Francia. Studenti e migranti indignati

19 / 12 / 2011

Circa cinque mila studenti immigrati e sans-papiers hanno manifestato domenica 18 dicembre "Insieme per i diritti e la dignità dei migranti e delle migranti". Hanno denunciato l'accanimento discriminatorio della politica sull'immigrazione che si abbatte su cittadini stranieri sempre più precarizzati con o sans papiers.

Lo striscione "Studenti stranieri indignati = diplomati, assunti, espulsi" apriva il corteo con i numerosissimi diplomati che rischiano l'espulsione a causa della circolare ministeriale del 31 maggio scorso che limita la possibilità di restare in Francia dopo il compimento del cursus universitario. Il contingente dei laureati che non possono ottenere il passaggio da studenti a lavoratori nonostante siano stati assunti da imprese francesi sta aumentando mese dopo mese. L'effetto di questa direttiva ministeriale si misura anche con le centinaia di domande di lavoro avanzate da diplomati stranieri che vengono cestinate. Il governo stesso è fautore di una esplicita discriminazione rispetto al diritto sul lavoro.

Un decreto pubblicato il 6 settembre, all'inizio dell'anno scolastico in corso, ridefinisce le condizioni per ottenere o per rinnovare un visto per studiare in Francia. Per ottenere l'autorizzazione ad iscriversi in un istituto universitario è necessario avere 620 E di reddito mensili (30% in più). Il ministro degli interni, Claude Guéant, giustifica questo aumento valutando, secondo un rapporto del ministero dell'istruzione pubblica che "la vita in Francia costa cara (...) per studiare bene non bisogna essere obbligati a lavorare".

Il livello dl reddito richiesto per studiare in Francia non è mai stato modificato dal 1982, fino ad oggi avrebbe dovuto equivalere almeno al 70% dell'ammontare di base delle borse di studio attribuite agli studenti stranieri. Ma questo decreto, deciso dal ministro Guéant con l'intento dichiarato di ridurre il numero di immigrati, sopprime questa equiparazione.

Più inquietante è la situazione che riguarda gli studenti dei paesi francofoni, conoscono la lingua dalla scuola materna, conoscono la cultura francese e spesso sono stati educati in scuole francesi ma devono partire o rientrare nel paese di origine pur avendo trovato un impiego qualificato.

Questa lampante situazione di illegalità va poi accorpata all'arsenale illegittimo delle misure di respingimento e di rimpatrio forzato che coinvolge moltissimi studenti non ancora diplomati, minorenni, e allievi con le rispettive famiglie.

Una politica restrittiva che non solo allarma ma interroga tutti quegli studenti, quei ricercatori e anche quelle imprese che vedono le porte della Francia chiudersi in un momento in cui, dalla Cina al Brasile, c'è una ricerca forsennata di 'cervelli' da importare e i paesi che ostacolano l'accesso agli studenti stranieri, nonché la possibilità di vivere un'esperienza professionale successiva al diploma, sono destinati a soccombere economicamente .