Da aprile a Bergamo si sta costruendo uno spazio di discussione cittadino, nel quale si mettono in discussione le dinamiche di trasformazione dello spazio urbano, ovvero la sua accessibilità, sostenibilità e partecipazione. Il quadro che si prospetta da tempo oggi amplifica processi quali la gentrificazione e la turistificazione, portando la città e tutto il suo territorio a diventare sempre più esclusivi ed escludenti: espropri, autostrade, DASPI urbani, parcheggi, tentativi di sgomberi, un’insana mobilità e la prospettiva della città vetrina sono solo alcuni degli esempi più calzanti, si potrebbe proseguire citando l’aeroporto tanto quando la preoccupante espansione di Air BnB.
Per essere alternativa a tutto questo ci riappropriamo
degli spazi della nostra città, li attraverseremo con i nostri corpi
per prendere posizione contro chi devasta la città, l'ambiente e il
territorio.
I primi responsabili sono il Comune di Bergamo e la
Provincia di Bergamo, al posto di promuovere socialmente una città a
misura di tutti e tutte, sostengono la speculazione e la predazione
del territorio.
Ci riapproprieremo della Fara in Città Alta
attraverso musica, socialità e aggregazione.
Questi i principali
punti della giornata contattaci per portare il tuo stand o per
aderire alla giornata.
1 – NO ALL’AUTOSTRADA BERGAMO
TREVIGLIO
L’opera è stata recentemente riportata al centro
dell’agenda politica dal neopresidente del Provincia Gafforelli e
dal sindaco Gori. La Bergamo-Treviglio ha trovato il sostegno sia del
centrodestra che del centrosinistra oltre che di Confindustria, del
sistema bancario e di tutti i sindaci dei comuni attraversati da
questa mostruosità.
L’interesse economico appiattisce le
differenze politiche, ma apre lo scontro su chi deve guadagnarci di
più. Di certo non ci guadagneranno i cittadini. Sono palesi le
illusioni diffuse sul presunto alleggerimento del traffico, sulla
maggiore velocità di
percorrenza, sui costi dei pedaggi e
sull’uscita dall’isolamento della Grande Bergamo. Invece noi
pensiamo che ci sarà solo una devastazione ambientale irreversibile:
sia per le condizioni di
inquinamento atmosferico, sia per le
coltivazioni agricole, sia per ecosostenibilità complessiva del
territorio, sia per il modello economico neoliberista e predatorio a
cui allude.
2 - UNA VERA GIUSTIZIA CLIMATICA
L’attuale
modello di sviluppo sociale ed economico non è più sostenibile, è
necessario imporre una diversa organizzazione del nostro modo di
vivere insieme. Dobbiamo perseguire una reale
giustizia climatica,
in grado di individuare i responsabili delle devastazioni ambientali
e tutelare chi è obbligato a pagarne i costi. Le soluzioni alla
green economy appaiono come semplici palliativi,
ed è evidente la
doppiezza dei governi o delle grandi aziende che - appellandosi a
fantomatiche svolte ambientaliste - tentano di celare alla
popolazione le proprie responsabilità. L’emergenza
climatica va
subito riconosciuta, e immediatamente serve uno cambiamento sociale
ed ecologico.
3- UN APPROCCIO SOCIALE DI ACCESSIBILITÀ ALLA
CITTÀ
Le trasformazioni delle aree urbane sono lente e poco
percettibili, ma se si presta attenzione si coglie come sempre più
si stia concretizzando una città più esclusiva ed escludente.
Città
Alta e l’aeroporto di Orio al Serio sono due situazioni
paradigmatiche. Città Alta è diventata un luogo simile a un luna
park, in cui si sono avviati progetti pericolosi ed assurdi quali
il
parcheggio alla Fara; Orio al Serio ha portato a Bergamo il
turista mordi e distruggi, ma anche un notevole inquinamento
dell’aria e sonoro. Sempre meno sono i luoghi in cui i cittadini si
possono
ritrovare a discutere, sempre più sono i luoghi messi al
servizio di un profitto economico privato e delle forze che attuano
la predazione del territorio a discapito dei diritti all'abitare,
agli spazi e ai
beni comuni, a un lavoro e un reddito dignitoso,
alla cultura e alla socialità. In questo contesto di rilevante
valore diventata la pratica della riappropriazione dei luoghi, degli
spazi e degli edifici presenti nel territorio.
4- UNA MOBILITÀ
SOSTENIBILE
Spostarsi nella Bergamasca è diventato sempre più
complicato e non sostenibile, e la classe dirigente locale non sembra
in grado di proporre delle reali soluzioni. Il tema della mobilità
non può essere affrontato solo da un punto di vista dell’attivazione
di investimenti pubblici e degli appetiti per accaparrarseli.
L’attenzione deve essere dedicata invece alle persone che sul
territorio si devono spostare e che poi sono anche coloro che di
fatto si accollano i costi sociali e ambientali delle scelte legate
alle grandi infrastrutture che non risolvono i loro problemi.
Riconsiderare la mobilità su ferro e quella collettiva, abbandonare
la progettazione della Bergamo-Treviglio, ripensare realmente il
ruolo dei mezzi a impatto zero e creare un reale trasporto pubblico
sostenibile, efficiente e a basso costo sono le scelte alla base di
una reale politica di cambiamento
in tutto il territorio e per
realizzare un’altra città.