Femminicidio e controllo delle donne

28 / 12 / 2012

Sant' Agostino nel V secolo diceva: “Le donne andrebbero segregate perché sono causa delle involontarie erezioni degli uomini santi”.

Nel 2012 diversi preti hanno detto: “Femminicidio. Le donne facciano autocritica. Quante volte provocano?”.

Tempi bui per le donne che non sembrano voler mai tramontare. Uno degli ultimi autori di queste perle di bassezza intellettuale è il parroco di San Terenzo (Lerici) riprendendo esattamente i contenuti pubblicati tre giorni prima sulla rivista integralista cattolica Pontifex. A seguito delle polemiche provocate dal suo volantino shock, si è diffusa la notizia che volesse abbandonare il suo abito talare. Il parroco, però, si è subito preoccupato del tumulto provocato e ci ha tenuto a smentire la notizia appresa dai giornali secondo cui si sarebbe presto spogliato dei suoi abiti sacerdotali, ma non si è minimamente preoccupato di porgere alcuna scusa nei confronti di tutte le donne, ragazzine e bambine che ogni giorno subiscono una qualche forma di violenza e mancanza di rispetto in relazione al proprio esser di sesso femminile. Il prete si limiterà a prendere un periodo di pausa per lo stress provocato dalle polemiche, augurando intanto, tra una giustizia divina e l'altra, un colpo e un incidente ad un giornalista che ha provato ad intervistarlo sulla faccenda. D'altronde, la biografia del succitato parroco è ricca di questi episodi di intolleranza verso le minoranze di ogni genere, cominciando dalle donne, passando per gli stranieri, disabili, islamici e concludendo con i turisti per non far sentire nessuno escluso.

Solo nel 2012 sono più di un centinaio (senza considerare quelle non accertate) le donne assassinate da uomini, per lo più dai propri partner, allargando così il fenomeno del femminicidio. Ma c'è qualcosa di molto più grave di queste violenze e omicidi, sostengono i preti, parlano dell'aborto il quale è paragonato ad una strage vera e propria.

Purtroppo non possiamo passar sopra a queste parole scritte con fermezza e determinazione, poiché chi le pensa e poi le divulga è la chiesa cattolica, un'istituzione che influisce pesantemente sul pensiero già maschilista, razzista e omofobo (cattolico insomma), facendo politica pesantemente su temi quali la contraccezione, la sessualità e l'autodeterminazione femminile. La cosa più preoccupante è che la violenza con cui sono scagliate queste parole raggiungono attraverso il “movimento per la vita” anche luoghi pubblici e laici come gli ospedali o le scuole, impostando la loro dottrina come substrato su cui far crescere le nuove generazioni. Dottrina che raggiunge anche la legge che dovrebbe essere sopra le parti, così alla domanda se sono le donne a provocare, sentiamo rispondere un magistrato “direi di no, poi però bisogna vedere caso per caso. Sarebbe bene che le donne evitassero ambienti poco raccomandabili per una questione di sana prudenza”. Peccato però che questi sentenziatori non si siano informati e non sappiano che gli omicidi delle 122 donne uccise nel 2012 sono stati compiuti all'interno delle mura domestiche da parte dei propri familiari o partner con ripercussioni devastanti nei confronti dei minori qualora presenti.

Tutti questi uomini hanno la presunzione di dare consigli su quello che deve essere il ruolo della donna, deve stare in cucina (evitando però di servire piatti freddi e del fast food come consiglia Pontifex), non deve provocare l'uomo e non deve sentirsi troppo autosufficiente. Quindi sebbene negli ultimi tempi le donne abbiano lottato perchè si potessero adottare nuove forme di aborto come l'RU486 (tanto per citare un esempio), di fronte a questi articoli si vedono costrette a fare un passo indietro e ribadire che nessuno deve permettersi di toccare quel po' di dignità, diritti e autodeterminazione conquistati in passato. I sacerdoti sostenitori di questo modello della donna, sono molto determinati e non hanno pensato di redimersi dai loro peccati, dato che le peccatrici siamo noi; non solo loro stessi non sono pentiti, ma nessuna istituzione ha pensato a sanzionarli e togliere loro la carica che rivestono. Il loro comportamento istiga e giustifica la violenza sulle donne e noi non lo accettiamo assolutamente. Ciò che servirebbe a rallentare il fenomeno del femminicidio sono interventi che si concentrano sull'applicazione di una strategia di prevenzione alla violenza e non certamente il cambio di vestiario, atteggiamento o autosufficienza delle donne. A questo fenomeno se ne aggiunge un altro che dilania questi tempi, la crisi, fattore per cui mancano sempre di più i finanziamenti utili ai centri antiviolenza, ma soprattutto reddito e servizi per le donne che vogliono uscire dai recinti familistici della violenza, poichè il problema è anche l'impossibilità economica per molte donne di uscire dalle case degli uomini violenti. Inasprire le punizioni già previste dalla legge non ha senso è, alla fin fine, un "pulirsi la coscienza" a buon mercato; il problema non è quanti anni di galera in più merita chi picchia o uccide una donna, ma l'impedirlo. E per questo servono procedure veloci e meno sospettose nei confronti delle donne che denunciano, che sappiano veramente rallentare, se non fermare, il fenomeno.

Un punto da cui le affermazioni becere dei preti prendon posto è vero, cioè che non sono gli uomini ad essere impazziti; ma sicuramente non vero è il motivo finale proposto per cui questi atti di violenza sarebbero compiuti. Esatto, non sono gli uomini ad essere impazziti. Il femminicidio è, infatti, il risultato di un sistema patriarcale e di un'ideologia maschilista antica e persistente a cui noi donne continuiamo ad opporci con quell'autodeterminazione e autosufficienza ormai assaporate delle quali non vogliamo mai più fare a meno!