In diecimila a Lonigo per "zero Pfas". Per la prima volta in piazza le Climate Defense Units.

8 / 10 / 2017

Una marea di persone  ha invaso questa mattina il centro di Lonigo, chiedendo un’acqua libera dai Pfas e dai veleni che da oltre trent’anni avvelenano una parte consistente di popolazione veneta. Secondo gli organizzatori hanno partecipato alla manifestazione 10 mila persone. Il piccolo comune in provincia di Vicenza si trova al centro della cosiddetta zona rossa, quella dove la concentrazione di Pfas raggiunge i massimi livelli, e già altre volte ha visto sfilare cittadini, comitati e rappresentanti delle istituzioni locali allo scopo di sollevare politicamente la questione.

Nelle scorse settimane il tema è uscito allo scoperto anche su scala nazionale, rendendo nota a tutti una situazione che in tanti denunciano da anni, ossia il fatto che il Veneto sia una nuova “Terra dei fuochi”.

Già alle 10 il parco Ippodromo di Lonigo era gremito di persone, scese in piazza con un’opzione chiara: « zero Pfas e zero veleni nelle acque del Veneto». Oltre ai tanti cartelli e striscioni presenti in piazza, alcuni dei quali richiedevano la chiusura immediata della Miteni, la multinazionale chimica responsabile del 96% dell’inquinamento da Pfas all’interno della zona rossa,  e indicavano le responsabilità politiche della regione Veneto nel disastro ambientale. Nonostante la giunta Zaia fosse dal 2013 a conoscenza del disastro ambientale in atto, ha mosso infatti  i primi passi solamente negli ultimi mesi, con alcuni provvedimenti farsa fatto solo a scopi elettorali.

Tra le migliaia di cittadine e cittadini anche le Climate Defese Units - alla prima uscita pubblica, anticipata da un comunicato in cui è stato spiegato il senso di una visione complessiva che si riconosce nella «difesa del “mondo della vita” in tutti i suoi aspetti, dai mutamenti climatici, le devastazioni ambientali che attraversano i nostri territori nel nome del profitto e degli interessi di pochi». In testa allo spezzone lo striscione con la scritta: "System change not climate change. Stop Biocidio", per sottolineare il peso degli oltre 1200 morti per inquinamento da Pfas certificati in 30 anni. A tenere lo striscione le maschere degli “angry animals”, che abbiamo già visto in azione contro le Grandi Navi a Venezia e contro la discarica del Melagon nell’alto vicentino. Insieme al Cimate Defence Units c’erano tante bandiere dei comitati di lotta ambientali provenienti da tutta la regione, i medici dell'Isde ed alcuni comitati locali No Pfas.

In un intervento al microfono Enrico ha spiegato alle tantissime persone presenti  le ragioni della partecipazione dei Climate Defense Units al corteo di oggi a Lonigo. Un corteo che rappresenta un'occasione di riscatto della popolazione locale, dopo anni di veleni e bugie. Un corteo che rivendica l'opzione zero Pfas che vada ben oltre le blande misure prese finora dalla giunta leghista. 
«Il nostro spezzone è aperto da uno striscione dove c'è scritto "cambiare il sistema non il clima", concetto che ha una prospettiva globale in cui le lotte ambientali si declinano. Per questo accogliamo l'invito di Ende Gelände a partecipare alle mobilitazioni nei giorni di cop23 che si terrà a Bonn ad inizio novembre».