PORDENONE - A Nordest le coltivazioni Ogm diventano
terreno di scontro trasversale. Ieri in tarda mattinata una settantina
di No Global ha devastato un campo di mais a Vivaro (Pordenone), già nel
mirino di Greenpeace perché destinato, nonostante la legge lo vieti, a
produzioni geneticamente modificate. I giovani, friulani e veneti, tutti
in tuta bianca, sono penetrati nell'appezzamento
dell'imprenditore-agricoltore Giorgio Fidenato e hanno calpestato le
piantine, fino a distruggerle: "Abbiamo agito come una comunità indigena
che si ribella a un virus al servizio delle multinazionali", afferma
Luca Tornatore, il portavoce del gruppo Ya Basta!, autore del gesto.
Il
raid ha raccolto l'immediato plauso del governatore leghista del Veneto
Luca Zaia, da sempre oppositore degli Ogm: "È stata ripristinata la
legalità: la coltivazione era assolutamente fuorilegge. Chi introduce
organismi geneticamente modificati in Italia innesca le proteste,
sacrosante, di tutti coloro che hanno a cuore la nostra agricoltura.
Forse l'atto compiuto da alcuni ambientalisti è discutibile, ma bisogna
far capire alle multinazionali che nel nostro Paese non si possono
esportare coltivazioni Frankenstein".
Opposti i toni del
pidiellino Giancarlo Galan, successore-rivale di Zaia al ministero
dell'Agricoltura: "È stato un assalto squadrista e mi attendo che le
forze dell'ordine ne identifichino al più presto gli autori. Si tratta
di soggetti violenti, intolleranti, da condannare in ogni senso". Nel merito, Galan respinge le accuse di immobilismo: "Fin dalla
scorsa primavera ho disposto verifiche e controlli coordinati sulla
presenza o meno di semi transgenici delle coltivazioni in campo".
Critiche
al governatore del Carroccio anche da Flavio Pertoldi (Pd) della
commissione agricoltura del Senato: "Giustificando un atto di
illegalità, Zaia fomenta ulteriori focolai di disordine, che invece le
istituzioni devono fermamente condannare". Di parere diverso un altro
senatore democratico, Francesco Ferrante, convinto che "l'atto illegale
comprovato è la semina di ogm e la vera vergogna è il fatto che le
autorità preposte non siano intervenute".
Contrastanti anche i
commenti del mondo agricolo. "Non c'è da scandalizzarsi se quando si
semina vento poi si raccoglie tempesta", sostiene il presidente di
Coldiretti Sergio Marini. E gli imprenditori di Confagricoltura: "I
campi a mais Ogm non vanno coltivati finché‚ non sarà consentito dalla
legge, ma non è ammissibile entrare in una proprietà privata e
danneggiarla. Sugli Ogm bisogna far parlare la ricerca, sulla base di
serie valutazioni scientifiche e altrettanti seri passaggi politici".
Infine Slow Food, che fa parte della task force anti-Ogm: "Ad illegalità non si risponde con illegalità - commenta il presidente Roberto Burdese - ma ricordiamo che quel campo in Friuli esponeva le aree limitrofe al primo vero rischio di contaminazione da Ogm in Italia".