Della potenza

24 / 12 / 2010

La sensazione che stiamo provando è di essere immersi in qualcosa di straordinariamente nuovo ed importante. Un bene comune chiamato movimento. Proprio in quanto movimento, è nuovo, è mai visto, è incommensurabile per ogni misura data. Bene fa Francesco a sottolineare l'originalità come ingrediente naturale di ogni stagione di movimento e come, pertanto, non lo si possa descrivere come nuova istanza di modelli già vissuti. Le categorie, il lessico, la composizione tecnica e politica, la strategia e la stratificazione soggettiva interna sono un non visto. Per questo mette in gioco, moltiplicandolo, chi lo abita e lo costituisce, in difficoltà chi lo combatte, in crisi chi lo impatta.

Le forme corteo, la tematizzazione delle assemblee, la fascinazione che produce nell'esercizio della lotta, a volte molare, a volte ripetutamente distribuita come rizoma nei territori, evoca la possibilità di stare modernamente in una nuova crisi di sistema, senza avere un esito destinato, già scritto, “rivelato”.

Nella fisica dei corpi la potenza è misurata come prodotto della forza per la velocità, come a indicare che laddove tu sia forte, abbia massa e stia accelerando, ti serva anche la velocità di spostamento per essere potente.

La Repubblica e parte del trasversale partito dell'unità della governance “tifa” 22 contro il 14. Tifa, cioè, in maniera prescrittiva ciò che va bene e ciò che evitato.

Come si vede nei corsivi dei giornali, emerge il tentativo di contrapporre la giornata di iniziativa del 22 dicembre (celebrandola come 'la testa') al 14 (esecrandola come 'la pancia'). Insomma, gli studenti pacifici contro il Ddl Gelmini vanno bene a La Repubblica - e a Napolitano; un processo di coalizione radicale che si ribella e si scontra per un'uscita a sinistra dalla crisi e che "parla di tutto" e' non considerabile.

Questa lettura occulta la continuità soggettiva che c'è stata, c'è e che rimane nelle articolazioni della lotta, dispiegata geograficamente e molteplice, carattere che si svilupperà a gennaio quando verranno calendarizzati i decreti attuativi del Ddl e la crisi economica continuerà a permeare i territori.

Analogamente il movimento viene letto senza approfondire la sua composizione interna. “Gli studenti” sono un unicum piatto, che non evidenzia il carattere di classe e di ciclo. “Gli studenti”, invece, sono lavoro e sapere vivo in movimento, sono generazioni stratificate e ricombinate che subiscono il ricatto della povertà, come condizione precisa, dura ed irreversibile, sono frammenti differenti e s/composti dalla crisi che si uniscono nella loro lotta, precari del sapere, destinati all'umiltà del lavoro subordinato ed autonomo del tardo impero berlusconiano, sono vite senza futuro. A meno che non si cambi l'esito di questa partita.

Lo studente ed il precario, e viceversa, sono connessi costituzionalmente senza soluzione di continuità.

Questo è una prospettiva che apre e che non si chiude, che fa vedere la genealogia delle alleanze in costruzione, come il movimento contro il Ddl Gelmini sia correntemente il volano della ricomposizione politica, come si vada immediatamente a rilanciare la lotta verso la generalizzazione dello sciopero generale (cifra degli striscioni di apertura delle manifestazioni del 22 e claim di Piazza del Popolo il 14).

L'altro lato della sfida è affrontare fino in fondo la costruzione comune dell'alternativa politica.

Intendo riferirmi alla produzione di un progetto di attraversamento della crisi che la voglia risolvere in un'alternativa di sistema, anche non solo nazionale, ma che si può giocare sullo spazio europeo, simmetricamente al passaggio della sovranità sulle leggi di stabilità a Bruxelles pianificato per il 2011.

Il week end del 22 e 23 gennaio “Uniti contro la crisi” propone a tutti ed a tutte un seminario_evento che si sviluppa attorno ad alcuni nodi tematici della fase che sono del cruciali: il superamento della dicotomia reddito e salario, il nodo della contraddizione ambientale e della valorizzazione dei beni comuni nella critica dello sviluppo, la messa a verifica di come si debba dare uno sciopero generale efficace sono nodi che vogliamo affrontare nel corso del dibattito.

Dobbiamo essere veloci&forti nel cogliere l'attimo e nel tenere aperto lo spazio politico, di aprirlo ancora maggiormente.

Saremo potenti se sapremo non fermarci a raccontare -e celebrare-quello che abbiamo fatto, ma narrare di un futuro non ancora scritto per questo movimento.

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