Fateli entrare!

Pisa Book Festival 2013.Il comunicato della redazione di Derive e Approdi sull'inizitiva di autoriduzione

17 / 11 / 2013

Quest’anno le edizioni DeriveApprodi non partecipano alla piccola fiera toscana dedicata all’editoria indipendente. Non è stata una scelta premeditata, bensì un disguido. Un disguido di comunicazione, un intoppo sulla tempistica, normale amministrazione per chi come noi lavora à bout de souffle, da impresa autonoma precaria, da lavoro indipendente autosfruttato.Niente di più normale scordarsi un’iscrizione quando ci sono 2000 pagine da correggere di libri in uscita, tipografi da convincere perché stampino in 3 giorni un lavoro che ne vorrebbe 10, pregare pubbliche amministrazioni insolventi perché paghino i loro debiti (senza ricevere la benché minima risposta, ovviamente), rispondere just-in-time ai rifornimenti delle librerie, al va e vieni dei tir pieni di libri che scorrazzano tra magazzini, distributori, grossisti, editori e i meandri della logistica zero stock. Più o meno è questo il volto dell’editoria indipendente in Italia, al Nord, al Centro o al Sud. Sola. Se resiste, buon per lei. Se crepa, fatti suoi. Più o meno questo è il volto del lavoro culturale, del lavoro di formazione, del lavoro «creativo» alle stesse latitudini: indipendente (quindi solo), sfruttato (quindi povero), pagato il meno possibile (quindi senza valore). Se ce la fa, sarà merito della selezione. Se molla, che vada pure all’estero.

Da diversi mesi, insieme a decine di altri editori simili e diversi da noi, abbiamo avviato una discussione sulle condizioni di produzione e di diffusione del libro in un contesto di grande impoverimento della cultura, in un contesto che ha smesso di guardare al libro (e a chi i libri li produce e li scrive) come a uno strumento privilegiato di diffusione di risorse, di saperi, di intelligenza, di creatività, di differenza. Per questo abbiamo iniziato a parlare di un «ecosistema» del libro, che tenga conto di tutti i suoi viventi: lettori, studenti, insegnanti, traduttori, redattori, editori, distributori, giornalisti, tipografi… Un ecosistema da ripensare e ricostruire a partire dal fatto che il libro è un bene comune. Un ecosistema che non è composto solo di acquirenti, dati di vendita, corsa al ribasso sui prezzi, flussi di mercato.

Ci sorprende che il Pisa Bookfestival, fin qui una fiera dal volto umano nella sua dimensione quasi famigliare e molto amichevole, abbia scelto di punto in bianco di mettere un biglietto d’ingresso, ratificando una logica meramente commerciale che sul libro inizia a far acqua da tutte le parti. Gli editori, come sempre accade, non sono stati consultati. Se fosse accaduto, avremmo risposto che era meglio evitarlo, cercando risorse economiche (ammesso che la ragione sia un bilancio non sostenibile delle edizioni precedenti) attraverso altri canali.

È forse tempo che le fiere (e le relative istituzioni che le promuovono) smettano di pensare agli editori come a dei meri «banchettari» e ai lettori come a biglietti da staccare. È forse tempo che i viventi del nostro ecosistema, noi che lo abitiamo e lo facciamo esistere quotidianamente, abbiano diritto a una parola in più. La nostra, per il Pisa Bookfestival edizione 2013, è la seguente: chi non può pagare il biglietto, fatelo entrare!

La redazione DeriveApprodi