boicottato il rilevamento INVALSI da oltre il 30% degli studenti

Dagli studenti un chiaro No alla scuola dei quiz

17 / 5 / 2013

Ieri, 16 Maggio gli studenti di seconda superiore avrebbero dovuto svolgere i tanto criticati test invalsi. Prove a crocette somministrate per misurare le competenze dei vari studenti e che, dall'anno prossimo, diventeranno vincolanti per il maggiore o minore invio dei fondi agli istituti.

Come Coordinamento Studentesco, anche a Padova ci siamo mobilitati per lanciare il boicottaggio di questi test che riteniamo inutili, dannosi e mal strutturati.Per spiegare le motivazioni di questa campagna abbiamo lanciato un'assemblea pubblica all'interno dell'istituto Ruzza. Dopo che la preside aveva confermato la disponibilità nel lasciarci un'aula, questa ci è stata negata con la scusa di un intervento da parte delle forze dell'ordine che avrebbero richiesto alla preside di non lasciarci svolgere l'assemblea.

Ci sembra assurdo che agli studenti vengano negati spazi di discussione all'interno delle scuole, che dovrebbero essere le prime promotrici dell'aggregazione giovanile. Ciò che è ancora più grave però è il voler impedire a noi giovani di parlare dei problemi che ci circondano e soprattutto di quelli riguardanti l'istruzione pubblica, in particolar modo delle conseguenze dei test invalsi di cui nessuno studente è realmente informato.

Lunedì 13 Maggio questa assemblea si è comunque svolta con anche l'intervento del Comitato Genitori Insegnanti di Padova e dei Cobas della Scuola.

In tutta Italia, circa il 30% degli studenti si è schierato contro questo metodo di valutazione lanciando un segnale forte e deciso di dissenso.Anche a Padova questa giornata è stata un successo. Molti studenti hanno scelto di non presentarsi a scuola e la maggior parte di quelli che sono entrati in classe hanno deciso di boicottare i test nei modi più svariati. Dal lasciare la prova in bianco al barrare tutte le crocette, ogni metodo è stato valido pur di non essere complici di questo metodo di giudizio che non vuole misurare le nostre reali capacità, ma solo schedarci in studenti di classe A e studenti di classe B.

riportiamo lo stralcio di un  articolo dalla nuova venezia

Studenti a casa, riuniti in sit-in oppure in classe, ma con la matita al posto della penna per rendere inutili i test. È riuscito il boicottaggio delle prove Invalsi, ieri riservate agli studenti di seconda superiore, dopo che nelle scorse settimane erano state somministrate agli alunni delle scuole medie (l’altro ieri) ed elementari (il 7 maggio). Sono stati una minoranza gli studenti che, tra Mestre e Venezia, hanno compilato i test - prove uguali per tutti gli indirizzi - voluti dal ministero dell’Istruzione per valutare «conoscenze e abilità degli studenti» e contestati da studenti e professori per la loro incapacità di valutare lo stato di salute delle scuola italiana. Quest’anno, per la prima volta, la protesta lanciata dai Cobas in città ha avuto ampi riscontri, soprattutto per l’adesione degli studenti, e in particolare di quelli del coordinamento degli studenti medi, che nei giorni scorsi hanno organizzato assemblee in molte scuole.

Le prove sono saltate nelle sei classi seconde del liceo artistico di Venezia - in quattro per lo sciopero dei docenti, in due perché i ragazzi non si sono presentati - al Mozzoni e al Guggenheim ai Carmini. All’istituto Gritti di via Muratori su 240 studenti solo 33 sono entrati in classe per il test che ha impegnato tutta la mattina, prima con la prova di italiano e poi con quella di matematica. La maggior parte degli studenti ha preferito però riunirsi in un sit-in, nonostante la pioggia, e discutere dell’uso e la funzione dei test. «No vogliamo partecipare ai test Invalsi» spiega Federica, rappresentante d’istituto del Gritti «perché riteniamo che non siano uno strumento valido per valutare le nostre competenze e quelle dei professori. Non è con un test che si misura la capacità dei nostri insegnanti. Temiamo poi che i risultati delle prove siano funzionali a decidere come ripartire i finanziamenti, premiando le scuole migliori, quando sono quelle più in difficoltà che invece dovrebbero essere aiutare».

Le prove sono state contestate anche al liceo Bruno, dove, come spiega Elisa, rappresentante d’istituto, «molti ragazzi di seconda sono stati a casa, mentre quelli che hanno partecipato lo hanno fatto compilandolo con la matita o cancellando il codice a barre d’identificazione, così da annullare il valore della prova». Studenti in azione anche al liceo Stefanini, dove alcuni rappresentanti sono entrati nelle classi in cui erano in corso le prove leggendo un comunicato per esprimere contrarierà alle prove. Contestazioni al liceo Marco Polo del centro storico e in quasi tutti gli altri istituti della città e della provincia. «Un’adesione importante, sia per lo sciopero dei docenti che dovevano somministrare le prove sia per l’adesione dei ragazzi» spiega Stefano Micheletti dei Cobas Venezia «tutti stanno capendo l’inutilità dei test, che trasformano la scuola in un gioco a quiz».