Grandi mobilitazioni in Irlanda: diritto all'aborto subito!

Il governo costretto a fare i conti con una vera e propria sollevazione di donne e uomini dopo la morte di Savita

Utente: saraeva
22 / 11 / 2012

L'Irlanda si sta muovendo e in questi giorni ha una sola voce: diritto all'aborto subito. Negli ultimi giorni in tutte le città dell'isola si susseguono mobilitazioni di donne e uomini che chiedono al governo irlandese una nuova legislazione che permetta alle donne di ricorrere all'interruzione di gravidanza.

A scatenare le proteste è stata, lo scorso 28 ottobre, la triste storia di Savita, una 31enne di origini indiane morta all'ospedale di Galway per una setticemia, causata dal rifiuto dei medici di asportare il feto di 17 settimane che portava in grembo. “Siamo in un paese cattolico, finchè si sente il battito cardiaco del feto non facciamo nulla”, hanno risposto i ginecologi quando Savita ha chiesto ripetutamente di abortire perchè i problemi legati alla gravidanza le stavano creando gravi danni fisici. E nonostante la legge irlandese permetta l'aborto quando la donna è a rischio di vita, a Savita non è stato “concesso”: l'aborto è stato praticato quando il feto era già morto, troppo tardi per salvarla.

Subito dopo l'uscita della notizia sono cominciate le manifestazioni. Sabato 17 novembre le strade di Dublino, così come quelle di tutte le altre città, si sono riempite di un fiume di persone: nella capitale 17mila manifestanti, donne e uomini, "vecchi" e nuovi irlandesi, sono scesi in strada per chiedere il diritto all'aborto (e non, come erroneamente scritto da alcuni media mainstream italiani, soltanto il diritto all'aborto nel caso in cui la donna sia a rischio di vita). “Never again”, “Abortion laws now”, “Not the church, not the state, women will decide their fate”: questi gli slogan e i cartelli che a centinaia, insieme al volto di Savita, hanno invaso le strade irlandesi chiedendo il riconoscimento del diritto delle donne alla salute e all'autodeterminazione.

Un caso come quello di Savita è davvero tragico e incredibile, se si pensa che addirittura i vescovi della Conferenza episcopale irlandese si sono scomodati per  dichiarare che “la chiesa cattolica non ha mai insegnato che la vita di un bambino nel grembo materno andrebbe preferita alla vita di una madre”, ma una reazione come quella che si sta verificando in questi giorni in Irlanda (anche mercoledì 21 novembre, in serata, ci sono state nuove partecipatissime manifestazioni) indica con chiarezza il fatto che la società irlandese, da sempre profondamente legata alla tradizione cattolica (nei secoli diventata strumento di definizione dell'identità anti-coloniale da contrapporre al protestantesimo britannico) è ormai pronta per una svolta epocale per quanto riguarda i diritti delle donne. Oggi, essendo vietato l'aborto, le irlandesi per praticare l'interruzione di gravidanza sono costrette a recarsi all'estero (il cosiddetto turismo abortivo, diretto soprattutto verso la Gran Bretagna) o, probabilmente, ad arrangiarsi con metodi poco sicuri quando economicamente impossibilitate a farlo.

Così, tra le indagini per chiarire la vicenda di Savita e le imponenti mobilitazioni portate avanti dalle associazioni e dai partiti che si battono per i diritti delle donne (Choice Ireland in prima fila con la rete Action on X) e da un’ampia rete spontanea di donne e uomini indignati, il governo del premier conservatore Enda Kenny viene messo alle strette. Mercoledì sera, mentre i dimostranti gridavano “never again” fuori dal palazzo del parlamento, il Sinn Fein, storico partito repubblicano dell'Irlanda del Nord che raccoglie parecchi consensi anche nella Repubblica, costringeva l'assemblea a discutere una mozione urgente con cui chiedeva una immediata nuova normativa sull'aborto. E un'altra discussione parlamentare è in calendario per mercoledì 28 novembre.

Intanto le mobilitazioni non accennano a fermarsi: sabato scorso Clare Daly, del partito socialista Teachta Dala, ha gridato dal palco: “Non andate a casa, tornate settimana prossima e anche quella dopo, questa protesta deve arrivare a ottenere la nuova legge” e per sabato 1 dicembre è stata indetta una manifestazione nazionale a Galway, la città della costa occidentale nel cui ospedale Savita è morta. Proprio nei giorni in cui L'Unione europea ha nominato commissario alla Salute l'ultraconservatore antiabortista Tonio Borg, di Malta: chissà che quello irlandese non possa rappresentare il suo primo grande smacco.

Choice Ireland

Irish Times

Indymedia Irlanda

video manifestazione 17 novembre Dublino