Vicenza. «L'aula di questo processo non deve diventare cassa
di risonanza di una protesta politico-sociale che, pur legittima, non
deve svolgersi qui». Il giudice Massimo Gerace lo ha chiarito, ieri
mattina, al termine della prima udienza del primo processo pubblico ai
No Dal Molin: 30 militanti che devono rispondere dell'occupazione della
prefettura, che risale al 16 gennaio 2008. Gerace ha voluto precisare
che il tribunale non è il luogo per la politica facendo riferimento
alle 88 persone che sono state inserite nella lista dei testimoni, fra
cui Silvio Berlusconi, Romano Prodi e Arturo Parisi.
«Ho avuto
modo di vedere le liste dei testimoni della difesa. Non sarò certo io a
confiscare le libertà difensive, ma andrà spiegata in maniera precisa
l'implicazione che hanno nei fatti oggetto del processo le persone
chiamate». E ancora: «Il processo ha dei limiti cognitivi. Ciò che è
pertinente ai fatti sarà ammesso, ciò che non lo è sarà seccamente
cestinato». Il significato è chiaro: siamo qui a ricostruire le
responsabilità dell'occupazione della prefettura, non già della
costruzione della nuova caserma americana osteggiata in città.
Ieri
mattina, dalle 9.30, un'ottantina di manifestanti del presidio
permanente aveva affollato il cortile e il primo piano del tribunale.
Imputati e amici intervenuti per solidarietà sfoggiavano una maglietta
arancione con la scritta «ho occupato la prefettura perchè amo Vicenza».
I
trenta imputati, fra cui i leader del movimento a partire da Cinzia
Bottene, Francesco Pavin, Olol Jackson, Marco Palma e ancora Arnaldo
Cestaro, Claudio Lupo, Piero Vianello, Nicola Valle, Marta Passarin e
Guido Lanaro, sono accusati a vario titolo dal pm Paolo Pecori di
violazione di domicilio, resistenza a pubblico ufficiale,
danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e manifestazione non
autorizzata.
In occasione del primo anniversario dell'editto
di Bucarest, quando Prodi annunciò il sì al Dal Molin, il movimento con
un'azione improvvisa entrò in prefettura a palazzo Nievo e in 24 si
incatenarono alla scalinata. Al sovrintendente della polizia Cardillo
furono rotti gli occhiali, mentre all'esterno un centinaio di persone
bloccò l'ingresso ai carabinieri.
Ieri, il processo è saltato
perchè mancavano alcune notifiche agli imputati: il giudice ha sospeso
l'udienza due ore per controllare in tutti gli uffici postali, ma per
tre persone non c'era prova che avessero ricevuto l'avviso. Per questo
l'udienza è stata aggiornata al 23 novembre, quando lo stuolo di
legali, con l'avv. D'Agostino di Padova, dovranno ragionare con il
tribunale sui 69 testimoni e sui 14 consulenti della difesa. I quali si
aggiungono alla lista del pm che ha chiesto di sentire il vicequestore
Cuozzo, il capitano Lerario ed altri tre poliziotti.
Diego Neri