Gli insegnamenti di Viareggio

Un contributo di Maurizio Zicanu e Mario Martelli

1 / 7 / 2009

Il disastro di Viareggio riapre inquietanti interrogativi sulla sicurezza dei trasporti di merci pericolose e, più in generale, sui rischi di incidente catastrofico legati all’utilizzo di prodotti pericolosi.
Limitandoci alla città di Livorno e alle zone limitrofe, vorremmo porre l’attenzione sugli insegnamenti ricavabili dalla tragedia viareggina. Ci domandiamo che cosa sarebbe successo se il deragliamento fosse avvenuto nei pressi della stazione del Calabrone, sita a poche centinaia di metri dalla zona industriale e portuale di Livorno, dove sono il Costiero Gas, i costieri petroliferi, alcune industrie chimiche, per non parlare della raffineria ENI. L’area livornese, da tempo dichiarata dalla legge “zona a rischio di incidente rilevante”, risulta infatti indifesa in caso di grave incidente. Non vogliamo mettere in dubbio l’efficacia degli interventi previsti dalla protezione civile; vogliamo denunciare però, ed è solo un esempio, che l’area portuale di Livorno, inserita a poche centinaia di metri dal centro cittadino, è ancora priva di un piano di sicurezza che consenta ai cittadini che vivono e lavorano nella zona portuale di sapere cosa debbano fare in caso di incidente. Il movimento ecologista livornese ha più volte richiesto la realizzazione di un piano di emergenza condiviso dalla popolazione, ma le autorità preposte (amministrazioni locali e portuali) si sono sempre limitate a generiche promesse. Ancora ad esempio, dopo il disastro della Capo Horn - la chimichiera che rischiò di esplodere all’interno del porto - alcuni dirigenti dell’Autorità portuale promisero la realizzazione del piano di emergenza. Sono passati anni ma ancora non se ne
è fatto di nulla.
Ma la tragedia di Viareggio richiama l’attenzione anche su quanto più volte denunciato a proposito del rigassificatore offshore. A Viareggio è accaduto quello che potrebbe avvenire, su scala ben maggiore, a Livorno: una perdita di gas ha formato una nube che a causa di un innesco (scintilla) si è incendiata con effetti devastanti. Come è stato più volte denunciato, nel disgraziato caso che il progetto dell’offshore si realizzi, sarà abitualmente effettuato un trasbordo di gas tra due gasiere galleggianti, in una zona aperta di mare, con una modalità assolutamente pericolosa e con una tecnologia mai provata nel suo complesso. Nulla ha ancora detto, a proposito, la famosa, e al momento scomparsa, Commissione internazionale di esperti che avrebbe dovuto certificare la sicurezza dell’impianto della OLT.
Se la nube provocata da un vagone-cisterna contenente circa 30 metri cubi di GPL ha determinato il disastro di Viareggio, pare comunque lecito domandarsi cosa potrebbe succedere se la perdita, magari inizialmente causata da un incidente durante il trasbordo, fosse di qualche centinaia o
migliaia di metri cubi di gas, o di 3 milioni di metri cubi di gas, come è la capacità di una gasiera. Un divulgatore scientifico molto noto, Piero Angela, ha scritto che un incidente a una gasiera in prossimità della costa è “l'incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche”. A parte gli allarmi lanciati da altri, per provocare una tragedia basterebbe che una nube di gas fosse spinta fino a una petroliera di passaggio o una nave da crociera. Potrebbero poi avvenire disastri ben
maggiori, se la nube giungesse fino alla zona industriale di Livorno, fino alla città, o Tirrenia, o Marina di Pisa, o la stessa Viareggio. E cosa potrebbe accadere se la perdita avvenisse nella tubatura lungo lo scolmatore, la raffineria ENI, la zona industriale livornese, il centro abitato di Stagno?
Abbiamo prospettato dei pericoli e posto delle domande. Ora, dopo la tragedia di Viareggio, ci auguriamo che qualche Autorità vorrà fornirci risposte precise, documentate e responsabili, magari evitando di dirci, similmente a quanto detto da sedicenti esperti negli anni scorsi, generiche
frasi del tipo: “non si può fermare il progresso”, “certi disastri sono estremamente improbabili” ecc. Fu detto anche prima di Chernobyl e poi si è visto come è andata a finire.

Maurizio Zicanu, Mario Martelli
www.offshorenograzie.it