Il decreto sulla terra dei fuochi va in parlamento per essere trasformato in legge. Un provvedimento che resta inemendabile. Le priorità indicata dei movimenti dovrebbero servire a riscrivere completamente il provvedimento. Alle forze di opposizione che chiedono indicazioni ai movimenti per presentare emendamenti chiediamo: non votatelo.

Il decreto terra dei fuochi diventa legge. Appunti per riprendere la mobilitazione.

di Rete Commons

5 / 1 / 2014

Nel corso del mese di gennaio il cosiddetto “Decreto Terra dei Fuochi” sarà discusso in Parlamento per essere tramutato in legge. Un provvedimento su cui abbiamo già avuto modo di esprimerci con una netta ed indignata contrarietà ritenendolo un provvedimento inutile, fumoso e distante anni luce dai problemi reali legati alla salute ed all’ambiente in Campania.  Questo decreto, già nel nome, ci svela la sua mediaticità e la pochezza in fatto di contenuti. La cosiddetta "terra dei fuochi" è una zona limitata e lo stesso deprecabile e dannoso fenomeno dei roghi tossici, contro il quale, sia ben chiaro, ci battiamo da anni con le lotte sui territori e contro istituzioni sorde se non conniventi, non è che uno dei molteplici problemi che hanno portato al biocidio in atto in tutta la Campania.
Abbiamo più volte ribadito come quel decreto – fatto di sole 14 pagine di cui solo 5 riguardanti la terra dei fuochi – non abbia affrontato nemmeno lontanamente, nemmeno in maniera parziale o superficiale i nodi principali della questione che riguarda il biocidio in Campania. Come indicato dalla grande manifestazione di 150 mila persone lo scorso 16 novembre a Napoli le misure urgenti da adottare riguardano: le bonifiche, il diritto alla salute, l’inceneritore di Giugliano, la partecipazione ed il controllo dei comitati, l’agricoltura. Nessuno di questi temi è trattato dal decreto legge che resta per noi quindi uno strumento vuoto che ci serve solo a dimostrare – se ancora qualcuno non l’avesse ben compreso – come le istituzioni nazionali e regionali restano una controparte sorda ed incurante delle mobilitazioni di centinaia di migliaia di persone. Il governo Letta e la giunta Caldoro restano per noi complici del biocidio in quanto la loro azione amministrativa in questi due mesi è stata tesa solo ed esclusivamente ad una ricerca spasmodica di legittimazione mostrando di contro immobilismo, complicità criminale ed incapacità di azione per avviare un processo di risanamento del territorio campano. Pertanto ci sembra controproducente ed ingenuo concedere passerelle a ministri e governatori davanti a questo tipo di azione amministrative. In questi giorni ascoltiamo con rabbia le parole di due figure particolarmente complici del biocidio come il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, a vario titolo complici e conniventi con inquinatori e speculatori, dal silenzio sugli atti giudiziari che parlavano del biocidio in atto in Campania fino alle benedizioni di Bertolaso e Berlusconi.
Fatta questa opportuna e necessaria premessa crediamo che sia stato comunque un segnale positivo l’atteggiamento di alcune forze di opposizione parlamentare che hanno chiesto indicazioni ai movimenti per presentare emendamenti al decreto in occasione della sua trasformazione in legge.
La questione della democrazia e della partecipazione resta uno dei conflitti più importanti ed inevasi in questo paese, pertanto ogni azione che prova a restituire sovranità alle comunità va apprezzata.
Resta per noi particolarmente complicato ed ostico dare indicazioni in merito alla presentazione di emendamenti al decreto legge. Gli emendamenti, anche per la loro natura formale, rappresentano delle aggiunte – o delle sottrazioni – ad un testo di legge. Ci servirebbe dunque qualcosa si sensato su cui indicare aggiunte o sottrazioni, ma il decreto in questione è talmente una pagliacciata da non permetterci articolati suggerimenti. Insomma, davanti al nulla sostanziale di questo provvedimento davvero non sapremmo da dove cominciare. Questo provvedimento andrebbe semplicemente riscritto da cima a fondo. Come abbiamo più volte denunciato il tema del diritto alla salute, il tema del recupero del settore agricolo, il tema dell’inceneritore di Giugliano, il tema delle risorse – reali e non quelle già previste dai fondi FAS - delle modalità e dei tempi delle bonifiche, sono tutte questioni che non trovano nessuna cittadinanza nelle cinque paginette presentate dal democratico Ministro Andrea Orlando e dal premier Enrico Letta addirittura come “un intervento senza precedenti”. 
L’elenco delle questioni da inserire in un testo di legge degno di questo nome in virtù della portata della questione biocidio in Campania, sarebbe lunghissimo. Non siamo tecnici, ma da attivisti ci sentiamo di dire che la piattaforma della manifestazione del 16 novembre scorso, articolata in 10 punti sarebbe la cosa più sensata su cui fondare la riscrittura del provvedimento. Ed in termini prioritari riteniamo opportuno ricordare che:

a) La trasformazione del decreto in legge sarebbe un'ottima occasione per porre fine alla penosa querelle tra governo ed enti locali sull’inceneritore di Giugliano. Quale migliore occasione che quella fornita dall’appuntamento parlamentare per inserire una semplice riga che va a modificare la legge 26/2010 cancellando per sempre le parole “inceneritore a Giugliano”. La modifica della legge 26 metterebbe la Regione Campania nelle condizioni di non avere più nessuna scusa per ritirare definitivamente il bando dell’inceneritore di Giugliano.

b) Come già detto la questione del ripristino del livello di democrazia resta una delle questioni principali poste dal movimento contro il biocidio. Il decreto terra dei fuochi istituisce una commissione interministeriale che dovrà definire la mappa dei terreni inquinati da avviare a bonifica. Crediamo che la presenza dei comitati territoriali all’interno di questa commissione sia non solo necessaria ma di assolutamente prioritaria vista la conoscenza diretta che solo i comitati possono avere dei propri territori.
c) L’abbiamo detto e lo ribadiamo. Questo testo ma completamente riscritto a cominciare dal diritto alla salute. Il potenziamento dei reparti di oncologia – in termini di posti letto, personale, strumentazione, fondi per la ricerca – delle strutture sanitarie della Campania ci sembra assolutamente improrogabile visto lo stato di salute dei cittadini. Sempre nella stessa ottica definire per legge la gratuità – con esenzione ticket quindi – delle analisi tossicologiche per i cittadini tra Napoli e Caserta permetterebbe a sei milioni di persone di poter avere accesso davvero alla prevenzione sanitaria in un territorio dove si muore di veleni e tossine.

d) Anche il tema dell’agricoltura è completamente ignorato dal decreto. Mentre il ministro della salute Lorenzin si è completamente eclissata rispetto al tema del biocidio, il ministro dell’agricoltura Di Girolamo ha esaurito il suo impegno nella possibilità di invio dell’esercito in Campania contro i roghi. L’agricoltura campana è colpita a morte ed ha bisogno di interventi urgenti. Dove i terreni sono inquinati non si possono lasciare i contadini ai ricatti delle ecomafie: agli agricoltori proprietari di terreni inquinati devono essere dati dei contributi in attesa della bonifica dei terreni e – soprattutto – della ripresa della produzione agricola. Infine bisogna intervenire con una norma quadro che unifichi le tabelle di valutazione sulla qualità dei terreni e dei prodotti agricoli uniformando i criteri su tutto il territorio nazionale correggendo le storture del testo unico sull'ambiente.
Queste ci sembrano alcune questioni prioritarie nell’ambito di un quadro di riferimento che per noi resta quello della piattaforma programmatica della manifestazione del 16 novembre scorso.

Infine alle forza parlamentari di opposizione che hanno chiesto ai movimenti di indicare le priorità per orientare i lavori parlamentari, non possiamo non rivolgere un invito: non votate questo provvedimento inutile ed assolutamente fuorviante.
Rilanciamo le lotte! Ritorniamo nelle piazze!


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