Il Parco della Pace è realtà

Il Parco della Pace è realtà: in settimana, infatti, una riunione interministeriale ha deciso la demilitarizzazione e la sdemanializzazione dell’area che ancora non è stata devastata dal cantiere militare statunitense.

27 / 6 / 2010

E’ una vittoria della città; un segno tangibile che è possibile porre un limite alla voracità statunitense; una vittoria dei 150 alberelli che, nel settembre 2007, furono messi a dimora proprio lì, a presidiare un terreno sul quale gli appetiti militari statunitensi avrebbero voluto stendere il filo spinato. E la tenacia di quegli alberelli – che, nonostante siano stati di fatto privati di ogni cura, sono fioriti anche quest’anno – è la metafora che meglio rappresenta la volontà della città, espressasi in mille manifestazioni e nelle urne della consultazione popolare.

la sdemanializzazione di quel territorio non può che rappresentare un primo importante passo; i successivi sono il ritiro delle concessioni di volo a Esperia e l’avvio immediato di rigorosi studi scientifici su quanto sta avvenendo nel sottosuolo del Dal Molin, dove la terra custodisce la nostra più importante risorsa: l’acqua. Del resto, è evidente l’incompatibilità di un parco con il decollo e l’atterraggio di elicotteri, mentre l’iniquità e la falsità dei dati portati sul tavolo del sindaco Variati per rassicurare la città sullo stato della falda sono state palesate in modo scientifico e indiscutibile.

Infine, è evidente che quel parco non potrà che essere realizzato attraverso un grande processo di partecipazione popolare. Esso, infatti, nasce nella mobilitazione di migliaia di vicentini contro l’imposizione e l’arroganza di quanti pensano di poter decidere per tutti; e, dunque, dovrà essere realizzato a partire dai bisogni, dalle professionalità, dalla partecipazione delle donne e degli uomini che questa città la abitano. E dovrà essere, non solo di nome, ma anche di fatto, il Parco della Pace, ovvero uno spazio che si contrappone a quanto sta al di là dei muri che ne segneranno il confine ovest.

Il 12 luglio con Marco Paolini, intanto, resta confermato; sarà la festa di quanti, a Vicenza, hanno contribuito a costruire le premesse perché quel territorio fosse sottratto alle mani degli statunitensi, che nelle loro cartografie già l’avevano recintato con il proprio filo spinato. E sarà, soprattutto, un momento di mobilitazione per difendere ciò che di più importante ci offre la nostra terra: un’immensa riserva di acqua potabile che il cantiere statunitense, con i suoi 5 mila pali e le sostanze inquinanti che produce e produrrà, sta mettendo a rischio.

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