Alle prime
luci dell'alba, in esecuzione di un'ordinanza firmata dal procuratore di
Cosenza Giuseppe Cozzolino, approfittando dello svuotamento estivo del
campus, decine di poliziotti e carabinieri hanno occupato l'area di
Arcavacata per spianare la strada alle ruspe che hanno proceduto
all'abbattimento dei capannoni occupati. Agli attivisti è stata
notificata la rituale denuncia per occupazione di suolo pubblico, furto
di energia elettrica, somministrazione di bevande e interruzione di
attività didattiche.
Proprio quest'ultima appare la più bizzarra
delle accuse. È parere condiviso dentro e fuori l'Unical che se non ci
fossero state esperienze sociali, politiche e culturali come quelle
abbattute ieri dalle ruspe, negli ultimi 15 anni Arcavacata sarebbe
stata molto meno «università». Non solo: l'ex area polifunzionale è
rimasta in vita grazie al Filorosso e alle compagnie teatrali di
ricerca. Il campus, ridotto a un gigantesco dormitorio in orari
extradidattici, sarebbe stato ancor più vuoto, tetro, privo d'anima.
È
evidente che il progetto di Latorre va in tutt'altra direzione. «Da
sempre l'idea del Rettore - spiega il professore Franco Piperno - è
quella che l'università vada governata quasi fosse un'azienda, dove gli
aspetti contabili-renumerativi prevalgono sui fini formativi, e la
gerarchia accademica si modella su quella aziendale». Fedelissimo
attuatore del modello Gelmini, il «magnifico» si è sempre distinto per
operazioni di facciata che nessun miglioramento sostanziale hanno
apportato alla qualità e al funzionamento della macchina organizzativa
nell'università della Calabria.
«Il centro sociale viveva sotto
minaccia di sgombero ormai dall'agosto del 2005 - si legge in una nota
di Filorosso -, quando lo stesso rettore, dopo aver fatto approvare una
delibera a maggioranza in piena estate dal Consiglio d'Amministrazione,
provò ad eseguire la demolizione dello spazio, ritenuto inagibile e
privo dei requisiti di sicurezza. Da sottolineare che quegli spazi erano
frequentati dagli studenti dell'Unical già prima del centro sociale,
quando ospitavano aule e laboratori. Gli occupanti respinsero quel
tentativo: da allora, in questi sei anni, è stato un susseguirsi di
diffide, visite dei carabinieri, multe e procedimenti aperti a carico
dei suoi storici fondatori. Fino all'agosto scorso, con il taglio di
acqua e luce».
«Nonostante l'inasprimento dei rapporti con
l'amministrazione universitaria - prosegue la nota - il Filorosso non ha
smesso di dimostrare la consueta disponibilità alla trattativa e
all'eventuale trasloco in altri locali, al fine di salvaguardare
l'attività di aggregazione giovanile in un territorio disgregato come la
Calabria. Con Filorosso il rettore normalizzatore demolisce un'anomalia
positiva per l'Unical, l'unico luogo che ha sempre praticato oltre che
predicato la socialità, l'autoformazione, la qualità della vita in un
Campus agonizzante, deturpato dalle gru e dal cemento, dove gli studenti
possono studiare, mangiare e dormire, ma non incontrarsi e coltivare
sogni di libertà».
tratto da IlManifesto
Cosenza. Un Filorosso con l'università calabra che viene spezzato in modo violento
9 / 8 / 2011
L'ha
detto e l'ha fatto. Il rettore dell'università della Calabria, Giovanni
Latorre, in poche ore ha fatto sgomberare sia lo spazio sociale
Filorosso sia le compagnie Libero Teatro e Rossosimona.