Un testo di Progetto 20 K sulla manifestazione di sabato 14 luglio a Ventimiglia.
E’ stata una grande giornata di lotta, di festa, di
solidarietà.
Forse la più grande e partecipata manifestazione della storia di Ventimiglia ed
una delle più grandi di tutto il ponente ligure.
Circa 10.000 persone, appartenenti a movimenti,
associazioni, gruppi, ma anche tante/i singole/i, hanno scelto di venire in questa
terra di confine, perché Ventimiglia è un simbolo.
Simbolo del fallimento delle politiche di accoglienza europea che stanno
portando alla chiusura dei confini esterni ed interni, con la scomparsa del
trattato di Schengen.
Simbolo della criminalizzazione delle migrazioni e della solidarietà attiva: le
persone che migrano sono pericolose e le/gli attiviste/i come le ONG, che le
sostengono, sono criminali.
Simbolo della violenza su donne e minori, rimasti per volontà
dell’amministrazione comunale (PD) senza un posto sicuro dove stare.
Simbolo di una città che in questi anni è sempre stata più solidale della sua
amministrazione.
La campagna di paura del Sindaco Ioculano ha sortito in
parte i suoi effetti: in corteo erano pochi (anche se non pochissimi) sia i
ventimigliesi che i migranti che stanno a Ventimiglia, molti però stavano alle
finestre o a lato strada, o sull’uscio di casa, a guardare il corteo,
incuriositi più che intimoriti.
Non ci stupisce, 3 settimane di falsità, insulti, minacce e terrorismo non
potevano non sortire i loro effetti: molti cittadini di Ventimiglia e migranti
avevano paura di cosa sarebbe stata quella giornata e delle sue possibili
ripercussioni.
“Ventimiglia da domani sarà più sola” dice oggi il sindaco della città: quello
delle ordinanze che vietavano di portare cibo ai migranti, quello che ha sempre
chiesto (ed ottenuto) rastrellamenti etnici nella sua città e deportazioni in
massa nei centri del sud Italia, quello che ha fatto chiudere la chiesa delle
Gianchette, unico luogo di accoglienza dedicata per donne e minori, quello che
ha sparso paura e disinformazione sulla manifestazione del 14 luglio, sperando
di convincere la gente a non partecipare.
No, caro Sindaco, da domani Lei sarà più solo non la sua città.
Da tutta Europa sono arrivati a Ventimiglia migliaia persone per dire grazie ai
suoi concittadini, per ringraziarli dei 1000 gesti di solidarietà che, in
questi 3 anni, hanno saputo creare, nonostante il loro Sindaco.
La gente di Ventimiglia ha visto questa moltitudine colorata,
ha visto i loro volti, i loro occhi, le loro parole e speranze, la loro rabbia
e la loro gioia.
Ha udito e letto che tutta quella gente non era venuta per attaccare la città,
ma anzi per ringraziarla.
Da domani ogni migrante che arriverà a Ventimiglia per attraversare la
frontiera, come anche ogni volontario, ogni solidale, ogni uomo o donna che
proverà ad aiutarlo saprà di avere dietro di sé la forza di quelle migliaia di
persone.
Perché di fronte alla barbarie che abbiamo davanti agli occhi non si può più
stare zitti: chi tace è complice.
Tutte le persone presenti sabato alla manifestazione conoscono i responsabili
di queste violazioni: le politiche europee in primis, seguite dalle politiche
dei singoli governi e da quelle locali.
Le politiche di Minniti come quelle di Salvini e Macron, fino alle scelte di
amministratori come il sindaco Ioculano.
Il 14 luglio non voleva essere e non sarà un punto di
arrivo, ma di partenza.
Per tutta l'estate a Ventimiglia continuerà, come ogni anno, la presenza di solidali
di tante realtà, il sostegno ai migranti, l'opera di monitoraggio e denuncia
delle violazioni dei diritti fondamentali.
Invitiamo tutte/i le persone interessate a contattare il progetto 20k (sulla sua pagina facebook) per
eventuali disponibilità estive.
Da Ventimiglia esce un grido che può riecheggiare in tutta Italia ed Europa.
Da settembre occorre ripartire da qui.
Da quella moltitudine che è arrivata sino a Ventimiglia per unire la sua voce a
quella delle/degli altre/i.
Per questo la manifestazione era carica di riscatto e gioia, per la
consapevolezza che quello che accade alle vite delle migranti ha a che fare con
quanto accade nelle nostre.
Siamo convinte/i che dalla giornata del 14 luglio possano nascere nuove
relazioni, che confluiscano in momenti assembleari per poter affrontare con
decisione l’autunno.
Momenti di confronto, scambio, discussione e azione pratica per costruire
assieme processi trasversali e internazionali non solo sulla questione
migratoria, ma anche sui percorsi come il diritto al reddito di
autodeterminazione (o d’esistenza) e la questione climatica.
Tematiche che ovviamente si intrecciano, la marea di sabato può provare a
discuterle nel dettaglio e evidenziarne le intersezionalità, creando un nuovo,
completo e complesso orizzonte, capace di ricreare maree nelle piazze.
Solo moltiplicando le giornate come quella di sabato scorso
e creando momenti di incontro e costruzione di alleanze possiamo fermare
l’impianto disumano, razzista e fascista che i Salvini, i Macron, le Merkel,
gli Orbàn stanno progettando.
Le voci, i corpi, i sorrisi le lacrime di tutte quelle/i che sabato 14 luglio
hanno urlato “Ventimiglia città aperta” sono dentro tutte/i noi e tutte/i
insieme continueremo su questa strada, nonostante la violenza e l'ignoranza di
chi è al governo europeo, nazionale o locale.