Solo la Lega Nord si astiene per difendere il diktat di Maroni

Il Consiglio comunale di Venezia si è pronunciato contro il C.I.E.

Il Comune è "indisponibile" per le condizioni dei centri di detenzione per migranti "invivibili" e la scelta incompatibile con la "tradizione di accoglienza solidale dal cittadino straniero" della città di Venezia.

14 / 2 / 2011

Pubblichiamo di seguito, integralmente, il documento proposto dai capigruppo della maggioranza di Centrosinistra (primi firmatari Claudio Borghello del PD e Beppe Caccia della lista "in comune") e approvato lo scorso lunedì 14 febbraio dal Consiglio comunale di Venezia, con il solo voto di astensione della Lega Nord:

Ordine del giorno

"Insediamento di un Centro di Identificazione ed Espulsione” in località Campalto

Il Consiglio Comunale

di Venezia,

appreso dalla stampa in data 11 febbraio u.s. che il Ministro dell’Interno, On. Maroni, ha dichiarato la volontà del Governo di collocare a Campalto, nel comparto già individuato per la costruzione del nuovo istituto penitenziario, un Centro di Identificazione ed Espulsione per immigrati clandestini, ai sensi della L. 189/2002 (cd. Legge Bossi-Fini);


ritenuto che tale decisione, presa senza alcuna comunicazione o intesa previa con il Comune di Venezia, violi l’elementare principio di collaborazione, reciproco rispetto e lealtà tra Istituzioni della Repubblica;

considerato che già in occasione dell’Intesa tra Stato e Regione Veneto per l’individuazione del sito del nuovo istituto penitenziario il Consiglio Comunale di Venezia, con proprio Ordine del Giorno n. 44 del 24 gennaio 2011, aveva manifestato la propria contrarietà rispetto alla scelta del comparto militare di Campalto;

considerato altresì che la scelta di collocare nel medesimo comparto il nuovo istituto penitenziario (per un dimensionamento dichiarato di 450 unità) e il CIE (per un dimensionamento di 300 unità) nei fatti risponde solamente ad una impostazione di natura impositiva e punitiva, le conseguenze sociali gravando sul territorio di Campalto;

rilevato che l'organizzazione concreta di queste strutture ha destato e desta perplessità in merito al trattamento delle persone che vi sono trattenute;

preso atto che organizzazioni umanitarie e organismi dell’Unione Europea hanno da tempo denunciato le invivibili condizioni igienico-sanitarie, la mancanza di una reale assistenza, le troppo numerose morti sospette che si sono registrate nei Centri detentivi per migranti;

visto che nel Decreto Legge del 2009 “Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza”, il tempo di trattenimento dei migranti in dette strutture è stato portato da sessanta giorni a sei mesi e che, come drammaticamente verificatosi nell’estate di due anni fa nell’isola di Lampedusa e in altre occasioni nei Centri di Gradisca d’Isonzo, via Corelli a Milano, corso Brunelleschi a Torino, Ponte Galeria a Roma, la lunga permanenza nei Centri, insieme alla durezza delle condizioni detentive, ha determinato vere e proprie rivolte da parte delle persone recluse e disagi insopportabili per la popolazione locale;

considerata, infine, la storica tradizione di accoglienza solidale del cittadino straniero da parte della nostra Città, che si traduce oggi nel rilevante impegno profuso dall’Amministrazione Comunale, dall’associazionismo e dal volontariato cittadini nel campo dell’ospitalità e dell’inserimento sociale nei confronti di migranti e profughi, con un significativo numero di richiedenti asilo e minori non accompagnati già accolti nelle strutture gestite dal Comune e dal Terzo Settore locale, in parte nel quadro del Sistema nazionale di protezione realizzato in collaborazione con l’ANCI, l’UNHCR e lo stesso Ministero dell’Interno;

tutto ciò premesso e considerato,

DICHIARA l’assoluta indisponibilità della Città di Venezia ad ospitare sul proprio territorio, ora e nel futuro, una struttura quale il CIE deciso dal Governo nazionale;

IMPEGNA il Sindaco a valersi di ogni procedimento amministrativo e giurisdizionale per contrastare tale scelta.