La Grecia che resiste

10 / 10 / 2012

Se c'è un paese che ha conosciuto qualsiasi forma di paradigma politico e sociale, questo è sicuramente la Grecia.

La terra che ha dato i natali al concetto di democrazia ha visto, nella sua millenaria e complessa storia, ogni forma di dittatura e colonialismo, ma anche ogni tipologia di rivoluzione o resistenza.

La Grecia ha lottato nel X secolo A.c. contro i persiani, nel 1821 contro i turchi, nel 1944 per scacciare le armate naziste dal paese e nel 1973 per liberarsi dal regime dei colonnelli, dimostrando al mondo come la tenacia che da sempre la contraddistingue non sia mai venuta meno, neanche nei periodi più oscuri e difficili.

Ora la Grecia si trova, ancora una volta, a combattere contro un nemico, quello rappresentato dai diktat, dai memorandum e dalle imposizioni del Fondo Monetario Internazionale, della BCE e dell'Unione Europea, che mettono a rischio la sovranità nazionale e, soprattutto, il futuro e la dignità stessa della sua popolazione.

Difatti, la drammatica situazione economica della penisola ellenica non sembra intravedere alcuna via di uscita, caratterizzata da una povertà e una disoccupazione dilagante, con un tasso di giovani inoccupati che è salito al 55%.

Lo scivolamento verso una condizione da terzo mondo appare molto più che un ipotesi, con i casi sempre più frequenti di bambini denutriti in tenera età o addirittura venduti dalle rispettive famiglie.

Si moltiplicano, oltretutto, le immagini, anche di giorno, di persone che rovistano tra i cassonetti di Atene o Salonicco alla ricerca di cibo, ritratto quanto mai eloquente di una miseria e una lotta per la sopravvivenza sempre più diffusa quanto tragica.

Il premier ellenico Samaras ha dichiarato nei giorni scorsi che il paese senza la nuova tranche di aiuti richiesti alla Bce rischia di vedere le proprie casse già vuote nel mese di novembre, prospettando una scenario politico simile a quello della Repubblica di Weimar in Germania a cavallo tra le due guerre mondiali che, di fatto, spianò la strada per l'ascesa del nazismo.

Parallelismo fortemente voluto a causa del rischio provocato dalla crescita di consensi del partito di estrema destra Alba Dorata, contraddistinto, oltre che da un diffuso sentimento euroscettico, per una politica dai toni fortemente xenofobi e nazionalisti.

Ma è un parallelismo invocato anche in vista della visita in Grecia di Angela Merkel, arrivata ad Atene per una serie di incontri incentrati sul futuro dell’Eurozona e sulle relazioni bilaterali tra i due paesi.

La cancelliera tedesca, infatti, vuole dalla Grecia uno sforzo “più intenso sulle riforme”. Tradotto, la Merkel pressa il governo greco a proseguire sulla strada delle politiche di austerity, caratterizzate da pesantissimi tagli nei confronti di salari, pensioni e welfare.

Samaras, forte del sostegno di una coalizione di governo pronta a votare queste ulteriori misure, spera così di avere una ulteriore ciambella di salvataggio da parte della Bce utile, soprattutto, a dar vita ad un piano di ricapitalizzazione delle banche elleniche.

Ancora una volta, perciò, sono gli interessi della finanza e degli istituti di credito in particolare ad avere la priorità, non certo quelli dei cittadini greci che, nel raggio di appena cinque anni, hanno perso, secondo diverse statistiche, oltre un terzo dei loro standard di vita.

Lo stesso Fondo Monetario Internazionale, paradossalmente, ha recentemente affermato, in un rapporto, che la Grecia non riuscirà neanche con quest'ultima tranche di aiuti a invertire il meccanismo della recessione economica, aggravata dai pesanti tagli e dalle ancor più pesanti misure fiscali che azzereranno, di fatto, il potere di acquisto dei cittadini.

C'è da chiedersi, dunque, quale sia la logica nel seguire i dictat di un organo, come quello del FMI, che è il primo a non scommettere sulla capacità della Grecia di uscire dalla spirale della crisi, tanto da sostenere, insieme a Bce e Unione Europea, che l'uscita di tale paese dall'orbita dell'euro non sarebbe, in fondo, un dramma per i mercati.

Insomma, nelle intenzioni della Troika, c'è volontà di continuare a spremere oltre ogni limite la Grecia, salvo abbandonarla al proprio destino nel caso le drastiche politiche di austerity la portassero al collasso più completo.

Non stupisce, d'altro canto, una politica di questo tipo, dato che nel momento in cui la crisi globale ha investito la Grecia e in linea generale l'Europa, ad essere considerati prioritari sono sempre stati gli interessi della finanza, non certo quelli di milioni di cittadini.

Tuttavia, le oltre settantamila persone che hanno sfilato per le vie di Atene, sfidando l'imponente militarizzazione messa in campo dal governo, per la visita della cancelliera Angela Merkel dimostrano come la tenacia che ha da sempre contraddistinto il popolo greco è ben lungi dall'essere sconfitta.

Un popolo che, nonostante la presenza di zone rosse e cecchini sparsi per le vie della capitale, ha gridato a gran voce la sua volontà di ribellarsi ai diktat altrui come è sempre accaduto nella sua storia.