Da Napoli all’Italia, Vendola al bivio

13 / 3 / 2011

Da una parte un laboratorio sociale e politico aperto ai movimenti, alla società civile, all’alternativa. Dall’altra la continuazione del bassolinismo, il proseguo di quel malgoverno che ha caratterizzato il centrosinistra campano. Si parla di Napoli, delle elezioni a sindaco. Ma forse si viaggia anche su livelli più alti: si dibatte sui futuri posizionamenti nazionali. Di progettualità politiche. E in questo quadro la scelta di Sinistra Ecologia e Libertà appariva scontata, ovvio sostenere De Magistris. Nichi Vendola rappresenta o no negli ultimi mesi la verà novità della sinistra italiana? L’uomo in più capace di tirare le fila di una “nuova narrazione”, il promotore di quella innovazione talmente forte da causare quell’auspicato “big-bang” all’interno del centrosinistra? Eppure a Napoli ci sono dubbi, tentennamenti. L’appoggio all’ex pm dell’Idv potrebbe venire meno a vantaggio del prefetto Morcone, candidato del Pd dopo il pantano delle primarie. Si deciderà domani il dafarsi, nel comitato cittadino. Sel spaccata a metà, divisa. Dove in realtà la situazione forse è ancora peggiore di quanto si pensi. Non c’è, come scrivono molti, quell’assedio della base ai vertici per sposare il laboratorio dell’alternativa: tra gli stessi iscritti del partito regna l’incertezza e soprattutto è semi-assente quell’entusiasmo necessario per sostenere una candidatura dal basso aperta alla società civile e contro gli apparati partitici. Il dibattito è tutto centrato sul Pd. Se dare o meno una lezione ai “democratici” dopo il delirio delle primarie. Il laboratorio di De Magistris non viene riconosciuto come progetto politico credibile (qui il grave errore) e se alla fine dovesse essere lui il candidato di Sel sarebbe in una logica del “meno peggio”. Perchè Sel guarda al Pd. Quella è la meta: il rapporto preferenziale non deve essere intaccato in nessun modo. O meglio, Sel crede che l’interlocutore principale sia il popolo del Pd e le primarie lo strumento necessario per “mangiarselo” e, di conseguenza, rompere il partito di Bersani. In quest’ottica tatticistica non c’è spazio per progetti di sinistra alternativa. Non interessano laboratori sociali e politici che possono, o almeno provano, a far riemergere le ragioni di una sinistra nel Paese partendo, ad esempio, dalla difesa dei beni comuni e della legalità. Si scrive Napoli, si legge Italia. E pensare che lo stesso Vendola, solo lo scorso anno, in Puglia ha fatto una manovra simile a quella di De Magistris: ha invocato le primarie a tutti i costi (qui, per onestà intellettuale, va detto che c’è una differenza con De Magistris) per poi minacciare di autocandidarsi, nel caso non fossero state convocate. Sfidare il Pd con una candidatura dal basso capace di sparigliare le carte in tavolo. Modello Vendola. Adesso, pur di non rompere con il Pd, si sostiene senza nemmeno un indugio Fassino a Torino. Colui che era per il sì al referendum di Mirafiori e che ha messo la realizzazione della Tav nel programma. Lì alle primarie Sel ha lavorato per far candidare l’uomo Fiom Airaudo, incassato il suo no, ha sostenuto timidamente Curto. E ora convintamente Fassino, perchè “bisogna rispettare l’esito delle primarie”. Sarà. Ma Vendola deve decidere una volta per tutte: Napoli è il banco di prova. O si lavora per un progetto di alternativa (De Magistris) o si è nel sistema (magari da veri riformisti, ma sempre nel sistema) sostenendo la continuazione del bassolinismo, della malapolitica “democratica”. A Vendola decidere.

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