tenersi in tasca un pezzettino del valore prodotto (in Italia quelli come me sono centinaia di migliaia).

Facciamo un altro esempio.
Io (cominciamo a dare corpo al noi che altrimenti rimane astratto ed asettico) non avrò mai la pensione. E' ancora di cominciare a dirlo.

Non la avrò anche se sono un impiegato metalmeccanico, cioè interno a quella quota-parte della forma lavoro per la quale fu progettato lo stato sociale.

Ora il prelievo fiscale, enorme, che vedo riportato nel mio cedolino NON è garanzia che tra vent'anni avrò un livello pensionistico anche solamente dignitoso.

Sto, insomma, dando gran parte del mio stipendio (non alto!) per un qualcosa che non verrà mai ricambiato. Non sto facendo l'apologia del sistema a contribuzione. Sto dicendo che so che non avrò né pensione né altre garanzie. C'è un problema enorme anche nella fiscalità, quindi.

E ancora. Alla luce di queste contraddizioni, a chi conviene oggi il contratto a tempo pieno ed indeterminato? A me o alla società di capitali per cui lavoro? Gli obblighi alla fedeltà aziendale, alla non concorrenza, al copyright delle contenuti del sapere creato legano me all'obbedienza molto più di quanto ricevo in cambio. Il contratto a tempo pieno ed indeterminato, a parità di salario, determina innanzitutto il livello di dipendenza (cioè minore indipendenza).

Vorrà dire qualcosa che Tremonti difende il vecchio sistema del lavoro dipendente.

Lo devo difendere anche io? O devo, invece, smettere di tifare le icone e cominciare a discuterne senza banalità, anche attraverso i paradossi del presente.

In trincea a volte è meglio attaccare quando, dove e come il nemico non se lo aspetta, se stai fermo prendi bombe in testa.

                                                                                       Pippo_@