Francia: la calda estate dei Rom

4 / 9 / 2012

Un mese di "evacuazioni" come vengono chiamate le espulsioni senza mezzi termini dei Rom dai loro siti di insediamento urbano. Luoghi dove poter installare case mobili, baraccati annessi a tende o semplicemente ripari dalle intemperie. La lista dei comuni che fanno sloggiare devastando gli accampamenti di immigrati provenienti dai paesi dell'Europa centrale, famiglie, moltissimi minori e tanti lavoratori, è lunga, insostenibile per i cittadini e anche per gli stessi attori amministrativi che dichiarano di voler proporre (senza trovare) soluzioni abitative nell'immediato e in prospettiva.

Al centro di questa politica senza orizzonte fatta di sentenze penali e violenti interventi con uso e abuso della forza pubblica, c'è il nuovo ministro degli interni socialista Manuel Valls. Lo stesso personaggio, ex sindaco di uno dei comuni coinvolti nelle operazioni di "pulizia" e di polizia alle porte di Parigi, il quale durante la campagna elettorale del presidente Hollande, si era impegnato a proporre ai Rom delle "soluzioni" efficaci. Abitative o militari?

All'inizio se così si può dire, di una questione ormai storica che prova l' indiscutibile continuità tra destra e sinistra rispetto alle politiche e alle pratiche nel confronti degli immigrati - c'è la denuncia della "miseria sociale e sanitaria".

In pieno inverno, con il termometro inferiore allo zero da giorni, l'Osservatorio della sanità pubblica della regione Île-de-France pubblica un rapporto allarmante sulla situazione dei Rom, condizioni di vita in luoghi insalubri, degrado sanitario ed esclusione dai servizi di base. Una popolazione in grande difficoltà economica e sociale. I campi Rom della regione parigina sono descritti come luoghi in totale abbandono, senza alcuna forma di possibile sopravvivenza materiale. Di fatto riserva di caccia per politici in cerca di facili prede sulla "sicurezza". Per il campo politico, la caccia al Rom non è neanche più terreno di discussione perché viene giustificata dall'autarchia oscena della miseria.

Altro elemento di prova e colpa, la scarsa scolarizzazione dei bambini Rom. Un problema che aggrava l'accanimento amministrativo sugli immigrati, europei e non -europei, e origina arbitrarie vessazioni anche da parte dei media. Problema al quale è stato ed è possibile dare concrete risposte senza devastare brutalmente l'habitat precario dei Rom, intervento politico-militare che non risolve la situazione ma l'aggrava ancora di più. E' ormai un dato scontato, purtroppo, che la segregazione matura a pari passo con l'esasperazione degli amministratori locali.

Le risposte concrete arrivano solo dai vicini dei 'campi', dagli abitanti che convivono negli stessi quartieri e da una parte dei cittadini che sostengono, aiutano e condividono un'economia di sussistenza compensando l'assenza di azione e prospettiva politica. La solidarietà dei medici, degli insegnanti o di altri professionisti, architetti o artigiani, degli studenti e delle persone attive nelle reti associative che intervengono insieme ai Rom per trovare soluzioni abitative o per portare avanti un'attività lavorativa para i colpi, serve a reagire agli attacchi e alle deportazioni 'accompagnate' ma non basta.

La denuncia dell'inefficacia del rientro forzato e 'premiato' con 300 Euro nei paesi di origine non ha spostato la politica di Sarkozy e neanche quella di Hollande. Le popolazioni allontanate ritornano sistematicamente perché trattate in Romania, in Bulgaria e nei paesi dei Balcani, ancor peggio che in Francia.

Altra soluzione discutibile è quella i "villaggi" costruiti per ospitare e inserire nel mondo del lavoro una limitata lista di famiglie "selezionate". Infatti i costi di questa scelta, considerata alternativa, sono spropositati e riservati ad un'infima minoranza.

In ogni caso l'appena nominato, Manuel Valls, ministro degli interni, ha le idee chiare, ha dichiarato che per lui "le cose sono semplici, laddove c'è una sentenza il campo viene smantellato". Con il consenso generale degli amministratori locali socialisti, come a Lilla per esempio il 9 agosto, senza proporre una casa ne' un'abitazione sostitutiva.

Non sono serviti né il richiamo della Commissione europea nel 2010, né l'allarme ONU di agosto 2012 che riguarda le garanzie contro l'arbitrio ed il trattamento inumano a causa dell'espulsione, singola o di gruppo. Le numerose espulsioni di questa estate non hanno suscitato molte reazioni tra le file della sinistra di governo e si può dire che il silenzio oltre a corrispondere ad una dichiarata approvazione parla dell'incapacità a cambiare discorso e terreno politico rispetto ad un' Europa tanto difesa alla BCE ma vilipesa con i suoi cittadini. Finché la paura, a profilo sociale o religioso, è il filo costante del dibattito che va dai Rom all'islam, sarà molto difficile che, nel pieno di una recessione economica e culturale, sia visibile, in Francia, una differenza fra un governo 'socialista' e uno liberal-populista.