L'8 marzo, l'8 tutto l'anno la marea di corpi che resistono torna in piazza

La cronaca delle mobilitazioni a Nord-Est.

8 / 3 / 2021

Sarà sciopero contro lavoro a intermittenza, precario, demansionato, ricattabile, gratuito, invisibile.

Contro lo smantellamento dello Stato sociale e per il diritto al reddito, alla casa, al lavoro, alla parità salariale, a misure di sostegno per la fuoriuscita dalla violenza.

Sarà sciopero dal lavoro di cura e riproduttivo. Per non lasciare indietro nessunə.

Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo, dalla Polonia, all’Italia, alla Germania, alla Turchia, dal Brasile all’Argentina, oggi sarà l’occasione per riprendersi questa giornata di lotta.

Un’edizione ancora più importante dato che l’ultimo sciopero globale transfemminista dell'8 marzo 2020 è coinciso con il primo giorno di lockdown totale in Italia: il mondo si è fermato, la lotta no, anzi è stato proprio durante quel periodo che alcune rivendicazioni hanno trovato ancora più urgenza di essere discusse.

In Italia, solo a febbraio è stata uccisa una donna a settimana.

In Italia al giorno d'oggi su 101 mila posti di lavoro persi 99 mila erano di donne, stando a questi dati è ben evidente che il lavoro di cura molto spesso è ad appannaggio delle donne in piena carenza di tutela e spesso anche di reddito. La pandemia ha acuito le diseguaglianze esistenti e reso evidente quanto l'intera società sia basata su forme di lavoro di cura non retribuito, su contratti a termine - a prevalenza femminile - e su una precarietà sempre più dilagante.

Sono questi le principali rivendicazioni che verrano portate oggi in quasi tutte le piazze italiane.

È mattina presto quando i giovani e le giovani del Collettivo L.o.Co. e del Coordinamento Studenti Medi Venezia-Mestre, hanno occupato temporaneamente dell'ex cinema di Via Piave, uno dei tanti spazi abbandonati della città.

«Dopo un anno di pandemia in cui abbiamo visto un incremento delle violenze nei confronti delle donne e delle soggettività lgbtqia+ dal punto di vista fisico, psicologico ed economico, i giovani e le giovani hanno deciso di prendere parola e posizione per chiedere e rivendicare spazi per la cittadinanza che siano case protette per le donne vittime di violenza, consultori, centri antiviolenza e luoghi per la comunità liberi dalle discriminazioni in cui ogni persona è libera di esprimersi», si legge in un comunicato. La giornata di occupazione proseguirà per tutto il pomeriggio con assemblee, momenti di confronto, mostre fotografiche e momenti di socialità in cui lo spazio sarà attraversabile.

mestre 8 marzo

A Padova un centinaio di persone hanno presidiato davanti alla Prefettura insieme a lavoratrici di vari settori, in particolare quello delle pulizie, che richiedono stabilità di reddito e un contratto dignitoso.

La piazza è stata convocata dall’Adl Cobas, che da tempo ha vertenze aperte con imprese e cooperative che speculano a ribasso grazie a un contratto nazionale che, nel settore pulizie-multiservizi, prevede paghe bassissime e non viene rinnovato da otto anni.

padova

A Vicenza invece il collettivo Welcome Refugees ha  portato a convalidare in comune l'appello "Vicenza solidale" che conta  l'adesione di 960  privati cittadini e di 27 associazioni vicentine.

Consegnare nella giornata dell'8 marzo questo appello, vuole porre l'attenzione sulle discriminazioni e violenze che ogni giorno le persone senza fissa dimora subiscono in città.

Multare i senzatetto, annaffiarli con i getti dell'acqua, gettargli le coperte e cacciarli dalla città non è prendersi cura di queste persone. 

Nell'appello si chiede la revoca dei regolamenti anti-degrado che prevedono multe e atti vessatori nei confronti di chi si trova senza una casa. Con l'appello si chiedono anche le dimissioni del consigliere comunale con delega alla sicurezza Nicolò Naclerio, noto per la sua appartenenza a gruppi di estrema destra e non adatto a ricoprire una carica così delicata.

«Le strade sicure non le fanno le ronde, non li fanno gli sgomberi dei giacigli, ma attività  concrete quotidiane di solidarietà, mutualismo e socialità», si sente dire al megafono.

vicenza

A Venezia dopo un flash mob sul Ponte degli Scalzi, la mobilitazione di Non Una di Meno si è spostata prima sotto l'INPS, dove sono Stati attaccati diversi cartelli sui dati occupazionali femminili in relazione alla pandemia. Da lì, l'appuntamento si è infine spostato in Campo Santa Margherita, luogo simbolo della vita veneziana, riempito dalle tante voci che hanno aderito alla mobilitazione. La prima dichiarazione di solidarietà è andata alle donne che, costrette a casa dalla pandemia, hanno subito violenze domestiche, seguita dalla vicinanza alle detenute e a chi è sottoposta a misure cautelari o alla sorveglianza speciale. Alle spalle di chi ha parlato campeggiava uno striscione dedicato a Dana ed Eddi: "Dalla parte delle donne che lottano".

In una città come Venezia, che negli ultimi mesi ha svelato tutta la propria fragilità economica e che è apparsa vuota senza i folli flussi turistici, è stata ribadita la necessità di costruire una città radicalmente diversa. Una città realmente transfemminista, che si prende cura delle donne ad esempio mettendo a disposizione le migliaia di case vuote a chi vive situazioni di disagio, sfruttamento o violenza. ATER, l'ente preposto all'edilizia pubblica, è stato attaccato ancora una volta per non aver raccolto questa sfida e, anzi, per aver ricominciato gli sfratti.

È stata ribadita la necessità e l'urgenza di un'educazione sessuale e sentimentale alla diversità di genere a partire dalla scuola dell'infanzia per crescere generazioni di donne sicure, libere e dì uomini che non concepiscano la violenza come mezzo di sopraffazione. La centralità dell'educazione è stata ribadita anche dalle studentesse del collettivo universitario Li.S.C., che hanno dipinto il quadro di un'università che, pur dichiarandosi vicina alle donne, in realtà non mette realmente in discussione il proprio assetto e i propri contenuti, riproducendo troppo spesso forme di sapere e narrazioni patriarcali.

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«I nostri corpi vengono costantemente sovradeterminati. Sovradeterminati a scuola, sovradeterminati dalle istituzioni, sovradeterminati da organizzazioni fondamentaliste come i Pro Vita, che riempiono le città con i loro manifesti violenti e oltraggiosi, dai medici obiettori di coscienza che negano il diritto all’aborto libero e sicuro per tutte.

I nostri corpi vengono sovradeterminati anche sui luoghi di lavoro: in Italia il gender pay gap ha sfondato la soglia del 20%, il 90% delle persone che hanno perso il lavoro a causa della pandemia è costituito da donne, molto spesso straniere, migranti o già in situazioni di svantaggio e discriminazione. A questo si aggiunge la già massiva precarizzazione delle vite di donne considerate “non conformi” dalla società patriarcale: donne transessuali, donne che fanno sex work, donne single con figli* a carico.

Dobbiamo costruire una società diversa, aperta e inclusiva, in cui tutte e tutti ci sentiamo sicurə a camminare per strada, ad esprimere la nostra identità, ad autodeterminarci. Per farlo, partiamo dalle nostre comunità. Costruiamo assieme spazi sicuri, aperti e inclusivi, in cui chiunque, in qualsiasi modo si identifichi, abbia lo stesso diritto di parola, e la cui parola abbia lo stesso peso delle altre. Lottiamo insieme, tutti i giorni, contro il patriarcato, contro gli stereotipi che ci vogliono imporre, contro ogni discriminazione». Queste le parole del Centro sociale Bruno e del Coordinamento studentesco di Trento nella piazza pubblica lanciata da diversi collettivi cittadini.

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"Più verde meno Amazon": la multinazionale della logistica sfrutta i corpi e distrugge i territori! Oggi nella giornata del 8 marzo lavoratori e lavoratrici e attivistə ambientali si sono ritrovati in presidio davanti al terreno dell'ex-vivaio "Verdepiù" di Vicenza, su cui il Consiglio Comunale di Vicenza ha dato parere favorevole alla costruzione di un hub di Amazon. Ogni polo logistico di Amazon porta con sé sfruttamento di lavoratori e lavoratrici, consumo di suolo, cementificazione ed inquinamento. Si tratta dell'ennesima colata di cemento nella quarta città europea per morti di smog. Svendere  ancora territorio e diritti, in nome del profitto di Bezos, vuol dire non vedere quello che sta accadendo al pianeta. Tutti gli interventi, da Adl Cobas a Friday For Future, hanno ribadito che bisogna gire, perché il "modello Amazon" non fa rima con progresso, lavoro e benessere, ma con sottrazione di diritti e svendita di salute.  All’interno del campo dove è prevista la costruzione del polo logistico, attiviste e attivisti hanno inoltre sanzionato gli stabili che verranno abbattuti per far posto all’ennesima colata di cemento.

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A Padova, dopo la manifestazione della mattinata e il flash mob di sabato 6 marzo sul tema del “privilegio”, si è tenuto nel pomeriggio un presidio, nei pressi delle sedi di alcune testate giornalistiche, che ha messo in rilievo la narrazione stereotipata e violenta divulgata da gran parte della stampa mainstream. Viene esposto un grande striscione con la scritta “per una narrazione libera dalla narrazione patriarcale” e a terra posizionate stampe di alcuni titoli dei principali quotidiani che esemplificano questo tipo di narrazione. 

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Queste le argomentazioni delle attivistə: «Giustificare il carnefice e criminalizzare la vittima, questa è la regola che ritroviamo troppo spesso nella narrazione mainstream di giornali, TV e siti web. Questa è la narrazione che vogliamo rompere, per dare spazio invece ad una narrazione diversa. Per mettere al centro le storie di lotta e di forza a cui le donne danno vita con la loro esistenza.  Per parlare di come gli stereotipi possono essere contrastati, e di come possiamo farlo solo unendoci. Non per il titolo sensazionalistico e "acchiappa-like" ma per una narrazione reale delle storie delle donne che non hanno più una voce con cui parlare, perché gli è stata strappata non solo da un'uomo ma dall'intera società che giustifica e minimizza tale atto.  No, a questa narrazione non vogliamo più sottostare, e abbiamo la necessità di creare informazione e alternativa insieme. Rompiamo la narrazione comune che è tossica e violenta e facciamolo partendo dalle parole che usiamo noi e chi ci sta intorno. La violenza di genere si manifesta sull’individuo, ma è un problema collettivo di cui urge assumersi le responsabilità.  E allora prendiamo le distanze da questo sistema, smontiamolo e distruggiamolo, liberiamocene.  E facciamolo riconoscendo tutte le forme di violenza- fisica, sessuale, verbale, psicologica, sociale, economica- come tale e iniziando a raccontare quello che accade nel modo giusto, ascoltando e  dando voce alla vittima e non giustificando il carnefice».

A Schio numerose persone sono scese oggi in Piazza Statuto di fronte al Municipio al presidio indetto dal Coordinamento Studentesco Alto Vicentino, Csa Arcadia, Adl Cobas Schio e Polisportiva Sans Papier. In piazza in tante hanno preso parola per ribellarsi a chi avanza pretese di possesso sui corpi  e oggettivizza la sessualità, motivo di vergogna o merce da vendere e contro la mascolinità tossica. Tante soggettività che hanno voluto rivendicare una vera uguaglianza economica, una reale rappresentanza politica e un'educazione inclusiva e antisessista.

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Anche a Treviso presidio per lo sciopero globale transfemminista. Non una di Meno Treviso è scesa in piazza con Adl Cobas, collettivo Sweet cicuta, cs Django, coordinamento studenti medi e il centro antiviolenza di Quinto e quello di Montebelluna.

La piazza è stata partecipata e diversi sono stati gli interventi al microfono, interventi che hanno parlato di reddito, cura, violenza di genere e devastazione ambientale.

La piazza si è poi animata con una performance contro la violenza di genere, ed è continuata con un'azione contro il passato colonialista del nostro Paese. Al posto della targa ai caduti in Africa è stata simbolicamente sovrapposta una targa che ricorda tutte le violenze che i nostri soldati hanno perpetrato alle donne africane.

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Si conclude questa giornata di lotta con l'iniziativa a Vicenza, dove è stato presentato in tre tappe un Recovery Plan transfemminista per la trasformazione sociale basato sull'introduzione di un salario minimo europeo e di un reddito di autodeterminazione, di un welfare universale e non più familistico, di un permesso di soggiorno europeo non subordinato al lavoro e alla famiglia.

In piazza Castello si è parlato di sfruttamento di corpi e territorio, di diritto ad un reddito universale e di tutele per tuttə.

La piazza si è poi spostata per raggiungere il presidio successivo con una performance artistica, le soggettività in piazza hanno fatto parlare i muri della città con manifesti artistici e di rivendicazione.

Sotto Palazzo Trissino, sede del comune di Vicenza, Welcome Refugees ha portato le rivendicazioni che parlano del prendersi cura di tutte e tutti sopratutto di quelle soggettività marginalizzate che sono senza dimora.

Parlare di salute e diritti, parlare dei tagli che questa pandemia ha evidenziato, portare in piazza le problematiche legate alla salute dei corpi femminili oggi più che mai è fondamentale.

Una donna ogni 5 giorni è stata uccisa, nel 2020 una ogni tre giorni.

A Vicenza da inizio anno sono già 30 gli articoli che parlano solo per il territorio vicentino di violenza, molestie e stupri.

Alla conclusione è stata letta una lettera delle compagne zapatiste e dalla piazza si è alzato un "GRIDO ALTISSIMO E FEROCE PER TUTTE QUELLE DONNE CHE PIÙ NON HANNO VOCE".

"Essenziali sono le nostre vite libere e autodeterminate: essenziale è la nostra lotta".

"Essenziale è il nostro lavoro non retribuito o svilito: se ci fermiamo noi si ferma il mondo".