A Imola in via Selice

Fra la via Emilia e Detroit, i primi frutti avvelenati dell'era Marchionne

Report dal presidio CNH

Utente: gianmarco
1 / 9 / 2009

La CNH è un'azienda che produce macchine per la movimentazione terra, fa parte del gruppo Fiat e fino a qualche tempo fa impiegava più di 550 addetti.

Impiegava, perchè è di questi giorni la notizia che la casa madre torinese ha deciso, con mossa unilaterale, non contratta nè con i lavoratori, nè con i sindacati, nè con le istituzioni locali, di avviare le procedure di Cassa integrazione straordinaria (per la durata di un anno), passaggio che segue un lungo anno di cassa integrazione ordinaria e che probabilmente anticipa la messa in mobilità definitiva di tutti i dipendenti e la chiusura dello stabilmento.

Dal mese di settembre del 2008 l'impresa ha funzionato a ritmi ridottissimi, quando non è stata completamente ferma. La Fiat ha così deciso di sacrificare l'impianto imolese, "salvando" quello di Lecce e quello di Torino, dalle uguali caratterisitiche produttive, ma le cui chiusure avrebbero probabilmente provocato ripercussioni politiche e sociali forse troppo pesanti per un'azienda alle prese con la crisi mondiale e con un gigantesco processo di riposizionamento nel mercato e nelle alleanze strategiche.

Marchionne e i suoi hanno deciso di intraprendere questa strada rifiutando mediazioni sindacali ed istituzionali, nella completa latitanza dell'attuale Governo.

L'unica risposta è arrivata dal basso, dai lavoratori che da mesi hanno allestito un presidio permanente ai cancelli della fabbrica, ed in particolare da uno di loro, Guido, che da una settimana ha intrapreso lo sciopero della fame, gesto estremo ma ritenuto inevitabile al fine di rompere il muro del silenzio eretto dai media mainstream, troppo impegnati nella santificazione del management torinese,  e soprattutto esigere un tavolo negoziale vero con Fiat e Governo.

Questa mattina, all'indomani dell'annuncio dell'avvio delle procedure di messa in Cigs, ci siamo recati davanti ai cancelli di CNH, per portare la nostra solidarietà, presente e futura, a Guido e ai sui compagni: i contributi video e le interviste realizzate sul luogo (seguiti da un nostro commento) rendono meglio di ogni altra cosa la drammaticità della situazione e il rischio di isolamento politico e sociale che corrono questi lavoratori.