da Terra del 29 giugno 2010

"Giallo" sugli Ogm

di Elena Placitelli

Utente: mareadolce
30 / 6 / 2010

“Giallo” sugli Ogm, dagli organismi genuinamente mobilitati ai pacchi anonimamente notificati. Continua a far discutere la semina di mais transgenico che due mesi fa era stata annunciata via web dal Pordenonese. E il caso si tinge di “giallo”, dopo la protesta del 30 aprile, quando una sessantina di attivisti “genuinamente mobilitati” avevano occupato la sede pordenonese degli Agricoltori federati, l'associazione di imprenditori agricoli presieduta da Giorgio Fidenato e sostenuta dal movimento libertario di Leonardo Facco, che raggruppa i produttori in nome di un liberismo spinto. Nonostante il veto ministeriale, i due avevano annunciato la prima semina di mais transgenico in Italia, diffondendo via web le immagini che documentano la crescita delle piantine in un luogo oscurato. Da lì la protesta. Poi il silenzio, fino a giovedì scorso. Quando, nell'Udinese, il direttore dell'Ersa, Mirko Bellini, recapita nella sua abitazione un pacco anonimo. Al suo interno si trovano, in ordine: sei - sette foglie di piante di mais, una lettera anonima e una mappa che indica la provenienza del raccolto. Secondo la missiva, le foglie sarebbero state raccolte in un campo del Comune di Fanna, nel Pordenonese. Proprio dove tutti sanno che Fidenato coltiva a mais quattro ettari e mezzo di terreno. Immediate le reazioni. Il direttore dell'Ersa interpella l'assessore regionale competente, il leghista Claudio Violino, e si provvede a far analizzare le foglie, che risultano essere transgeniche. Inevitabile l'esposto alla Procura della Repubblica di Udine e alle forze dell'ordine: la segnalazione, corredata da foglia “incriminata”, mira a scoprire se la denuncia anonima è corretta. Esiste davvero, nel Pordenonese, un intero campo di future pannocchie geneticamente modificate? Il decreto legislativo 212 del 2001 vieta di mettere in coltura sementi di varietà geneticamente modificate senza aver ottenuto la preventiva autorizzazione ministeriale. Fioriscono le polemiche. La Coldiretti ricorda che chi sgarra rischia l'arresto dai sei mesi a tre anni o un'ammenda fino a 50mila euro. E poi, come avevano anticipato gli attivisti nel corso della loro protesta, anche l'assessore Violino insiste sul rischio – contaminazione: tra qualche settimana le piante dovrebbero fiorire, e i loro pollini andrebbero a danneggiare gli altri coltivatori. Contro ignoti, si apre anche il fascicolo d'inchiesta. Indaga il procuratore di Udine Antonio Biancardi, mentre i carabinieri della stazione locale scendono in campo: naturalmente in quello indicato dalla mappa anonima, per fare un sopralluogo teso anche a fronteggiare eventuali problemi di ordine pubblico. Il riferimento è chiaro, e si ricollega agli attivisti. Per conto loro, parla Alessandro Metz, già consigliere dei Verdi, che nel corso della protesta di aprile aveva consegnato il primo esposto alla Procura della Repubblica di Pordenone. Che fine ha fatto la contestazione? «Dopo l'occupazione di aprile – risponde Metz - si è tentato di creare una rete tra le varie associazioni che potevano contribuire con i propri linguaggi a creare un movimento più ampio. Ma ora, con l'ultima denuncia anonima, sembra che a mancare sia proprio l'indignazione dei coltivatori locali. Davvero non esistono altri sistemi, oltre all'anonimato, per reagire alla grave situazione che si sta creando? Può bastare la proposta di legge presentata ai consiglieri regionali per chiedere al Friuli Venezia Giulia di aprire la strada alla ricerca, vietando la coltivazione in campo? Perché non reagiscono i produttori locali, che vedono il loro raccolto minato dalla contaminazione? Sono forse rassegnati, assuefatti, o peggio ancora, complici dell'introduzione degli Ogm da parte delle multinazionali?» Il “giallo” continua.

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