Processi G8 2001

De Gennaro e Mortola sono innocenti. I manifestanti sono i veri delinquenti

12 / 10 / 2009

La Corte di Appello di Genova ha condannato a complessivi 98 anni di carcere i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti di Genova 2001.

Più precisamente, la decisione, che ricalca quella emessa nel primo grado di giudizio, ha portato alla dichiarazione di prescrizione per i fatti di via Tolemaide e zone limitrofe e ad un aumento di pena per gli attivisti ritenuti “del blocco nero”...

Le pene, già elevatissime in prima istanza, sono state per questi ultimi aggravate fino ad arrivare ai 15 anni comminati ad F.P. (uno degli imputati).

Per capire quanto tale decisione sia “abnorme”, è sufficiente pensare che proprio F.P., ad esempio, viene condannato ad una pena raggiunta solo per reati di ben altra gravità (dall'omicidio allo spaccio internazionale di droga) perchè ritenuto colpevole di aver danneggiato un paio di autoveicoli ed un autosalone in C.so Marconi. Tutto ciò nella sola giornata di sabato 21 luglio, anzi in un arco temporale che non supera le 2 ore, e mentre la Polizia, schierata in forze poco distante decideva consapevolmente di non intervenire “di fronte a semplici danneggiamenti” (dalle testimonianze dei funzionari presenti).

Per questi fatti, 15 anni di carcere sono davvero troppi. Quasi fantascientifici. E lo sono anche gli 8 o i 10 o i 12 comminati agli altri imputati.

Sarebbe interessante riflettere più lungamente sulle motivazioni per cui nella stessa settimana l'ex capo della polizia Gianni de Gennaro e l'ex capo della digos Spartaco Mortola, sono stati invece assolti per non aver commesso il reato di induzione alla falsa testimonianza del questore Colucci nel processo Diaz. Sarebbe anche interessante capire perchè, in questo Paese sia tuttora vigente una sorta di impunità derivante dallo stato personale e di servizio per le forze dell'ordine.

Lo abbiamo visto al g8 di Genova, così come nei processi per le morti di Gabriele Sandri o di Federico Aldrovandi e dei molti altri per i quali neppure si è aperto un procedimento penale.

Occorrerebbe ragionare su quanto tutto ciò abbia a che vedere con il ritorno ad una sorta di disparità fra semplici cittadini e uomini in divisa propria degli stati autoritari e che vede oggi in Italia la reintroduzione, ad esempio, del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, cancellato solo pochi anni orsono dalla Corte Costituzionale.

E tuttavia, oggi quello che ci troviamo di fronte è una sentenza che ritiene comportamenti collettivi di piazza di gravità di certo non eccessiva (parliamo sempre di danneggiamenti di cose mobili o immobili e mai di reati contro la persona) sanzionabili con 10, 15 anni di carcere.

Una sentenza che ha sancito l'illegittimità della carica dei carabinieri in via Tolemaide, certo, ma che ha, dall'altro lato, deciso che una parte del movimento dovesse subire una repressione durissima.

A questo ha condotto l'utilizzo di una norma come il 419 c.p. (Devastazione e saccheggio), che aveva già dato i suoi frutti nei procedimenti contro i tifosi e che da qualche anno viene calato come una scure sulle manifestazioni di piazza.

Una norma indeterminata nell'oggetto, eccessiva nella pena se applicata senza considerare il contesto nel quale è inserita dal nostro codice, ovvero una situazione di grave pericolo per l'ordine pubblico. Una norma, ancora, che prevede una pena edittale superata solo, nel titolo in cui è inserita, dall'essere promotore di un’associazione di stampo mafioso armata...

Il compito che ci spetta, pertanto, è da domani quello di aprire una discussione seria sull'utilizzo della norma in questione per questo tipo di episodi. Ciascuno nel proprio ambito, giuridico, politico o istituzionale.

Perchè nessuna vetrina e nessuna automobile meritano tanta vita dietro le sbarre di una prigione.

Intervista all'avvocato Laura Tartarini sull'assoluzione di De Gennaro e Mortola