Emergenza senzatetto, tende sotto il Comune

La Rete Diritti in casa e il gruppo che ha occupato un'ex fabbrica in via Guastalla hanno manifestato sotto i portici del Grano per denunciare il problema casa a Parma: sei migranti rischiano di tornare sulla strada e sono in aumento gli sfratti di disoccupati, soprattutto donne

14 / 12 / 2009

di Maria Chiara Perri

Prima o poi anche a Parma sorgeranno le baraccopoli. E' quanto denuncia la Rete diritti in casa insieme a Società di riappropriazione urbana, il gruppo che nelle scorse settimane ha occupato uno stabile in via Guastalla per dare casa agli immigrati senzatetto. Adesso, però, tira aria di sgombero. Niente di ufficiale, solo voci. Ma il rischio per i sei extracomunitari che abitano nell'ex fabbrica è quello di ritrovarsi sulla strada con l'inverno alle porte. Per scongiurare le istituzioni e tutta la cittadinanza di farsi carico dell'emergenza abitativa le associazioni hanno così anticipato, con una manifestazione simbolica, quello che potrebbe accadere: tende piantate sotto i portici del Grano. Mentre in municipio si teneva un consiglio comunale infuocato sull'aggressione a Berlusconi, i ragazzi di Sru e Rete diritti in casa hanno aperto due tende da campeggio nel piazzale ed esposto uno striscione con la scritta "Stanchi della speculazione non ci rimane che la riappropriazione". In piazza c'erano anche tre uomini tunisini che attualmente alloggiano nella fabbrica occupata insieme a un connazionale, a un giovane della Costa d'Avorio e uno del Mali. Tutti con regolare permesso di soggiorno, svolgono lavori saltuari nell'edilizia. La crisi economica, i pagamenti dilazionati o mai visti, le scarse retribuzioni impediscono loro di poter affittare un'abitazione a prezzi di mercato. "Chiediamo al Comune una politica che faccia fronte all'emergenza abitativa, con case popolari e affitti agevolati" dichiarano i giovani manifestanti, a pochi giorni dalle "ronde edilizie" che hanno segnalato gli alloggi Erp lasciati sfitti. Il problema dell'emergenza abitativa non affligge soltanto gli immigrati: sempre più persone, soprattutto donne, si rivolgono allo sportello della Rete Diritti in casa dopo aver ricevuto lo sfratto, non potendo permettersi l'affitto per aver perso il lavoro.