Il biscotto

3 / 7 / 2012

Naturalmente l’esito del fine settimana europeo non consiste soltanto nel biscotto rifilato all’Italia dall’azione congiunta della tecnocrazia continentale non-merkeliana (Monti, Draghi, Bce, con il supporto francese) e di quella Usa e non si risolve soltanto in un prendere tempo rispetto alla crisi dell’euro, come hanno giustamente rilevato tutti i principali osservatori. Se gli accordi reggono e se i soldi dello scudo bastano (e finora non sembra), Obama ha buone probabilità di essere rieletto e in Europa si delinea un nuovo asse di liberismo mitigato fra Hollande e i socialdemocratici tedeschi, cui D’Alema anela ad appiccicarsi in qualità di mosca cocchiera. Le banche ricevono (gratis) una bombola supplementare di ossigeno, la Grecia viene mollata a se stessa, la Tobin Tax svanisce nella nebbia e sul salvataggio di Italia e Spagna si vedrà. I dati duri dell’economia reale lasciano pochi dubbi. La recessione in Italia galoppa: inflazione, caduta verticale dei consumi, della produzione e degli ordinativi, disoccupazione specie giovanile alle stelle, licenziamenti molecolari e di massa, contrazione salariale, incremento degli spread materiali sulle medie europee (divario di produttività, quota delle esportazioni, ecc.). Solo Repubblica e Napolitano ostentano ottimismo e predicano sacrifici in vista di un’imminente ripresa, ops, c’è anche Monti in visita consolatoria negli spogliatoi della Nazionale a Kiev. Mercati e analisi internazionali mostrano invece scetticismo e arrivano a parlare di un “gap culturale”. Situazione ideale perché due furbi si mettano d’accordo a spese di un terzo gonzo. Il “biscotto”, appunto. E come l’abbiamo inzuppato bene!

Il successo di Monti non è un successo dell’Italia, ma di una linea tecnocratica euro-atlantica (Obama, Marchionne, Fmi), che al momento strumentalizza la sopravvivenza italiana per lavorare ai fianchi l’egemonismo regionale tedesco. All’Italia è riservata, per lo scampato pericolo, la spending review e l’aumento di un solo punto dell’Iva a ottobre (come è umano, lui). Il termine inglese fa già subdorare la fregatura. Meno male che i sindacati si sono incazzati (gli toccano lo zoccolo duro degli iscritti in servizio, i già vessati dipendenti statali) e minacciano di proclamare lo sciopero generale, sai che paura, che fine ha fatto quello di fine maggio? Beffa ulteriore; vogliono ridurre gli statali esodandoli in deroga alla legge Fornero sulle pensioni, ahaha! Ancora un filo di paglia di disoccupazione sulla schiena del somaro, ancor un po’ di risparmio sul cibo. Chissà perché, all’improvviso, ha tirato le cuoia. O si è messo per disperazione a scalciare. Vedremo.

Le conseguenze sul gioco politico sono ancora più nette. Il precario accordo europeo, sempre che regga sino a fine anno, mette fuori gioco la Grecia, ovvero Siryza. Ovvero tutti i gruppi analoghi. Suggerisce di tenersi Monti alla testa di una coalizione fra sinistra liberista e centro moderato: sarà Presidente della Repubblica o del Consiglio, a Bersani bisogna pur dare qualcosa, a Casini si può soprassedere, serve solo a spaventare Di Pietro e Vendola, poi voti non ne porta tanti. Berlusconi può sperare in una larghissima coalizione, ma può anche restare fuori, dipende se si cambia la legge elettorale (ne dubito). Ma il Pd è disposto a suicidarsi? Su questo non ci piove, ha già detto sì sbattendo fuori Di Pietro dalla foto di Vasto (non ci piangiamo sopra) e mettendo un aut-aut a Vendola (anche in questo caso, non sprechiamo la compassione). Ce le avranno le palle per fare almeno come Monti, dire cioè a Bersani: prova ad andare avanti da solo. Certo, se si vota con il Porcellum, per il Pd è un bel rischio. Potrebbe perdere il premio di maggioranza a favore di Grillo. Un bel problema, ma allora che dire dell’abbandono dei cani a ogni inizio estate? Mi pare più grave e immorale.

Notazione marginale. La Repubblica, quella delle Idee, ha gestito con impressionante stupidità l’ansia per l’incontro europeo e il sollievo per i suoi risultati magnifici e progressivi. Lo ha fatto ripetendo pedissequamente le due modalità standard berlusconiane: la personalizzazione improbabile delle scelte (super-Mario 1, 2, 3) e creando un parallelo stucchevole e alla fine controproducente fra vicende politiche e sportive. Italia contro Germania (ed è stata presa sul serio, anche fuori dei confini), Italia e Spagna e Italia contro Spagna (ed è finita come sappiamo). Spendendoci analogie, (nefasti) auguri e imbarazzate presenze, non riuscendo a tirarne fuori neppure l’unica cosa giusta: l’esempio di Balotelli per dare la cittadinanza a chi è cresciuto in Italia. Anzi, il modo in cui è stato gestito Balotelli da caso eccezionale ha riprodotto il classico schema: come, ho amici ebrei, una volta sono stato alla Muccassassina, sono uno schianto per divertirsi, ecc. La sbornia tricolore calcistica e il susseguente hangover si sono sovrapposti alle illusioni economiche e alle sbrasate sovraniste su Unni e culone – questo è quanto resta del nazionalismo, per fortuna. Si potrà almeno tifare per la Nazionale, quando gioca decentemente, senza sentirsi impegnati con Monti e Bersani?

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