Empoli- Sfruttamento e ricatto nei call center

Denunciato imprenditore: contratti irregolari e retribuzioni di 3 euro l'ora

6 / 8 / 2012

Alcuni giorni fa ad Empoli la guardia di finanza e l'inps hanno denunciato un imprenditore che nei suoi due call center (E-net e Sant'Andrea) ha impiegato cicra 260 lavoratori precari con contratti irregolari.

Il metodo utilizzato da Marco Saletti, l'imprenditore denunciato, è una delle tante forme di sfruttamento ben conosciute da tantissimi giovani e in tanti altri settori: i 268 lavoartori erano assunti come collaboratori, con un contratto a progetto, mentre in realtà avevano un rapporto lavorativo da dipendenti. Uno dei tanti modi per far lavorare dei giovani senza diritti e sotto il ricatto.

La guardia di finanza e l'inps accusano di l'imprenditore di aver, in questo modo, evaso alcune centinaia di migliaia di euro di tasse e di contributi previdenziali. Ma dai loro accertamenti emerge anche una situazione di estremo sfruttamento dei lavoratori, i quali oltre ad avere un contratto irregolare e senza diritti, percepivano una retribuzione di circa 3 euro l'ora, per guadagnare 300 euro al mese.

-di seguito il comunicato dei Cobas Empoli-Valdelsa e della Comunità in Resistenza sull'accaduto:

Sfruttamento e ricatto nei call center empolesi

Marco Salettiè unimprenditore diVinci chedal 2008al 2011ha sfruttato268 giovanidella zonasottopagandoli (2,50euro all'ora) come centralinistinei suoidue callcenter diEmpoli (E-nete Sant'Andrea),a voltenon pagandoliproprio, comunquestipulando contrattidi collaborazionea progetto che occultavano lavorosubordinato, questionesu cuisi èespressa avarie ripresela Cortedi Cassazione(si vedaad es.la sentenzan.4476 del21 marzo2012).
L'operatore dicall centerè ilsoggetto esemplaredello sfruttamentodel lavoroimmateriale diquesti anni.Soggetto nuovoper unlavoro cheprevede lestesse vecchieforme disfruttamento tipichedella fabbricatayloristica. Lestorie cheemergono daidue callcenter empolesievidenziano infattil'ossessivo ecostante controllodei tempi,l'elevato tassodi stresse ilricatto costantedella riconfermacontrattuale. Imprenditorisenza scrupoliche possonocontare suuna giunglaretributiva chené laSpending reviewné gliaccordi confederalial ribassohanno minimamenteintaccato. Indifferential rispettodelle condizionilavorative, i call center sono stati tra i luoghi più “visitati” dai servizi ispettivi delle ASL e del ministero del lavoro. Numerosi studi scientifici hanno messo a nudo le diverse criticità tipiche del call center e gli effetti negativi prodotti sulla salute degli “operatori”:disturbi muscoloscheletrici, dolorialle orecchie,senso divertigine, cefalee,riniti causatedalle cuffiedi spugnanon sanificate,disfonie funzionali(malattie dellavoce caratterizzateda alterazionedel timbrovocale).
E' un modello organizzativo che si va affermando sempre più prepotentemente sia nel mondo dell’impresa privata che in quella della pubblica amministrazione in quanto permette di aggredire più efficacemente i “mercati” e tagliare pesantemente il costo del lavoro. Alti profitti e bassa qualità del servizio che lavoratrici e lavoratori pagano pesantemente sia in termini di salute che di precarietà di reddito.
Condizioni che i Cobas denunciano da anni, portate alla luce grazie alla lotta dirompente dei precari di Atesia e che ha costretto l'azienda e cgil, cisl e uil a firmare un accordo per l'assunzione a tempo indeterminato di 6500 lavoratori. Una vicenda estesa successivamente a tutti i grandi gruppi delle telecomunicazioni. Abbiamo denunciato le politiche delle imprese di TELECOMUNICAZIONI che, attraverso la dichiarazione di finti esuberi, utilizzano i soldi pubblici destinati agli ammortizzatori sociali per aumentare la flessibilità della forza lavoro dentro l’azienda e ridurre drasticamente il numero dei dipendenti stabili per sostituirli con lavoratori precari e/o delocalizzare le attività dove il costo del lavoro è più basso. Denunciamo anche l'assoluto disinteresse che amministrazioni pubbliche e società pubblicoprivate manifestano verso i lavoratori dei call center orientando la scelta di un appalto unicamente sulla base di considerazioni economiche al ribasso. Una indifferenza testimoniata dal voto unanime sul cosiddetto “decreto Sviluppo” e in particolare su un piccolo comma (per la precisione il settimo dell’articolo 24 bis), che prevede per le “attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzata attraverso call center outbound”, vale a dire al telefono, la possibilità di lavorare col contratto a progetto vita natural durante. Precarietà a vita.
Nel rivendicare l' assunzioni immediata e a tempo indeterminato per tutti i lavoratori dei call center (sia “in bound” che “out bound”), ricordiamo che la nostra sede di Empoli (via XXV aprile n.1, Ponte A Elsa) è a disposizione per consulenze e sostegno legale tutti i mercoledì dalle 21 in poi.