Dalle Marche verso il 15 ottobre, costruiamo l'alternativa

29 / 9 / 2011

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La manifestazione del 15 Ottobre a Roma può rappresentare una grande occasione: mettere in campo, dietro lo slogan «United for global change», una mobilitazione continentale e globale per una nuova idea di società, basata sulla giustizia sociale ed ambientale e la democrazia reale. 

Allo stesso tempo, rispetto al contesto italiano, sfiduciare dal basso il Governo Berlusconi, dando vita ad uno spazio costituente per una alternativa politica. La grande finanza internazionale, il Fondo Monetario e la BCE stanno imponendo agli stati politiche di austerity che li privano di ogni potere decisionale trasformandoli di fatto in meri esecutori delle direttive dei mercati finanziari globali. Il nostro governo, dentro il contesto della grande crisi mondiale, ha accettato e difeso il suo ruolo di burattino. 

I mille tentennamenti hanno infine prodotto una manovra finanziaria che taglia definitivamente lo stato sociale, incentiva le privatizzazioni dei servizi, dilata la precarietà del lavoro ma, nello stesso tempo, lascia intatte le grandi rendite finanziarie. 

La scelta è stata chiara: scaricare i costi della crisi sulla vita degli uomini e delle donne rendendola completamente subordinata alle leggi del profitto e, allo stesso tempo, tutelare i privilegi della classe politica, industriale e bancaria, cioè di coloro che sono i principali responsabili della condizione disastrosa che stiamo attraversando. 

E mentre il lavoro è reso sempre più precario, lo stato sociale viene cancellato, la scuola pubblica dequalificata, l’ambiente devastato dalle speculazioni edilizie e dalle grandi opere, i migranti costretti alla clandestinità, l'attacco è rivolto principalmente alla democrazia e ai diritti: l’economia della crisi mette in ostaggio la politica, impedendo di fatto l’esercizio di qualsiasi residua forma di sovranità popolare, definitivamente soffocata dai dogmi della governabilità e del pareggio di bilancio.

 Ripagare il debito e raggiungere forzatamente il pareggio di bilancio, addirittura formalizzandolo nelle costituzioni nazionali, diventa la priorità assoluta per chi governa la crisi. Crediamo che per ripartire sia necessario un progetto di alternativa che richieda come condizione preliminare la rottura di questo quadro di compatibilità e, di conseguenza, non può che partire dal rifiuto radicale della logica del pagamento del debito a ogni costo e del pareggio di bilancio.   

Ci sono momenti in cui si percepisce chiaramente che qualcosa sta cambiando, che possiamo vincere e che si può trasformare realmente e radicalmente l'esistente: è il prodotto di un percorso comune di lotte, un tracciato di libertà e dignità che è cominciato con la grande mobilitazione studentesca contro la riforma Gelmini , ha visto la coraggiosa lotta degli operai della Fiom di Pomigliano, Mirafiori e Fincantieri, ha attraversato la giornata del 16 ottobre ed è esploso nel tumulto del 14 dicembre . 

La straordinaria vittoria del referendum sull'acqua bene comune e sulle energie alternative, le rivolte dei migranti nei CIE, le istanze contro la precarietà e per la liberazione da tutti i meccanismi di subordinazione nel mondo del lavoro e della formazione, la lotta per la difesa dell'ambiente contro lo sfruttamento e la messa a profitto, sono i terreni delle mobilitazioni sociali che hanno costruito i contenuti del 15 Ottobre, la piattaforma per il cambiamento che vogliamo. 

Non ci sentiamo obbligati a seguire nessuna scelta imposta da una classe politica, finanziaria ed industriale totalmente fallimentare e parassitaria: le mobilitazioni dell'ultimo anno, hanno dimostrato di saper immaginare il conflitto come pratica immediatamente costituente, come terreno di riappropriazione della decisione democratica, al di fuori da ogni nesso di delega e rappresentanza. 

E' necessario dunque organizzare la nostra indignazione. Il 15 ottobre a Roma sarà una grande data di mobilitazione dove diremo no a tutte le politiche di austerity imposte dalla finanza mondiale e dimostreremo che nessuna coscienza è sopita di fronte alla meschinità di questo governo. Iniziamo da ora a costruire la mobilitazione nei nostri territori sapendo che in questo non siamo soli, il clima di sommovimento è comune in tutto il Mediterraneo e il futuro non può che rivelare la necessità di un agire politico nuovo e radicalmente diverso.

 Costruiamo ora l'alternativa!      

Ambasciata dei Diritti 

Ya Basta! Marche

Centri Sociali delle Marche