Essere sudditi

di Federico Campagna

2 / 5 / 2011

Ve li ricordate i volti della folla nei film di Disney sulle principesse? Se guardate bene, nelle feste danzanti di Cenerentola o della Bella Addormentata, vedrete come i disegnatori non hanno nemmeno sprecato tempo creando a ciascuno un volto diverso. Macchie di colore, blobs rosastri, volti senza occhi. Così è giusto che vengano rappresentati i sudditi.

 E’ quindi forse per una questione estetica che la mano pesante del governo Inglese ha deciso di ritoccare lo sfondo umano dei preparativi per il ‘matrimonio del secolo’, tra il principe ereditario William e Kate, la cenerentola figlia di milionari dal sangue comune.

 Del resto, anche la polizia era stata chiara: nessun disordine sarebbe stato tollerato. Troppi soldi in ballo (tra cui qualche dozzina di milioni di sterline di denaro pubblico, graziosamente donati dal governo agli sposi), troppe televisioni di tutto il mondo sintonizzate sull’evento, troppo peso politico per un matrimonio dal sapore medievale, in cui la mistica unione tra la corona e i suoi sudditi trova la sua celebrazione più alta.

 Quello che non si sapeva, o che forse ingenuamente non ci si aspettava, è stata la forza e la rapidità di questo intervento di chirurgia plastica sul corpo sociale. Dopo averci abituato alle guerre preventive e ai fermi preventivi delle kettle, nei giorni appena precedenti il matrimonio la Met Police ci ha sorpreso con una raffica terrificante di azioni preventive per il mantenimento dell’ordine pubblico.

 La mattina di Mercoledì, due giorni prima del matrimonio, due squat a Brighton, a un’ora di treno da Londra, sono stati sgomberati dalle squadre antisommossa del Territorial Support Group. Il pomeriggio dello stesso giorno, dozzine di bandi sono stati emessi dalla Met Police nei confronti di attivisti sospettati di stare progettando disordini: come nelle migliori tradizioni medievali, ai prescelti per il bando è stato vietato di entrare nella zona centrale di Londra per le successive 48 ore.

 Dopo una notte relativamente tranquilla, la mattina di giovedì, il giorno prima del matrimonio, è stata inaugurata di nuovo dalle sirene del TSG. Con un’azione simultanea, dozzine di camionette cariche di celerini in riot gears hanno attaccato quattro centri sociali nell’area di Londra. Uno dopo l’altro, l’art-squat Ratstart, il villagio eco-hippy Grow Heathrow e gli squat Offmarket, Petroseige sono stati sgomberati e chiusi dai sigilli della polizia. Diciassette persone sono state arrestate, con accuse fantasiose che vanno dalla ‘ricettazione’ alla ‘astrazione di energia elettrica’ (sic!).

 Mentre le camionette della Met Police trasportavano gli arrestati nelle centrali più vicine, i telefoni degli attivisti di tutta la città venivano attraversati da tempeste di messaggi in tempo reale, che chiamavano alla mobilitazione e alla solidarietà immediata. Anche su internet i network radicali si trasformavano immediatamente in tante nuove ‘Radio Alice’, prendendo alla lettera la lezione Egiziana delle possibilità democratiche di piattaforme come facebook e twitter. Ma l’Egitto è l’Egitto, e l’Inghilterra è tutt’altra cosa. Nonostante le settimane di pubblicità gratuita post Piazza Tahrir, in un solo giorno Facebook ha calato la sua ghigliottina su più di cinquanta profili collegati all’area dell’attivismo Londinese. Arts Against Cuts, Goldsmiths Fightback, London Student Assembly e tanti altri spazi di discussione politica antagonista sono stati chiusi senza spiegazione, in sospetta coincidenza con le azioni di polizia offline. Persino Freedom Press, casa editrice anarchica della zona di Whitechapel che funziona quando necessario da sponda di Indymedia, ha visto il proprio sito oscurato per il resto della giornata. La sera di giovedì è scesa cupa e pesante, con la pioggia che si tratteneva a stento nelle nuvole basse.

E finalmente, sotto una luce tropicale, umida e greve, il gran giorno è arrivato. Come da copione, quasi un milione di sudditi hanno allineato i loro volti senza occhi lungo la strada della parata reale. I soldati sono scesi lungo le strade nelle loro uniformi scintillanti, tra il fragore delle bande militari e il silenzio degli agenti in borghese confusi tra la folla. Nessun suono era fuori posto, nessuna voce ha urlato. Nell’arco di poco più di un’ora, prima che il mezzogiorno illuminasse l’abito da sposa della futura regina, altre cinquantadue persone sono state arrestate preventivamente. Un gruppo di teatro di strada, vestiti da zombie, un drappello di musicisti con cartelli anti-monarchici, dei ragazzi coi megafoni nascosti nello zaino, dei professori universitari con addosso la t-shirt sbagliata, qualche ‘bandito’ malauguratamente entrato nel centro città.

Ma questa storia non finisce così, con il bacio degli sposi sul balcone di Buckingham Palace e le celle che si chiudono nei commissariati del centro. Anche se nell’epoca degli arresti preventivi e della mind-police si ha paura anche solo a sognarlo, anche solo a saperlo, ci basti dire che questa storia non si concluderà così. Come nelle migliori storie d’amore, al matrimonio segue il divorzio, e all’unione mistica tra la corona e i suoi sudditi segue la scissione. In questa lotta senza fine tra la primavera e l’inverno, mentre i daffodils e le divise fanno a gara a riempire le strade, presto il ballo di corte finirà e Cenerentola e il suo bel Principe si troveranno di colpo indifesi, sotto i milioni di occhi che finalmente sbocceranno, lo sappiamo, lo sogniamo, anche sui volti esangui dei cittadini di quest’isola.

Federico Campagna

30 Aprile 2011, London