Dalla Primavera Global all’Europa dei movimenti

Note sull’attualità spagnola e le prossime prospettive europee

21 / 3 / 2012

Sono passati quasi tre mesi dall’insediamento di Mariano Rajoy come Presidente del Governo. In questo periodo il suo esecutivo ha continuato la strada che già iniziò Zapatero con l’implementazione di tutte le misure ordinate dalla troika. Il primo pacchetto di riforme del governo Rajoy include tagli alla spesa pubblica di un livello mai conosciuto -40 miliardi di euro, annunciati come “l’inizio dell’inizio” delle ricette di austerity-, una riforma del lavoro che riduce sia gli stipendi che l’indennità di licenziamento e  l'imposizione  di una temporalità limitata a pochi mesi come caratteristica basica dei nuovi contratti di lavoro.In questo contesto, nelle piazze spagnole cominciano a vedersi alcune scintille come quelle che un anno fa portarono all’esplosione delle proteste del movimento 15M –degli indignados, come lo si conosce internazionalmente. Dopo un periodo di reflusso alla fine del 2011, e con l’aumento della repressione del nuovo governo Pp, le potenzialità del 15M come forza di cambiamento affronterà nei prossimi mesi una sfida decisiva. Nelle date del primo anniversario del movimento verrà messa alla prova la sua anomala esistenza: quella dei fenomeni tipici nei tempi di crisi, dei “mostri” rinchiusi fra un mondo obsoleto ed un’altro che ancora non è nato.

I tumulti che attraversano Madrid

Nelle ultime due settimane di febbraio abbiamo visto mobilitazioni in tutto lo Stato Spagnolo che ci permettono di fare un breve rapporto dell’attuale composizione delle contestazioni cittadine. Dalle piattaforme contro gli sfratti alle proteste studentesche di Valencia o Barcellona, dalla “marea multicolore” alle basi dei due grandi sindacati, in queste settimane si sono trovati in piazza ampi settori sociali che condividono un’impostazione chiave. Le sue rivendicazioni sono l’unica manifestazione politica che nei tempi della crisi rimangono essenzialmente democratiche, di fronte alle politiche dei governi locali che in tutta Europa voltano le spalle alla cittadinanza per obbedire i mandati neoliberisti di Fmi, Bce e Commisione Europea. Questa è la stessa ispirazione delle proteste che riecheggiano in tutto il continente, ed il cui collegamento è chiamato ad essere la base per immaginare uno spazio costituente di livello europeo.Occorre a questo punto analizzare brevemente i componenti delle recenti mobilitazioni spagnole. Cominciamo con la “marea multicolore”: con questa espressione facciamo riferimento ai diversi movimenti costruiti sulla base delle lotte che negli ultimi anni si sono svolte nei campi della sanità, delle scuole e di alcune imprese pubbliche a difesa dei beni e servizi da esse garantiti. Questo è un esempio di diversità e ricchezza nella rivendicazione del comune. Tutte queste articolazioni conformano un soggetto diffuso i cui componenti si identificano con i colori delle sue magliette e striscioni. Le cinque mareas sono l'espressione di un conflitto metropolitano che non può essere rappresentato da un’unica unità, e che trova nella sua eterogeneità il desiderio di essere massiccio.La marea verde è quella dell'istruzione pubblica. In essa si aggiungono sopratutto insegnanti, genitori e studenti delle scuole e licei di Madrid, che sono stati protagonisti delle mobilitazioni più forti dello scorso autunno. La marea blu invece rappresenta un percorso di lotta contro la privatizzazione dell'azienda pubblica che gestisce il servizio idrico in tutta la regione, con un discorso sull’acqua come bene di tutti e tutte molto similare a quello dei comitati dell’acqua italiani.Sebbene la sua presenza nelle mobilitazioni è meno forte di quella delle altre, dobbiamo segnalare anche le maree bianca e viola. Rappresentano rispettivamente la coordinazione nel conflitto contro la privatizzazione degli ospedali e la base stabilita da diverse realtà femministe per ricomporre le sue lotte in tutta la metropoli. L'ultima marea a segnalare è quella rossa, appena nata dalla confluenza di diverse piattaforme di disoccupati –che in tutto lo Stato sono oggi più di 5 milioni di persone–, e la cui potenzialità può sperimentare una grande crescita dopo l’approvazione della riforma del lavoro un mese fa.Continuiamo con le PAH (Plataforma de Afectados por la Hipoteca), le associazioni cittadine presenti in quasi tutte le province dello Stato, conosciute per promuovere la resistenza agli sfratti. Alcune delle sue pratiche vengono identificate immediatamente con il movimento 15M, e rappresentano forme d’illegalità legittima che tengono aggiornata una delle grandi lezioni dell’acampada della Puerta del Sol: la divaricazione tra “giusto” e “legale”. Su questa impostazione si sta costruendo una “settimana di lotta” per il diritto ad una casa (dal 18 al 25 marzo), e l’appello unitario degli indignados e le PAH può costruire una contestazione paragonabile alle grandi mobilitazioni del movimento V di Vivienda (“V per casa”) del 2005.Le proteste studentesche della #PrimaveraValenciana parlano di una vicenda locale ma profondamente collegata con la situazione che si vive in tutta l’Europa. Per due settimane, gli studenti medi contestarono non solo i tagli che subiscono le scuole, ma anche la responsabilità politica della Delegada del Gobierno nell’intervento della polizia durante le mobilitazioni. Anche le proteste di Barcellona sono la prova di una potenziale articolazione di lotte nei centri di studio, specialmente là dove i tagli raggiungono i livelli più alti. Allo stesso tempo, l’intervento della polizia sia a Valencia che a Barcellona rende palese l’aumento della repressione nel confronto di chi scende in piazza a contestare le misure antisociali dei governi.Il 19 febbraio, le mobilitazioni contro la riforma del lavoro convocate dalle due grandi centrali sindacali spagnole –Comisiones Obreras e Unión General de Trabajadores–portarono in piazza circa cinquecento mila persone. Sebbene le basi sociali di CCOO e UGT rappresentavano una gran parte della manifestazione, è evidente che quel giorno c’era anche un ampio settore più identificato nell'appello delle assemblee del 15M che in quello delle centrali sindacali. Tuttavia questo momento d’incontro rappresenta la necessità dell’eventuale collaborazione tra le due uniche forze sociali che possono portare avanti con successo uno sciopero generale, già indetto da CCOO e UGT per il 29 marzo. Sembra possibile che quel giorno ai picchetti sindacali si aggiungano nuove forme di lotte sorte dalle assemblee e commissioni di lavoro del 15M –la struttura radicata nei quartieri che è sopravvissuta al reflusso degli ultimi mesi del 2011–, mostrando di nuovo la capacità creativa nelle pratiche del movimento 15M. Lo sciopero non può vincere senza la sua spinta innovativa, e la sconfitta del 29 marzo significherebbe un grave colpo anche per gli indignados.Questi sono, oggi, i principali soggetti con potenzialità di cambiamento nello Stato Spagnolo: diverse organizzazioni e realtà politiche che, sia nelle piazze che sul piano discorsivo, contano con la visibilità pubblica necessaria per essere presenti nell’agenda politica e provare a determinarla. Il fatto di essere stati attraversati dal 15M negli ultimi mesi li conferisce un’eterogeneità nuova, che aggiunge elementi di gran diversità alla composizione delle proteste, ed è allo stesso tempo un possibile collante delle diverse lotte che si stanno svolgendo. L’articolazione di un fronte ampio contro il mandato di austerità della troika e contro la perdita di diritti, di un fronte per i beni di tutti e tutte e per la democrazia, raggiungerà prevedibilmente una nuova fase di crescita della “primavera globale”, appello che il movimento 15M ha fissato nel 12 maggio come prossimo appuntamento europeo di rilievo.

Un anno di movimento indignado: verso la primavera del 12 maggio

La celebrazione del primo anniversario del movimento 15M si svolgerà in un contesto molto particolare. Di fronte si troverà un governo di destra rafforzato da una larga maggioranza parlamentare che ha aumentato il livello di repressione con la determinazione di portare alla fine non solo le manifestazioni, ma anche le esperienze di autorganizzazione nate al calore del 15M.Combattere quel  germe di contestazione sarà la base del successo di Rajoy per presentare il suo governo come un governo di gestione; un governo tecnico. Questa gestione non sarebbe un’attività politica, ma solo un lavoro “di stile europeo” che riguarda il regolamento di parametri economici, al di sopra di ogni considerazione ideologica. Questa impostazione “postpolitica”, tipicamente neoliberista, è quella che scrive le attuali coordinate ideologiche egemoniche, ed il suo questionamento rappresenta la principale sfida ad affrontare dai movimenti. Non solo nella Spagna, ma in tutta l’Europa.Per questo, la contestazione di quello che dall’alto si fa vedere come “un’efficace gestione della crisi” mentre ogni giorno che passa le misure tecniche della troika rendono ancora più precarie le vite di milioni di persone, deve essere la denuncia della crisi sistemica che viviamo come la prova definitiva della necessità di un radicale cambiamento di rotta. Per tanto, la battaglia  attraverso la quale costruire un’alternativa al modello di Europa che ci propongono trova nel percorso della Primavera Global -chiamato dagli indignados spagnoli e la cui continuazione si terrà a Francoforte- un importante passo in avanti, cominciando a pensare uno spazio di lotte globale ed articolato.Le lotte di tutto il continente esprimono la volontà di milioni di persone di cambiare l’esistente, consapevoli che la peggior opzione è continuare con quello che conosciamo. In questo senso, approfittare dell’opportunità di una nuova data di mobilitazione globale rappresenta un momento di convergenza europea che serva a immaginare i punti che indirizzino su un piano globale lo spazio costituente per i movimenti. Se è vero che le rivoluzioni devono colpire due volte, il nostro primo momento è stato un anno fa, quando l’indignazione globale contestò nelle piazze di tutto il mondo il vecchio ordine in crisi terminale. Ora è arrivato il momento di camminare verso il secondo colpo, quello in cui si dà il passo dalla negazione dell’esistente alla costruzione del possibile. La “primavera globale” può essere l’inizio di questo momento; quello in cui si possa parlare di un’Europa dei movimenti dove si cominci a materializzare la rappresentazione dell’utopia.

Andrés Merino (Contrapoder e Juventud Sin Futuro)


Ignacio Martin (Colectivo 1984 e Juventud Sin Futuro)