Gianni Rinaldini: « «Reddito e occupazione la battaglia è la stessa»

Intervista di Checchino Antonini

25 / 1 / 2011

C'è il 28 da preparare, lo sciopero della Fiom in tutte le regioni, ma guarda già lontano Gianni Rinaldini. Guarda a un progetto d'alternativa e guarda a Genova. E, dal palco del Rivolta, il centro sociale che ha ospitato la due giorni seminariale di Uniti contro la crisi, fissa l'agenda dei prossimi passaggi almeno da qui fino a luglio quando i soggetti che stanno dando vita a questa esperienza plurale torneranno al Carlini, intrecciando il ritorno col percorso già in atto di "Verso Genova 2011". 

«Marghera ha confermato il significato di questa operazione nata all'indomani del 16 ottobre - spiega a Liberazione l'ex segretario generale della Fiom - e che ha attraversato le successive iniziative. Uniti contro la crisi non è un'organizzazione, non è un intergruppi, vi si aderisce come singoli, a partire da storie di miltanze diverse. E a Marghera s'è registrata la reciproca volontà di tentare non una sommatoria ma un'ipotesi di alternativa sociale alla crisi che, a parte l'anomalia Berlusconi, ha dei tratti simili in in Italia e in Europa». La risposta dei governi alla crisi, secondo Rinaldini, «va in direzione di grande rilancio del modello che ha prodotto la crisi. In alcuni paesi viene abolito il sussidio di disoccupazione, come In Gran Bretagna, mentre in Spagna Zapatero cancella gli assegni familiari. Anche Obama prepara tagli furibondi. Ovunque aumenta la disoccupazione ma aumenta anche l'orario di lavoro. Le 120 ore di straordinario obbligatorio previste nell'accordo di Mirafiori significano questo. E c'è la generalizzazione di un assetto autoritario fondato sulla precarietà di massa, sulla riduzione del welfare e sulla moltiplicazione degli enti bilaterali». Definire Uniti contro la crisi dunque, significa comprendere che questa analisi è stata il frutto di un lavoro comune?

«Da questo punto di vista Uniti contro la crisi è una ricerca ed è uno spazio. Di sicuro non vuole essere un'organizzazione, né vuole delegare a qualcuno il livello della politica. Anche se questo rende tutto più faticoso. Non stiamo più a cercare la parola che rappresenta una mediazione ma quella che consente una apertura del ragionamento». E, probabilmente, è questa la novità di questa fase. «Che s'è trovato il nesso tra le battaglie per il reddito e quelle per la piena e buona occupazione - continua Rinaldini - perché non puoi non fare i conti con la realtà sociale di frammentazione, né puoi ignorare che i processi della crisi ti consegnano un ragionamento in cui appare vana la distinzione tra capitalismo fordista e capitalismo cognitivo».

Per questo all'ex leader delle tute blu, ora portavoce dell'area programmatica "La Cgil che vogliamo", va un po' stretta la definizione di "Woodstock dei movimenti" che un grosso quotidiano d'"opposizione" ha affibbiato alla due giorni veneziana. L'alleanza, diversa da quelle che l'hanno preceduta, si concretizza già fra quattro giorni, il 28, «dentro i cortei della Fiom - specifica Rinaldini - poi abbiamo delineato ulteriori momenti di approfondimento sui temi della condizione dei migranti, dell'Europa sociale, dell'area euro- mediterranea, sul delicatissimo tema del federalismo che può avere curvature molto diverse con l'aria che tira».