Da Mestre ad Orte, per dire No al cemento. In bicicletta con Opzione Zero

6 / 12 / 2013

Da oggi è partito in bicicletta il viaggio lungo la strada Mestre Orte, un'altra grande opera che viene contestata da anni e che oggi viene riproposta. Ecomagazine seguirà con racconti e reportage il viaggio partito stamattina da Mestre con Opzione Zero.

Per chi vuole seguire i reportage www.eco-magazine.info

Domani si parte. Di buon’ora e in bicicletta. Leggeri d’animo e di bagaglio. Proprio come si conviene a dei veri viaggiatori.

Si parte per ricordare a tutti che non è la strada che fa il viaggio ma chi la percorre e come la percorre. E la strada che abbiamo scelto di percorrere è una strada che, nelle intenzioni del Governo, domani non ci sarà più. Una strada in “pericolo di estinzione” come tante specie animali gli ambientalisti stanno difendendo a denti stretti. I paesaggi, i sentieri, i corsi d’acqua, i paesi che incontreremo infatti sono minacciati dal cemento e da una politica di “sviluppo” che devasta e macina i beni di tutti in nome del profitto di pochi. Tutto questo è la nuova autostrada Mestre Orte. Una brutta storia cominciata 12 anni fa, pensata apposta per essere inserita nell’elenco dei famigerati “interventi strategici” previsti dalla legge Obiettivo appena varata dal governo Berlusconi, e quindi affidata ai soliti noti “amici degli amici” per la spartizione. All’inizio, la Grande Opera contro la quale si era immediatamente schierato l’intero arcipelago ambientalista italiano, si era arenata per totale mancanza di copertura economica (una decina i miliardi previsti). Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il Governo Letta – il Governo del “fare” – ci risolve la questione e il Cipe approva l’opera. I finanziamenti che non ci sono per le scuole, per la sanità, per la ricerca o per la cultura, vengono qui recuperati a vantaggio del costruttore/politico Vito Bonsignore con la formula del Project Financing e dell’abbuono sulle tasse valido per una ventina di anni. Questo infatti è il periodo ritenuto sufficiente e necessario per completare la Grande e devastante Opera. E nel frattempo? La vagonata di miliardi sarà volentieri anticipata dalle banche. Tanto, a coprire gli interessi, ci penseranno le casse statali. Inutile che stia qui a spiegarvi dalle tasche di chi preleveranno i soldi le casse statali. Una spesa, tra interessi e interessi sugli interessi, praticamente infinita in cambio di una strada inutile se non a cementificare da nord a sud mezzo Paese. “L’autostrada Mestre Orte sarà lunga 396 chilometri, attraverserà cinque Regioni distruggendo territori, campagne e ambienti di pregio come la Riviera del Brenta, il Delta del Po, le Valli di Comacchio, intere vallate dell’Appennino; incalcolabili i danni in termini di consumo di suolo, aumento di frane e alluvioni, inquinamento atmosferico“ spiega Mattia Donadel, presidente dello storico comitato della Riviera del Brenta Opzione Zero che sin dall’inizio si batte contro il progetto. “Consideriamo anche che, anche a voler prescindere dall’impatto ambientale, è contestabile anche l’utilità dell’opera, considerato che il progetto non prevede la messa in sicurezza della statale Romea e che i flussi di traffico sulla SS 309 e sulla E-45 non giustificano la realizzazione di una infrastruttura da oltre 10 miliardi di euro!” Ed è per ricordare tutto questo che gli ambientalisti di Opzione Zero e degli altri comitati che hanno aderito all’iniziativa – molti dei quali ci attendono lungo il percorso – raggiungeranno Orte in bicicletta, toccando simbolicamente tutti i 48 Comuni che rischiano di essere sventrati dalla super strada. EcoMagazine li accompagnerà lungo tutta la strada per documentare la loro avventura con reportage giornalieri. Domani mattina quindi tutti i bicicletta, leggeri d’animo e di bagaglio. Si parte dal municipio di Mestre alle 7 di mattina perché a gente come noi il freddo non fa paura. E nemmeno i 396 chilometri da pedalare da un Appennino all’altro. Quello che davvero ci spaventa, questo sì, è quella grigia e triste colata di cemento che non finiremo più di pagare in denaro, salute e ambiente.

Tratto da: