Giovedi 24.05 - Mario Draghi alla Sapienza: Non accettiamo lezioni di austerità

24 / 5 / 2012

“Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. (..) Si tratta di una costatazione originata dalla persistenza evidente, nell’ambito delle strutture finanziario-borsistiche, di un capitalismo aggressivo e violento, che non sembra avere nulla in comune con lo ‘spirito di responsabilità pubblica’ (…) esercita tuttora un anacronistico fascino (e ha, soprattutto, deleterie possibilità di azione) il manipolatore spregiudicato di titoli di varia specie suimercati finanziari interni e internazionali.” (cit. Federico Caffè)

“Allarme spread”, “there is no alternative”, “lo impongono i mercati”, “sono sacrifici necessari” … queste le parole d’ordine del piano di austerità che sostanzia l’attuale governo della crisi. Parole che emanano direttamente dalla dogmatica neoliberale, ben riassunta nella lettera della BCE indirizzata al governo italiano il 5 agosto scorso: privatizzazioni su larga scala, abolizione della contrattazione salariale collettiva, tagli alla spesa pubblica, pareggio di bilancio. Ecco i precetti che gli estensori della lettera, Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, continuano a dettare in giro per l’Europa.

Ma di questo diktat gli studenti si sono sempre rifiutati di prendere appunti. E continuano a rifiutarsi. A rifiutarsi innanzitutto di farsi complici della speculazione finanziaria che impone la dittatura del debito, che chiama al sacrificio e predispone lo smantellamento dell’Europa sociale. A rifiutarsi di farsi complici del salvataggio delle banche, dai loro debiti e dai loro crack speculativi. A rifiutarsi insomma di farsi complice del “governo tecnico” di Monti che, con l’appoggio vergognoso di un Parlamento svuotato di ogni sovranità e legittimità, sta realizzando “alla lettera” le direttive della Troika in Europa.

E così, invece di dare sostegno al reddito, promuovere la ricerca e l’innovazione, investire per riqualificare i servizi pubblici, lasciare libere le forze produttive, il “parere privato” della BCE e del suo presidente Draghi viene assunto in pieno, innescando una spirale spaventosa di distruzione del welfare state, dei diritti basilari del lavoro; una spirale fatta di impoverimento, di precarietà, e di buia recessione realizzata nelle riforma delle pensioni e dei contratti lavorativi, nei Fiscal Compact senza Growth Compact, nell’eternizzazione del rigore di bilancio in Costituzione, che chiude ogni prospettiva di ripresa. Una spirale di distruzione dello stato sociale che travolge inevitabilmente la stessa vita democratica. È quello che abbiamo potuto vedere – e subire – con chiarezza a Francoforte, nell’assordante silenzio dei responsabili delle istituzioni politiche e finanziarie lì situate, Mario Draghi in testa.

Il 19 maggio a Francoforte, uno dei più grandi centri finanziari del mondo, 35.000 persone sono scese in piazza per manifestare il loro fermo e accanito dissenso per le politiche imposte ai Governi, ovvero per la dittatura della finanza che affama e porta a morire in tutta Europa, dalla Grecia all’Italia. Noi eravamo lì, per andare a dire nel cuore della city finanziaria europea che la maschera è gettata, che non ci fidiamo più dei governi europei, complici fino al midollo della vampirizzazione speculativa, e che la sola Europa che vogliamo è quella che riparte dalle mobilitazioni e dalle lotte sociali di chi sta pagando questa crisi e non vuole più farlo. Abbiamo conosciuto bene, sulla nostra pelle, la crisi della democrazia europea, che ha preso la forma di una repressione preventiva sorprendente, con centinaia di arresti e divieti di assembramento e di circolazione. Eccola la loro democrazia: milioni di euro spesi per mobilitare 13.000 poliziotti, a difesa dei grattacieli di vetro in una città dove ogni giorno si muore di droga e disperazione. E li abbiamo visti, i feroci squali della finanza, arroccati nella violenta difesa del loro status, nel voler soffocare ogni sussulto di quella democrazia che rinasce nelle piazze e nelle tante battaglie di questi ultimi anni. Non una parola, da nessuno di loro, solo l’inquietante silenzio delle divise nere e verdi delle loro guardie!

È per questo che vogliamo ribadire che noi non accettiamo lezioni d’austerity! Non possiamo accettare che proprio chi rappresenta quei Poteri economico-finanziari che sono alla fonte delle scelte che stanno sistematicamente smantellando il diritto all’istruzione e precarizzando selvaggiamente il mondo del lavoro, pretenda di venire a parlarci di welfare e crescita. Per questo Giovedì 24 saremo nella facoltà di Economia a contestare Mario Draghi e a ricordare che la strada da intraprendere è un’altra. Vogliamo che si parli di un modello economico differente e sostenibile, che si parli di aumentare la spesa pubblica, finanziare l’istruzione e la ricerca, il welfare e i servizi, che non si barattino i diritti e la dignità dei giovani e dei precari con la serenità e la salvezza della grandi banche. E per prendere in prestito un termine tecnico della finanza, caro presidente Draghi, siamo tutti “too big to fail”, troppo grandi e importanti per fallire!

::: Ore 13.00 - Facoltà di Economia - Via del Castro Laurenziano 9 :::

>> Evento Fb

Tratto da: