Invece di un commento: facciamo la nostra scelta #18m

Commento sui risultati delle elezioni greche del Comitato di Coordinamento di Blockupy

11 / 2 / 2015

Abbiamo fin troppo aspettato che la BCE annunciasse la data della non-apertura del suo quartier generale. Nel mentre ci siamo chiesti se avessimo ripetuto l’errore dei movimenti anti-globalizzazione: finire per essere dipendenti dall’agenda e dai calendari dei dominanti. Adesso possiamo dire: quell’errore è stato la nostra pausa fortunata.

Perché qualcosa è successo. La popolazione greca non ha accettato ciò che era considerato senza alternative. Hanno rimandato la loro crisi – la crisi della vita quotidiana, della sanità, dei rifugiati e dei migranti, dei lavoratori e dei disoccupati, delle scuole e delle famiglie – dritta al mittente: all’Europa tedesca della troika, del mandante dell’austerità, dell’esclusione. Non hanno dato in cambio né si sono rassegnati dopo le inasprite lotte resistenziali degli ultimi anni. Vogliamo dirlo senza enfasi: ci inchiniamo davanti a questa determinatezza e ribellione, davanti all’energia e alla speranza che generano.

Il 18 marzo è la nostra opportunità, ed è allo stesso tempo nostra responsabilità, per formare la nostra risposta. A Francoforte, in Germania. Di fronte alla BCE e con i nostri amici da tutta Europa e oltre. Questo è anche il motivo per cui abbiamo “inventato” Blockupy 2012, l’abbiamo fermamente mantenuto, e l’abbiamo sviluppato in uno spazio transnazionale che è attivo anche a Francoforte, in Germania.

Stiamo dicendo anche che non vogliamo avere false speranze riguardo ciò che è stato reso possibile dalle elezioni in Grecia. Non si può banalmente votare per buttare fuori dai giochi la crisi del capitalismo. Un mondo migliore e diverso non sarà introdotto da una decisione presa alle urne ma piuttosto attraverso la decostruzione di una democrazia dal basso e oltre ogni frontiera. Questa è la ragione per cui non ci stiamo posizionando dalla parte di un progetto governativo. Non è la nostra questione; non è il nostro obiettivo. Noi siamo dalla parte di un’unità solida, del popolo Greco in lotta e della sinistra sociale.

Ma finché il nuovo governo porta la sua lotta nelle istituzioni europee in opposizione alle costrizioni imposte dall’austerità sul suo popolo, c’è una possibilità per tutti noi. Sì, tutto ciò apre ad uno spazio per un dibattito politico di nuova qualità intorno al regime della crisi e il neoliberalismo e mette in moto un effetto domino in Spagna, Italia, e altrove. L’apertura di questa sorta di corridoio politico è quello che tutti noi si stanno aspettando da Syriza – ed è ciò contro cui Syriza avrà da misurarsi nel futuro.

Certamente questo si applica a tutte le altre lotte nella società greca: quelle dei migranti, della comunità LGBT, degli anti-fascisti, e degli attivisti contro gli sgomberi forzosi, privatizzazioni e progetti distruttivi su larga scala.

Comunque, non dovremmo cadere nella vecchia modalità di pensiero della contraddizione principale, nella fattispecie alla luce della coalizione con i populisti di destra di ANEL. L’opportunità delle elezioni greche non sarà tarata soltanto dal negoziato del governo Greco con le restrizioni della troika, ma ugualmente dalla loro relazione con le questioni dei movimenti di sinistra. Il sociale non può funzionare come nazionale, patriarcale, omofobo, anti-semita, o razzista. Sappiamo che la decisione in merito ad ANEL è stata intesa tatticamente. Sappiamo che il lavoro di Syriza, come l’unità solida dei movimenti anti-razzisti, è stato una roccaforte contro il populismo e il fascismo in Grecia. Ciononostante, la decisione su ANEL mostra chiaramente quanto sia piccolo il margine politico di azione offerto dalla situazione e quali costrizioni siano inerenti al processo governativo. Questo ci induce a mantenere costante la discussione e il confronto tra di noi; non c’è nessun bisogno di una solidarietà incondizionata. Allo stesso tempo non dobbiamo scordare che è proprio nelle ragioni pratiche dove le controversie possono diventare produttive

Evitare la sottomissione sotto gli obblighi del governo e della politica partitica è possibile soltanto con un forte, indipendente movimento di sinistra. Il progresso politico può essere raggiunto laddove è una realtà sociale. Lo sviluppo ad Atene ha reso chiaro che c’è bisogno di essere pazienti e attenti ad ogni posizione, c’è bisogno che ci siano progetti auto-organizzati per creare speranza e rivoluzionare una società.

La situazione che è emersa dalla Grecia non può essere liquidate con un riferimento ad ANEL e alla coalizione di governo. Va oltre la questione dei partiti e dei governi e il suo luogo d’incontro è di nuovo l’Europa. La questione che è esplosa per tutti qui in Germania è se stare o meno dalla parte del governo della crisi, o muoversi dalla parte di coloro che ne sono vittime quotidiane. Molti dei media tedeschi – dagli ambienti di sinistra fino ai liberali – hanno iniziato a posizionarsi chiaramente contro “l’insolvente Grecia”. E meno sorprendentemente: Bruxelles e Berlino stanno mostrando i denti – non solo nella direzione della Grecia ma in tutti gli angoli dell’Europa che hanno fatto recentemente la loro mossa.

Abbiamo bisogno di fare la nostra mossa. Il 18 marzo possiamo prenderci le strade e mostrare chiaramente che la resistenza alle richieste irragionevoli del regime di crisi è più urgente che mai; che possiamo riconoscerci nelle lotte dei movimenti greci per una vita migliore per tutti. Nel farlo, ci posizioneremo attivamente contro tutti i nazionalismi e razzismi. Abbiamo bisogno di rendere ampia la protesta a Francoforte del 18 marzo, non solo perché la BCE a Francoforte sta nel regno delle elites europee, ma perché la crisi si sta diffondendo qui in Germania e non c’è alternativa. Stiamo accettando la sfida. Adesso.