Mentre tantissime piazze in Italia si riempivano di persone per manifestare il loro no alla logica delle bombe e della guerra e per dire sì ad una vera accoglienza dignitosa, anche a Gradisca tante persone si sono ritrovate davanti al muro di cemento che nasconde il lager della vergogna.
Un vero e proprio lager di cui ormai anche i sindacati di Polizia si vergognano; questo è il c.i.e. di Gradisca, letteralmente distrutto dalle rivolte interne degli ultimi mesi: ora la maggior parte dei migranti reclusi sono costretti a dormire nella mensa con pochissimi servizi igienici a disposizione. Quello che doveva essere il c.i.e. “modello”, contestato fin da prima della sua apertura, è in una situazione igienico-sanitaria-umanitaria inaccettabile. E mentre il Governo pensa di spendere ancora soldi in questa struttura per poterci recludere i migranti in arrivo a Lampedusa, la popolazione di questi territori è tornata per la seconda volta in poche settimane a manifestare fuori da quel muro alto tre metri che cerca di nascondere la cruda verità.
Fermare la logica della guerra e dare dignità all’accoglienza, queste le parole chiave degli interventi che si sono alternati all’impianto audio; ma anche musica e collegamenti telefonici con alcuni dei migranti deportati a Mineo hanno riempito il pomeriggio di mobilitazione. La scorsa settimana sembrava fosse iniziato lo spostamento coatto dei migranti dal c.i.e. di Gradisca a Mineo, tre persone erano state imbarcate all’alba a bordo di un aereo, mentre dall' interno della struttura cominciava ad arrivare la voce che in settimana sarebbero stati deportati tutti. E proprio con uno dei tre migranti giunti a Mineo è stato fatto un collegamento telefonico per portare a Gradisca la testimonianza diretta di cos’è il ghetto di Mineo. Dai migranti la volontà e il desiderio di libertà, una richiesta che parla di permesso di soggiorno europeo, di diritto d’asilo, di dignità.