La lunga storia di intrecci trame ed affari sulla Tav

Dal Terremoto alla Tav: lo schema vincente di Paolo Cirino Pomicino...

di Alfonso De Vito

6 / 7 / 2011

Ieri è stata bloccata l'Alta Velocità Napoli-Roma in solidarietà con la Valsusa. Ma può essere utile ripercorrere le vicende campane dell'affare TAV per ricordarci che  oltre a essere un gigantesco ecomostro nazionale è stata la più clamorosa truffa del dopoguerra! Mi sembra perciò utile recuperare un pò di dati e soprattutto i meccanismi con i quali la spesa pubblica è decollata in maniera incredibile arricchendo i principali potentati del paese.

Tanto da far diventare la TAV uno straordinario attentato al diritto alla mobilità! Già oggi infatti il costo dell'Alta Velocità impegna la spesa per i trasporti in finanziaria almeno fino al 2040... E ci viaggia, a costi assurdi, meno del 20% dell'utenza, costretta a questa soluzione dalla quasi totale soppressione delle altre opzioni.

Le info che seguono le riprendo pari pari da un articolo scritto per le pagine locali del Manifesto al tempo dell'inaugurazione dell'Alta Velocità Napoli-Roma (2006) e nell'inchiesta esplorativa per la parte campana del documentario "Fratelli di Tav" (che secondo me bisognerebbe riproporre in giro). Quindi le cose andrebbero un pò aggiornate.. in peggio. Ma grosso modo il senso è quello...

Pronti, partenza e arrivo... si fa per dire, visto che i cantieri Tav sulla Napoli Roma sono stati aperti per oltre dieci anni... e soprattutto sono costati assai:  per la precisione oltre diecimila miliardi delle vecchie lire (scusate, ma a causa del mio reddito io ragiono ancora in lire..) a fronte dei seimila previsti. In proporzione, però, addirittura meno della dilatazione nazionale: 26.000 miliardi di previsione nel 1991 arrivati per ora ad oltre 150.000. Soprattutto una linea per pochi: oltre l’80% dei passeggeri in regione si sposta infatti su tratte inferiori ai cento chilometri. 

La sola storia campana  di questa Waterloo dei conti pubblici è uno straordinario stralcio dei rapporti di interesse nella regione. Concessionario dei lavori è il consorzio Iri-Cav Uno, di cui fanno parte aziende come l’onnipresente Vianini di Caltagirone, l’Ansaldo, il Consorzio Cooperative Costruzioni, la Condotte spa e fino al 1999, la mitica Icla, da sempre nel raggio d’azione di Paolo Cirino Pomicino. La Icla e la CCC avevano già fatto parlare di sè nella ricostruzione post-terremoto gestendo finanziamenti rispettivamte per 800 e 180 miliardi di lire. Tra le imprese cui il consorzio aggiudica gli appalti c’è inizialmente la Calcestruzzi di Ravenna che negli anni ’80 ha rilevato immobili in Sicilia persino dalla sorella di Michele Greco, il “Papa” della mafia. Nel ’95 la Criminalpol di Caserta rileva che molte delle società appaltatarie della Condotte Spa sono legate a imprenditori come Pasquale Zagaria, coinvolti nel processo Spartacus a carico del clan dei Casalesi. Ad alcune contromisure iniziali seguono attentati dinamitardi e intimidazioni armate nei cantieri. Il pentito Dario De Simone spiega il complesso sistema di distribuzioni di tangenti tra politici, imprenditori e camorristi tutte “rigorosamente prelevate dalle sopraffaturazioni sull’opera”. In seguito la Guardia di Finanza infiltra un suo uomo insieme al geometra Domenico Goglia, un tempo consulente della CCC e diventato poi collaboratore di giustizia. Goglia entra in contatto con Zagaria, il clan dei casalesi e il boss di Acerra Mariniello. Contemporaneamente a Napoli le indagini patrimoniali della Sco, allertata dal senatore Imposimato, evidenziano l’utilizzo di aziende decotte come prestanome della Camorra nell’affare Tav. L’inchiesta napoletana della Dda produrrà nel marzo 2003 sei condanne e quattordici assoluzioni. Ma da un’ispezione nei cantieri della Roma-Napoli, eseguita due mesi dopo, emergono segnali del coinvolgimento di altri clan come i Moccia di Afragola e i Sarno di Ponticelli. La situazione campana, però, fa parte stavolta di uno scandalo nazionale, evidenziato dalla relazione in commissione antimafia di Ferdinando Imposimato.

Lo schema finanziario della Tav replica un esempio tristemente noto, quello della ricostruzione post-terremoto del 1980. Anche “l’ingegniere” è lo stesso: l’ineffabile Paolo Cirino Pomicino, nel 1991 ministro del bilancio. I General Contractors sono sette consorzi costituiti da quello che allora era il gotha del capitalismo italiano: Iri, Eni e Fiat. I GC sono concessionari che possono subappaltare  fino al 40% in maniera del tutto discrezionale.  Ma il limite del 40% è continuamente violato, così come la normativa europea sulle gare internazionali. Il meccanismo della concessione, che si sostituisce alla normale gara d'appalto in virtù della presunta urgenza dell'opera (che se per la ricostruzione post-terremoto ha una formale giustificazione, per l'Alta Velocità è un puro artificio), fa si che i costi non siano totalmente definiti all'inizio e la spesa complessiva sia determinata sulla base della fatturazione complessiva prodotta in corso d'opera. E' il solito vecchio trucco per l'assalto alla diligenza dei fondi pubblici! Secondo la relazione parlamentare di Ferdinando Imposimato (che non fu votata) il meccanismo "permette di gonfiare i costi con la creazione di fondi neri per migliaia di miliardi a vantaggio di tutti i partiti tranne il Prc e la Lega” (la Lega si sta rifacendo in Valsusa!?). A permettere quest’operazione antitrasparenza c’è anche una palese bugia: la Tav sarebbe per il 60% privata. Ed invece la quota privata è rilevata da banche di diritto pubblico con i prestiti sostenuti quasi interamente dallo stato. Le bugie sulle privatizzazioni all’italiana (soldi pubblici, interessi privati) si svelano definitivamente quando nel ’98 le FS acquistano interamente Tav Spa.  I conflitti di interesse si sprecano:  Necci il “munifico”, a lungo manager delle Fs, coopta nel 1995 il controllore della Corte dei Conti Aricò ai vertici di Metropolis, società immobiliare delle Fs, e fa di Crisci, presidente del Consiglio di Stato, un consulente. Sono quelli che devono controllare l’operazione Tav, ma per il tribunale non è reato. Romano Prodi (al tempo delle concessioni presidente dell’Iri) non “si acccorge” di subappaltare ad aziende pluri-indagate come Icla, mentre una società da lui fondata, la Nomisma, beneficia di consulenze miliardarie sulla Tav. Fuori da questo immane giro di denari restano i contadini che in Campania hanno lamentato la presenza di cave abusive del calcestruzzo e i lavoratori dei cantieri sottoposti a ritmi di lavoro impressionanti e contratti super-precari: secondo una denuncia della Fillea ci sono lavoratori nei cantieri Tav napoletani assunti dieci volte in due anni grazie alla legge 30.


Ps: per induzione, se applichiamo al progetto della Valsusa  il moltiplicatore medio della dilatazione della spesa pubblica sulla Tav, e cioè quattro volte la spesa originaria, i 17 miliardi di euro previsti (va beh, sono passato all'euro..) diventano almeno 68 miliardi! Basta eliminare sta roba insomma  per pagarci il diritto a viaggiare gratis per una trentina d'anni...

pps: l'economia dell'emergenza è stata in campania il principale strumento di distribuzione della rendita e del profitto più parassitario fin dal terremoto del 1980, nonchè un metodo di governance del territorio che espropria totalmente la democrazia e la trasparenza. Come dimostra la Tav e la vicenda dell'Aquila è diventata purtroppo una storia di successo...