L'appello degli spazi occupati del NAPOLIproject e di realtà territoriali

Il 22 in piazza per l'agibilità democratica dei movimenti contro l'austerity

Anche da Napoli la risposta all'ondata repressiva contro i movimenti sociali

19 / 2 / 2014

Il 22 febbraio in tutta Italia si scenderà in piazza per dimostrare solidarietà, complicità e vicinanza ai fratelli e alla sorelle valsusine, vittime di una inquietante e massiccia operazione da parte della magistratura, che, ormai da anni, mira alla distruzione di quel movimento democratico e moltitudinario a suon di arresti, domiciliari e denunce pesantissime. I No Tav hanno scelto una giornata nazionale, mai necessaria come in questo momento per i movimenti di tutta la pensiola. Non solo in Val Susa infatti la morsa della “Giustizia” sta restringendo l'agibilità di chi lotta per i diritti e per la libertà. E' della settimana scorsa la notizia delle decine di arresti domiciliari ed obblighi di firma che hanno colpito i movimenti per la casa a Roma e i precari del progetto Bros a Napoli. Una situazione pericolosa e oscura, che si inserisce nello scenario di un paese che da anni non sceglie più il proprio governo, a cui di fatti, mercati e lobbies della politica impongono decisioni ed alleanze di governo ed in cui silentemente, si fa sempre più stretto lo spazio della rivendicazione, della legittima richiesta di diritti e di dignità. Da questo punto di vista riteniamo particolarmente allarmanti le accuse rivolte allo storico movimento dei disoccupati napoletani, attraverso le quali la magistratura prova a dimostrare che le campagne, le pratiche, le azioni di piazza con cui il movimento ha agito in questi anni sono riconducibili ad un'unica strategia estorsiva nei confronti dello Stato e ai danni del denaro pubblico. Detta con parole più semplici l'accusa, che all'oggi fa si che venticinque donne e uomini siano privati in parte o del tutto della libertà di movimento, sostiene che rivendicare, reclamare, pretendere (un lavoro dignitoso nel caso dei disoccupati napoletani) significhi estorcere, ricattare, lo Stato. Sarebbe troppo facile rispondere con qualche dato sullo spreco di denaro pubblico con cui gli stessi poteri di questo paese alimentano se stessi e le loro dirette clientele politiche, ma sarebbe anche un modo per fuggire il nodo centrale: quello che prova a trasformare la storia di rivendicazioni e sottrazioni che ha caratterizzato i movimenti, in una “associazione” a scopo personalistico e di lucro. Ebbene la storia dei precari Bros parla chiaro: tante volte al fianco de movimenti contro il biocidio, il razzismo, il sessismo, al fianco degli studenti, o ancora dei lavoratori e delle lavoratrici di fabbriche in crisi. Donne e uomini mossi certamente da un bisogno soggettivo di dignità e reddito, ma disposti da sempre a mettere in gioco il proprio corpo al fianco di ogni altro movimento cittadino e nazionale. L'operazione romana non è dissimile. Scegliere bene gli obiettivi degli arresti e privare della libertà alcuni dei volti più rappresentativi del movimento per il diritto all'abitare, vuol dire innanzitutto non riconoscere lo scempio sociale per il quale centinaia di migliaia di donne e uomini non hanno diritto ad un tetto sulla testa, perchè la crisi ha impoverito drammaticamente le fasce sociali subalterne e lo Stato si è sgravato di ogni responsabilità sul reddito diretto ed indiretto. Ma vuol dire anche mettere in piedi un'opera di criminalizzazione nei confronti di chi “semplicemente” prova, occupando la rendita, l'abbandono, lo spreco (di cui Roma è così piena), a risolvere un'emergenza reale.Quelle romane sono accuse politiche, che significano chiaramente meglio la strada che un tetto sottratto a qualche palazzinaro. Così come politiche sono le accuse napoletane ai Bros, che provano a far sembrare clientela chi dallo Stato non ha mai avuto risposte convincenti e dignitose.Scendere in tanti e tante in piazza il 22 febbraio serve innanzitutto a mettere nell'angolo questi organi politici, che a suon di indagini strampalate e congetture arbitrarie, minano la libertà di quelli che senza se e senza ma, chiamiamo fratelli e sorelle. Scendere il piazza il 22, a Napoli, a Roma, in Val Susa, ovunque l'agibilità democratica dei movimenti è messa a repentaglio, è una necessità non solo degli attivisti e delle attiviste, ma di tutti i cittadini a cui sta a cuore il diritto al dissenso. La perimetrazione dell'illegalità è una modalità da sempre efficace per arginare le lotte sociali. La criminalizzazione ottenuta attraverso le tecniche di indebolimento ed isolamento di chi lotta in prima linea per i diritti è una tecnica con cui tutti i movimenti hanno imparato a fare i conti ma ancora costantemente utilizzata dalla magistratura e dalla politica contro soggettività più o meno organizzate che riescono a strappare diritti, dignità, spazi vitali.Sottrarsi a questo coacervo di operazioni occlusive, che a nostro avviso sono assai più complesse della dicotomia conflitto/repressione, non è semplice e per questo i movimenti non devono lasciarsi irretire dalle semplificazioni. Per sfuggire a questo assedio capillare, che sottopone le vite di ognuno di noi alla svendita sul mercato del controllo e che vorrebbe imporci sfiducia e paura per quello che facciamo ogni giorno e da anni, il 22 saremo tanti e determinati, al fianco dei precari e delle precarie del progetto Bros, al fianco di chi a Roma, ricordando Valerio Verbano manifesterà per la libertà e contro l'autoritarismo delle governance, saremo al fianco di tutte le città del paese mobilitate per dire “Basta all'uso politico delle procure! Basta agli abusi delle forze dell'ordine! Basta alla costruzione di teoremi giudiziari sulle lotte sociali!”.

Lab.Occ.Insurgencia, MezzocannoneOccupato, D.A.d.A. (Dipartimento Autogestito dell'Alternativa) , S.U.D. (Spazio Urbano dei Diritti), K.A.O.S. (Kollettivi Autonomi per l'Organizzazione Studentesca) , Comitato Vele Scampia, Rete Commons, Coord. StopBiocidio Vomero-Arenella