L' insostenibile angoscia della politica reggiana

Riflessioni a margine del dibattito elettorale e reazioni del ceto politico/dirigente relative al caso "Magistrali occupate"

27 / 3 / 2010

18 marzo 2010 - Studenti delle medie superiori reggiane occupano l’istituto “Matilde di Canossa” in difesa degli spazi democratici all’interno della scuola demolita dalla triade Gelmini-Aprea-Tremonti. Sgombero con ingenti forze di polizia. Si accende sui media la polemica sui “metodi” e sui “futili” motivi degli studenti a parere di molti “plagiati” da agenti esterni. Nessuno a Reggio Emilia si è accorto della difficoltà del sistema educativo reggiano e della fine dell’educazione di massa in Italia. Dopo pochi giorni si leva pesante l’accusa del presidente della provincia Sonia Masini: “dietro gli studenti occupanti c’è la longa manus del centro sociale aq16”. Frecciata al comune (reo di non averla appoggiata nella costruzione di nuovi inceneritori): “non può più tollerare la presenza di questi cattivi maestri”. Forse la Gelmini è per la presidente PD un buon maestro?Non si sa. O forse lo è il colonnello libico Gheddafi dove si recò la Masini insieme al premier Berlusconi (famosi gli apprezzamenti del cavaliere agli occhi di Sonia) per conto non dei cittadini ma degli industriali affamati di appalti africani.

Strane isterie registriamo in questi giorni pre elettorali, giorni che preparano il grande balzo della lega nord nei confronti del pdl, per diventare il vero sfidante delle amministrazioni pd emiliano romagnole. Come si sa in campagna elettorale tutto fa brodo per accaparrarsi il consenso, consenso inchiestato per mesi dalle agenzie via telefono da centinaia di precari e precarie dei call center. Inchieste che notoriamente segnalano una polarizzazione dell’opinione verso i luoghi comuni dell’informazione main stream. Problemi ingigantiti, polemiche artificiosamente esacerbate, vecchi nodi rispolverati per l’occasione e riseppelliti dopo il voto, questioni realmente spinose ipocritamente celate, in poche parole campagna elettorale.

Tutto fa brodo, anche i colpi bassi, anche strumentalizzare tematiche importanti che fanno presa sulla gente, la legalità per esempio, l’immigrazione, la crisi, il sempre verde anti-berlusconismo. E se sul territorio esiste un centro sociale, magari occupato, giù di ordinanza per lo sgombero e il ripristino della legalità, tanto se fa qualcosa per qualcuno quel soggetto non vota. Già, peccato che di legalità in un territorio devastato dalla cementificazione, dalla rendita immobiliare e dall’infiltrazione mafiosa c’è ne sarebbe da parlare in altri termini, magari facendo nomi e cognomi. E della perdita del lavoro, della precarizzazione, dell’insufficienza di reddito, dei centinaia di sfratti esecutivi ogni mese, una volta passate le elezioni che ne farà il ceto politico? Al massimo i precari e i disoccupati si accontenteranno di briciole elargite qua e là dalle amministrazioni per tamponare l’insorgere della povertà. In altri luoghi amministratori coraggiosi hanno intrappreso sperimentazioni per dare garanzie di reddito ai giovani che entrano nel mercato del lavoro, da noi purtroppo si continua a parlare di lavoro mentre nessuno prende sul serio la de-industrializzazione in atto, la frammentazione/precarizzazione del lavoro e la necessità di un dibattito sulla riforma del welfare. Nel mentre il sindacato fa convergere i suoi sforzi in manifestazioni per la strenua difesa dei lavoratori coperti da contratto collettivo, dimenticando che le giovani generazioni sono per la maggior parte prive di futuro e partecipano ad una fiscalità i cui benefici non le riguarderanno mai.

Nonostante queste tristi note relative al clima elettorale, che poco accendono gli animi dei reggiani, registriamo un nascente protagonismo dei movimenti e dei comitati legati alla difesa dei beni comuni e dell’ambiente, contro l’inceneritore di Gavassa, contro la privatizzazione dell’acqua pubblica e le mega fusioni delle multiutilities Enia ed Iride. Il razzismo ed il leghismo, malattia senile del post socialismo emiliano troverà pane per i suoi denti, lo si è visto nella mobilitazione del 1° marzo dove antirazzisti e migranti si sono uniti per dare un segnale chiaro ai barbari attacchi delle politiche xenofobe del governo. Pane per i loro denti troveranno anche le organizzazioni degli industriali determinate all’avvio di licenziamenti di massa una volta terminata la cassa integrazione. Pane per i loro denti troveranno chi spera in una eterna disciplina volta alla sofferenza ed al sacrificio da parte delle nuove generazione precarie ed emarginate dai luoghi di decisione e discussione. Generazione precaria ma, vale la pena ricordarlo nata flessibile, come le nuove forme di sciopero e lotta che piano piano si stanno facendo strada in questo paese gerontocratico e rigido. Per rimettere ancora una volta tutto in discussione.

leggi il comunicato del laboratorio aq16

leggi il comunicato dei Collettivi Studenteschi Antirazzisti