La
politica estera e la diplomazia internazionale non sembrano più essere
priorità per gli Stati. Ai potenti del mondo sembra interessare solo la
globalizzazione dei mercati e dei mercanti. Capi di Stato e di Governo,
multinazionali e lobby si incontrano per gli affari, per le merci, per
come consolidare il liberismo del terzo millennio: più mercato, meno
regole, pochi diritti (per i più forti). Poco importa, poi, se la Cina
rafforza la sua potenza economica nel disprezzo dei diritti dei
lavoratori e invade il mercato internazionale con violazione delle leggi
doganali. Poco importa se i paesi dell'ex blocco sovietico diventano
terra di conquista delle mafie imprenditrici. Poco importa se l'economia
mondiale è corrosa da corruzione e riciclaggio del denaro sporco, in
gran parte proveniente dai traffici di droga. Oggi tutti si
scandalizzano delle trivellazioni del petrolio al largo delle coste
statunitensi che hanno provocato una tragedia, un crimine contro
l'umanità. I governanti dov'erano? Non si può ignorare che le lobby del
petrolio condizionano elezioni e governi, così come le lobby delle armi e
le multinazionali del cibo e dell'acqua. E che dire degli speculatori
di opere pubbliche inutili, ma utili per drenare soldi e far affari?
Oggi si trepida per la distruzione delle foreste in Russia e per il
raccolto di grano. Quanti sono al corrente che Putin ha smantellato le
guardie forestali e attuato la politica della deforestazione? La
politica estera non può essere quella dei mercanti e dei faccendieri.
Perché gli Stati Uniti non affrontano in modo serio e innovativo la
questione mediorientale? Perché si trascina il conflitto in Afghanistan?
Perché non si attua un piano per la globalizzazione dei diritti? Perché
non si realizza un progetto organico per salvare il pianeta con idee
rivoluzionarie in grado di tutelare natura e creare sviluppo economico,
con distribuzione delle ricchezze e lotta alla povertà? Invece no.
Sempre e solo petrolio, nucleare, armi, cementificazione del terzo
mondo. Per non parlare della politica estera italiana ridotta
all'organizzazione degli affari di Berlusconi con Gheddafi e Putin. A
parte i vergognosi tagli economici alla diplomazia italiana, è nauseante
osservare gli inciuci liberticidi e criminogeni sull'immigrazione che
Maroni e Berlusconi hanno stretto con il leader libico. E che dire
dell'odore dei soldi che caratterizza il legame, quasi carnale, tra
l'ex-compagno Putin e il sultano nostrano? L'Europa può svolgere un
ruolo nuovo, di rinnovata azione politica per l'attuazione della
globalizzazione dei diritti: salvaguardia della natura, il pianeta come
ricchezza da vivere e non come realtà da sfruttare, tutela dei più
deboli e riduzione di ogni tipo di distanza, democrazia globale e lotta
alle varie forme di sfruttamento. La politica estera è uno dei luoghi
dove costruire l'alternativa politica al berlusconismo che considera il
globo solo come luogo da consumare per fare soldi.
Luigi de Magistris