di Nicola Fangareggi
Anch’io credo che le rivolte in corso nel mondo arabo non accadano in
conseguenza dell’avvento di internet e della tecnologia digitale. Ma
sono altrettanto convinto che senza internet e la rivoluzione digitale
esse non sarebbero potute accadere.
Le diplomazie e i governi occidentali sono sorpresi. Non hanno saputo
prevedere la protesta montante e ora si ritrovano a corto di strategie.
A ben vedere è la stessa sorpresa con cui la Casa Bianca ha accolto la
scoperta del fenomeno Wikileaks. Un perfetto sconosciuto di nazionalità
australiana supportato da un gruppo di giovanotti assai abili con
l’informatica ha svelato al mondo i segreti militari della superpotenza.
Ci si chiede: come è stato possibile?
La risposta che trovo più semplice e convincente è questa: dobbiamo allargare lo spazio del possibile.
Mi permetto una citazione da quel fantastico discorso di Steve Jobs a
Stanford: "Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a
vivere secondo il pensiero di altre persone. Siate affamati. Siate
folli".
Jobs parlava all’élite di una delle più prestigiose università mondiali
ma il suo invito all’allargamento della sfera della coscienza, che evoca
il pensiero delle avanguardie americane degli anni Cinquanta e Sessanta
e dunque non rappresenta una novità assoluta, e tralasciamo Erasmo da
Rotterdam e precursori vari, si applica anche alle scienze
contemporanee. A iniziare dalla comunicazione politica e non solo
all’impresa e allo spirito creativo.
Mi pare evidente che ci si trovi all’inizio di una fase di profondi
cambiamenti per l’intera umanità. Ciò è parecchio affascinante e
dovrebbe renderci più responsabili di quanto non siamo addestrati a
essere. Sta iniziando una nuova era. Cerchiamo di esserne consapevoli e
di agire secondo il meglio di noi stessi.
Se vogliamo comprendere i fenomeni che accadono, se non addirittura
riuscire a prevederli, occorre saper mettere in discussione le nostre
certezze, molte delle quali si rivelano vane alla prova del tempo.
Il detonatore del mondo nuovo è la rete. La rete globale e ciò che ne
deriva ha reso semplice e praticabile ciò che sino a pochi anni fa era
solo nella mente di qualche visionario o filosofo.
Nella rete non c’è niente di virtuale come taluno si attarda a credere.
La rete è reale. Virtuali sono semmai le nostre abitudini a pensare il
mondo secondo i canoni del passato.
Senza la rete Ben Ali, Mubarak e Gheddafi se ne starebbero tranquilli al
potere e Julian Assange non sarebbe ricercato dall’amministrazione
degli Stati Uniti per la sua formidabile azione di trasparenza. Senza la
rete gli israeliani non riuscirebbero a sabotare le piattaforme
informatiche dell’atomo iraniano e il regime cinese non sarebbe
preoccupato delle troppe distrazioni delle masse convertite al
capitalismo alla confuciana.
Ma la rete c’è. Anche in Italia c’è. E se ne avvertiranno gli effetti in
politica prima che l’attuale classe politica se ne riesca a rendere
conto.
Il tramonto che osserviamo non riguarda solo Berlusconi e il
berlusconismo e non solo un ceto politico vecchio e comunque inadeguato.
E’ l’alba di una stagione nuova.
Non si creda che il vento africano si plachi nel Mediterraneo. Quel
vento porta nuvole pesanti. Pane. Salute. Benessere. Equità sociale.
Questo vogliono.
Senza la rete popoli e opinioni pubbliche erano più facilmente controllabili. Ora quel mondo sta finendo.
Sta finendo anche qui. Il potere in Italia è fondato su caste, privilegi
e gerontocrazia. Non durerà a lungo. I segnali del collasso in arrivo
sono evidenti. Chi potrà obbligare i giovani ad accettare un futuro
senza prospettive? E come sarà possibile affrontare la bancarotta dei
conti pubblici senza riforme urgenti, profonde e largamente condivise?
Per come siamo stati abituati a pensarle, sinistra destra e centro sono
categorie politiche superate. Appartengono alla storia. Viviamo in un
altro secolo: starà meglio chi saprà adattarsi, come sempre
nell’evoluzione umana, riuscendo a vincere paure e pigrizie.
Chiudo con un verso del Dhammapada vecchio di duemilatrecento anni di vita ma splendente come un diamante:
Tutto ciò che esiste, dapprima esiste nella nostra mente.
Noi diventiamo ciò che pensiamo
e la nostra mente è il mondo.