Il #14d patrimonio di tutti

Il comunicato del Laboratorio Sociale Fabbri

31 / 3 / 2015

Il 14 Dicembre del 2010 anche noi eravamo a Roma. Venivamo da un autunno molto caldo nel quale i nostri studenti avevano occupato le loro scuole e università , e al giorno della manifestazione, con lo spauracchio della compravendita dei voti per la fiducia in Parlamento dei vari Scillipoti e amici, abbiamo sentito il dovere di imporre la nostra presenza nelle piazze della capitale.

Le nostre storie provenivano dalle esperienze piu varie e disparate; da noi dei centri sociali agli studenti medi e universitari,dalle persone distrutte dal terremoto e dalle politiche abitative aquilane alle popolazioni campane che lottavano con forza contro gli inceneritori. Diversi appunto. Diversi ma uniti, perchè il motivo per stare fianco a fianco in piazza era piu importante, perchè ci aspettavamo già quello che poi sarebbe successo di li a breve nella mattinata. E cosi, mentre nei palazzi del potere si perpetuava l'ennesima scempio e il governo Berlusconi passava il voto di fiducia, nelle piazze si riversava la nostra delusione.

E ancora oggi ricordiamo con forza e con orgoglio le immagini della presa di Via del Corso e di Piazza del Popolo, con le forze dell'ordine scacciate e con le nostri voci che si univano in una sola. Questa è la forza di un popolo sdegnato dai propri leader, questa è la rabbia che si riversa nelle piazze.

E' per questo che riteniamo barbaro e selvaggio il trattamento che la procura romana sta riservando ai nostri compagni che hanno avuto conseguenze in seguito agli eventi di quella giornata, e in vista del 2 aprile, giorno della sentenza, ci teniamo a rimarcare che il 14D è stata la giornata di tutti quelli che erano al nostro fianco.

I moti di quel giorno sono usciti dai nostri corpi in un modo ingovernabile ma deciso e convinto, nessuno di noi ha "guidato" la rivolta come la procura vuole far credere, se vogliono condannarci che ci condannino tutti! Se vogliono cercare dei colpevoli, invece, gli basterà guardare in alto verso chi in quel triste giorno in parlamento "regnava" sui ruderi rimasti di questa nazione.

Laboratorio Sociale Luigi Fabbri