I 10 giorni di organizzazione della carovana Uniti per la Libertà

Diario di una “straordinaria” Carovana

14 / 4 / 2011

 Di ritorno dall’assemblea alla Sapienza - Uniti per lo sciopero, contro la crisi e contro la guerra - dove nasce e si concretizza la proposta di organizzare una carovana che dall’Italia arrivi fino al confine con la Libia, ci riuniamo tutti presso l’Ambasciata dei Diritti, sede di Ancona per un'assemblea organizzativa: di fatto parte la macchina logistica di Uniti per la Libertà che in meno di 10 giorni ci porterà in Tunisia.

In poche ore l’entusiasmo per una proposta di così grande spessore e così avvincente ci persuade che, anche se i giorni sono pochi, possiamo riuscirci e possiamo farlo tutti insieme. Ci dividiamo immediatamente i compiti. Jamel e Enza ci illustrano gli aspetti tecnici e la lista dei medicinali. Paolo ci coinvolge negli aspetti politici e ci chiarisce gli incontri che si faranno con le varie realtà che hanno innescato la rivolta dei gelsomini a Tunisi.

Le domande e gli interventi si susseguono e si intrecciano gli aspetti pratici dell’organizzazione dell’aiuto umanitario a quelli politici: andiamo alla scoperta di una realtà che abbiamo guardato in questi mesi con grande stupore e fascino, ma solo da lontano. Aumenta la consapevolezza che questo viaggio ci permetterà di vivere in prima persona l’onda di libertà nata dall’altra sponda del mediterraneo. È tutto un fermento: le varie realtà della rete marchigiana si organizzano per la raccolta dei farmaci. Decidiamo per un presidio regionale ad Ancona il 2 Aprile.

Apriamo una casella di posta elettronica: [email protected]. La carovana si sta costruendo.

La mattina seguente viene lanciato l’appello su Global Project, nel giro di poche ore tante le adesioni nazionali: diventeranno una trentina.

Tante sono le e-mail e le telefonate che arrivano per comunicarci nuove città che organizzano punti di raccolta fondi/materiale: da Trento a Cosenza, tutta l'Italia dell'accoglienza ha risposto all'appello della Carovana Uniti per la Libertà. Tante le persone che si sono recate nei punti di raccolta per la donazione di fondi e per consegnare direttamente i medicinali.

Gli studenti di Unicommon si uniscono alla carovana e si mettono a lavorare per organizzare incontri con gli studenti tunisini. Nei Comuni di Jesi, Senigallia, Macerata e Fabriano si aprono tavoli istituzionali per coinvolgere le istituzioni locali nell' approvvigionamento dei materiali. Vengono coinvolti direttori delle Asl territoriali e Associazioni di farmacisti. Otteniamo delibere, fondi e medicinali in grande quantità.

Il Centro Sociale Kontatto di Falconara stampa bandiere, magliette e pass con il logo Uniti per la Libertà a tempo di record. Giovedì mattina, prima della partenza viene organizzata a Roma una conferenza stampa nazionale.I giorni corrono veloci, l’entusiasmo cresce e cresce anche il numero delle persone che vogliono partire per la Tunisia. A pochi giorni prima di partire abbiamo la lista definitiva: 60 persone.

Chiamiamo Zied della neo-associazione “Benevoles sans frontieres” e i nostri compagni (Vilma, Damiano, Tommaso e Paolo) che sono già in Tunisia per organizzare alcuni incontri politici con le realtà del movimento tunisino.

Non è facile organizzare lo spostamento di 60 persone, che poi sono diventate 100 con i tunisini che si sono aggregati alla carovana. Da qui, dall’Italia, ci rendevamo perfettamente conto di quanto fosse forte l’entusiasmo per il nostro arrivo da parte dei tunisini. Gli alberghi, i mezzi per gli spostamenti, le connessioni internet, i pasti: andava tutto organizzato nel giro di pochi giorni. E in Italia la catalogazione dei medicinali, la raccolta in un unico punto di tutto quanto era stato donato, la preparazione del furgone di Jamel partito dal porto di Civitavecchia il mercoledì e degli zaini che ognuno avrebbe riempito con tanto più materiale possibile.

Quando ci siamo resi conto che tutto ciò non era sufficiente per trasportare il materiale raccolto, superiore a ciò che avevamo immaginato in così poco tempo, decidiamo di spedire 16 scatoloni di medicinali (120Kg) tramite aereo. Due compagni partono all'alba di venerdì mattina da Civitanova Marche e portano con un furgone i pacchi all'aereoporto di Fiumicino. Organizziamo la spedizione tramite Tunisair e riusciamo a farlo gratuitamente coordinandoci con l'Associazione “Benevoles sans frontieres”  a Tunisi.

Grazie allo straordinario impegno di questa realtà tunisina in pochissimo tempo siamo riusciti a organizzare una conferenza stampa, immediatamente al nostro arrivo, alla presenza delle più importanti testate giornalistiche e reti televisive tunisine. Una sala di uno dei più prestigiosi alberghi di Tunisi viene messa a nostra disposizione per questo evento grazie al fatto che il proprietario è solidale all'attività del gruppo di volontari.

Viene risolto gratuitamente, sempre grazie all'associazione tunisina, il problema del trasporto di merci e persone della carovana: ci vengono messi a disposizione un TIR per trasportare il container degli aiuti, due autobus con autisti e una macchina furgonata.Viene organizzata la scorta dell'esercito per proteggere il nostro arrivo al campo profughi e al confine con la Libia. Ogni notte, nonostante la stanchezza dovuta alle 30 ore di viaggio e alle “zero” ore di riposo, viene garantita da Francesco, Donato, Tommaso e Paolo la comunicazione per Global Project.

Vanessa, studentessa romana, scrive un diario pubblicato su Repubblica.it. Con i fondi raccolti (3064,510 dinari, equivalenti a circa 1500 euro) sono stati acquistati vestiti per bambini da 1 a 5 anni così come richiesto dalla Mezzaluna rossa.Tutto questo ci sembra un miracolo, ma in realtà non lo è. Tutto ciò è semplicemente il frutto della nostra determinazione, del nostro convincimento, della nostra tenacia, della nostra capacità di metterci completamente a disposizione quando l'obiettivo che vogliamo raggiungere ci convince. È forse anche frutto della fortuna! È sicuramente anche grazie al fatto che, dall'altra parte del mare, abbiamo incontrato persone come noi.

Uniti per la libertà: è possibile e abbiamo dimostrato che ha funzionato!

Segreteria organizzativa Uniti per la Libertà