"Fuori i violenti dai cortei non facciamo il loro gioco"

18 / 10 / 2011

Gianmarco De Pieri, leader del Tpo, era a Roma: "Non sono innocente perché non sono un pacifista. Non spettano a noi le condanne". Ma a seguito degli scontri dei black bloc con la polizia "nessuno parla dei contenuti di quella manifestazione: per garantire il diritto dei cortei a essere tutelati ci vuole un servizio d'ordine interno".

di Lorenza Pleuteri - tratto da Repubblica Bologna

Non hanno intenzione di diventare "boy scout", convinti come sono che "il conflitto è la strada maestra da cui passa il cambiamento". Non faranno i delatori di massa, come altri. Ma quelli del centro sociale Tpo usano parole chiare, dirette ai black bloc: "Stateci lontani". E ieri sera si sono riuniti in assemblea, per discutere, riflettere, pensarsi al futuro. Anche Gianmarco De Pieri, il leader di via Casarini, era a Roma. Ed è lui - che di sé stesso dice "non sono innocente, non sono un pacifista" - a esprimere il punto di vista "del 99 per cento" e del "popolo dei pullman".

Che giudizio date su quello che di negativo e di violento è successo in piazza?
"Noi non siamo né un tribunale né giudici popolari. Non spettano a noi le condanne o le delazioni. Noi esercitiamo la critica politica. A Roma c'è stata una formidabile manifestazione di massa, con un numero enorme di partecipanti, senza insegne di partiti o di sindacati. Nella seconda parte della manifestazione ci sono stati comportamenti soggettivi di persone, divise in gruppetti, che hanno operato con viltà e con l'obiettivo di sabotare e distruggere il corteo e di impedire il comizio finale del Comitato 15 ottobre".

Siete voi le vittime, sta dicendo?

"Il risultato è che oggi non stiamo parlando dei contenuti di questa grande iniziativa, ma delle azioni di pochi, delle proposte di compressione della libertà di manifestare, di una legge Reale bis, tema su cui il ministro dell'Interno Roberto Maroni e Antonio Di Pietro sono in accordo. Chi ha fatto altro, nel corteo, ha diviso, separato, prodotto un arretramento politico. Ma a Roma siamo stati anche testimoni del comportamento eccessivo, pericoloso e spropositato dei reparti mobili e dei battaglioni. Parlo dei caroselli dei blindati e dell'uso degli idranti contro i manifestanti tranquilli. Le forze dell'ordine hanno contributo a far montare l'innesco. A un certo punto il priore di San Giovanni ha aperto i portoni per lasciare entrare le persone che non c'entravano nulla, prese di mira mentre stavano sedute sui gradini della basilica".

D'ora in avanti, che cosa succederà, nelle grandi iniziative cui prenderete parte?
"Roma è uno spartiacque. I percorsi di chi ricerca unità contro la crisi, il 99 per cento del fronte, si separeranno in maniera definitiva da quelli dei sabotatori. Premesso che democrazia è il diritto a fare e a dire quello che si vuole, e rispetto della volontà collettiva, occorre garantire il diritto dei cortei ad essere tutelati al loro interno. Per farlo, si va verso il ritorno del "servizio d'ordine interno". A chi ci ha sabotato diciamo: "Non vogliamo essere vostro ostaggio, stateci alla larga, noi andiamo da un'altra parte". Coloro che pensano di imporre un tipo di abbigliamento, o una certa pratica, non sono la nostra strada".

Basta fumogeni, non violenza a oltranza, stop alle azioni dure, a blitz come quello a Bankitalia?

"Non diventeremo tutti boy scout, ma nemmeno ostaggio degli "utili idioti" vestiti di nero. Vogliamo cambiare il Paese, essere in tanti, usare il conflitto come metodo. Stare insieme, tra le tante e diverse componenti del movimento del 99 per cento, non è semplice, né socialmente, né culturalmente. Ma lasciateci fare politica".

Andrete anche al convegno di Nomisma, dove è atteso il ministro dell'Economia Giulio Tremonti?
"Mah, vedremo