di Marco Rigamo

E adesso, generale?

Il generale Giampaolo Ganzer, attuale comandante del Ros, è stato condannato a 14 anni di carcere per associazione a delinquere.

12 / 7 / 2010

L’ottava sezione del Tribunale di Milano ha accolto le richieste del pm Zanetti e ha condannato il generale Ganzer a “soli” 14 anni di galera contro i 27 richiesti. “Le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni” è stato il suo unico commento. Ma nell’attesa - a titolo di sostegno pieno all’ipotesi della costituzione di un’associazione per delinquere (costituita in banda armata, aggiungeremmo noi) finalizzata al traffico di droga e armi, al peculato, al falso e ad altri reati al fine di fare una rapida e folgorante carriera - non si possono non annotare anche le altre numerose e pesanti condanne di altrettanti suoi ex colleghi e sottufficiali. La vicenda, come è noto, fa riferimento all’attività criminale del nucleo antidroga del Ros nella prima metà degli anni ’90: importazione di droga e armi, raffinazione diretta e spaccio di eroina e cocaina, distrazione di denari sequestrati, sequestri fasulli. Ce ne siamo già occupati in passato.

Il punto è: com’è che si rispettano le sentenze?

La notizia è di queste ore, ancora non sono note le difese autorevoli e bipartisan che sistematicamente accompagnano le decisioni della magistratura laddove uomini di potere finiscano condannati: non c’è dubbio che anche in questo caso non mancheranno. In altre parole: lo vogliamo rimuovere Ganzer dal comando del nucleo di polizia giudiziaria più importante e delicato del nostro paese, o no? E chi se lo va a prendere? E ancora: se tutta l’operazione di falsificazione di cui è stato protagonista era finalizzata all’avanzamento rapido in carriera, non sarebbe il caso di rispolverare qualche altra faccenda? Tipo la partecipazione al “Teorema Calogero” fabbricando testi coimputati tra cui, guarda caso, un tossico spacciatore; la gestione processuale e finanziaria del pentito Br Michele Galati; l’eccidio efferato di una banda di giostrai in Friuli; le infiltrazioni e le complicità con la malavita del Brenta; il comando operativo durante le giornate del G8 a Genova 2001; e soprattutto, ultima in ordine di tempo, l’edificazione dell’inchiesta che ha mandato sotto processo a Cosenza un bel numero di partecipanti a quelle giornate.

Una condanna a 14 anni di carcere paralizzerebbe la carriera di qualsiasi cittadino, se poi si trattasse di un attivista dei movimenti significherebbe la sua vita segnata per sempre. Ma questa è un’altra faccenda. Nel caso di Ganzer una promozione come per i torturatori di Genova appare improbabile, avendo già raggiunto il grado più alto dell’Arma. Potrebbe forse aspirare al ruolo di capo di Stato Maggiore o forse si creerà qualche più alto incarico ad hoc tipo consigliere personale del presidente del Consiglio, aspettiamo fiduciosi, De Gennaro insegna. Nell’irresistibile ascesa del generale noi vediamo in realtà solo un’altra prova degli intrecci che riguardano potere politico, malaffare, trame occulte, mafia, camorra, comando sulle dinamiche di conflitto. Noi, che siamo irrimediabilmente ingenui e romantici, pensiamo che in qualsiasi civiltà giuridica che aspiri legittimamente a ritenersi tale Ganzer andrebbe immediatamente rimosso da ogni incarico. Pensiamo che li vadano tolti pistola e distintivo. Per il bene del Paese.